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Secondo anniversario di elezione di Mons. Antonio Staglianò a Vescovo di Noto

Giovedì 6 Gennaio 2011, solennità dell’Epifania il Vescovo, durante la celebrazione pontificale vespertina pronunciando la sua omelia ha sottolineto la dimensione divina dell’uomo che si traduce in umanità, in esercizio, cioè, della carità nella tensione costante alla conversione e alla umanizzazione dell’uomo. Alla fine della celebrazione il vicario generale ha dato annuncio che: sabato 8 gennaio partirà per Butembo Beni una delegazione di fedeli in visita-pellegrinaggio alla nostra Chiesa Gemella in Africa; sabato 22 gennaio, nel secondo anniversario di elezione a Vescovo di Noto di Mons. Antonio Staglianò, sarà consegnata al collegio presbiterale e alla comunità intera, la Quarta lettera ai Presbiteri scritta dal nostro Vescovo che porta il titolo: “Dove dimori Maestro?”, in contemporanea verranno conferiti i ministeri del lettorato e dell’accolitato a sei alunni del nostro Seminario. Invitiamo i lettori a farsi portavoci oranti della vivace vita della nostra Diocesi e a partecipare anche con la preghiera agli eventi che il Signore ci dona di vivere.

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Sul cammino del dialogo. La proposta della Diocesi di Noto

Dalla Diocesi di Noto arriva la proposta di un Corso di formazione all’impegno ecumenico e al dialogo interreligioso. Si tratta di un ciclo di sette incontri a cadenza mensile indirizzato principalmente ai membri della Commissione Ecumenica e ai formatori ecclesiali ma aperto a chiunque sia interessato al tema.

“La necessità di un corso del genere nasce dal desiderio di mettere in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano II – spiega a Minareti.it padre Ignazio La China, direttore dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso della Diocesi di Noto -. Abbiamo concentrato l’attenzione come target sui catechisti, gli insegnanti di religione e chi lavora nelle parrocchie perché si trovano ad affrontare alcune situazioni alle quali è importante sapere come rispondere. Ad esempio, se celebrare il Natale nelle scuole multietniche, se parlare della Verginità di Maria e altri interrogativi”.

Padre La China spiega che prima, nel campo del dialogo, molto era lasciato alla buona volontà del singolo parroco. Ora invece, le Diocesi si sono attrezzate con un ufficio analogo a quello nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, dedicato in maniera specifica all’ecumenismo e al dialogo interreligioso e questo passo mostra la buona volontà ufficiale di proseguire sul cammino del dialogo. “Nella nostra diocesi abbiamo tanti immigrati che lavorano soprattutto nei campi o nelle serre. La prima ondata fu dall’Algeria e dal Marocco, la seconda dall’Albania – racconta il direttore dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso -. Noi siamo in contatto con l’Ufficio Migrantes per sapere chi sono gli immigrati che vivono sul nostro territorio e come dare loro un’assistenza di base. Infatti il dialogo parte con la conoscenza reciproca, il dialogo della fraternità, e con l’accoglienza, dialogo della carità”.

Il primo appuntamento del corso di formazione è stato l’11 dicembre ed è stato un incontro di introduzione soprattutto per le nuove generazioni che non hanno vissuto il Concilio Vaticano II, partendo dalla Costituzione Dogmatica della Chiesa Lumen Gentium del 1964. “Abbiamo deciso di riprendere i documenti del dialogo della Chiesa Cattolica per dare una base teologica ai nostri discorsi”, ha spiegato Padre La China motivando la scelta del tema. I prossimi incontri tratteranno il tema dell’identità cattolica, la dimensione della Chiesa in dialogo, l’ecumenismo nel rapporto con le Chiese Protestanti e Ortodosse e infine la relazione con l’Ebraismo e l’Islam. Per quanto riguarda i relatori, “sappiamo che è ben diverso avere un musulmano che parli di Islam rispetto a un cattolico, per quanto esperto del settore” per cui la presenza di fedeli di altre confessioni e religioni durante il corso sembra essere assicurata.

Parlando infine del nodo della chiamata universale di due religioni come Cristianesimo ed Islam, padre La China commenta: “In Cristo c’è una chiamata alla salvezza per chi incontra l’annuncio del Vangelo però è vero che i semi del Verbo spingono nella verità ogni uomo che vive secondo retta coscienza e segue i valori fondamentali”. 

La notizia di Elena Dini è stata pubblicata sul portale  www.minareti.it che si occupa della realtà dell’Islam in Italia.

PROGRAMMA

2° incontro – SABATO 8 GENNAIO – ISPICA – CHIESA SS. ANNUNZIATA ore 19: studio del  Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio del Concilio Vaticano II

17 gennaio 2011 – GIORNATA PER LA CONOSCENZA DELL’EBRAISMO: RIFLESSIONE SU “ONORA IL PADRE E LA MADRE”

18 – 25 gennaio: ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani

25 gennaio 2011 – Celebrazione ecumenica, chiesa San Giuseppe – Scicli – ore 19,30

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Master Universitario di secondo livello in Migrazione, Cultura e Psicopatologia

Si informa che la Diocesi di Noto ha raggiunto con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Facoltà di Medicina e chirurgia, un’intesa volta a tenere a Noto i moduli didattici relativi al Master universitario di secondo livello in “ Migrazione, cultura e psicopatologia” che si tiene presso la Sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma.
Il regolamento del Master, che è consultabile presso il sito dell’Università Cattolica di Roma, alla voce “master di II livello”, per comodità degli interessati viene riprodotto in calce alla notizia.
Grazie all’intesa sopra citata, gli Allievi siciliani avranno la possibilità di svolgere il Master qui a Noto, evitando di sostenere le spese di viaggio e alloggio per stare una settimana al mese a Roma. Quanto ai titoli di ammissione al Master si rinvia a quanto previsto dal bando. Il termine per la presentazione delle domande di iscrizione è stato fissato al 12 gennaio 2011. Tuttavia, per gli iscritti presso la “Sede decentrata” di Noto, detto termine è prorogato al 30 gennaio 2011.
Si informa, inoltre, che questa Diocesi, al fine di alleviare l’onere finanziario a carico degli allievi siciliani, si sta adoperando per individuare eventuali fonti di finanziamento di “ borse di studio” da mettere a disposizione dei corsisti.

Per informazioni rivolgersi a:

Dr. Giuseppe Malandrino Tel 335.8773312

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Mons. Stagliano intervistato da Radio Vaticana sul significato dell’Epifania

Mons Antonio Staglianò: l’Epifania ci ricorda che gli uomini sono chiamati a vedere con occhi nuovi la manifestazione della propria vera umanità

Sul significato e sul valore dell’Epifania, ascoltiamo la riflessione di mons. Antonio Staglianò, teologo e vescovo di Noto. L’intervista è di Isabella Piro:

Ascolta l’intervista>>

R. – All’Epifania c’è una manifestazione, c’è una rivelazione: il Figlio di Dio nato nella carne. Ma la vera manifestazione è ciò che in questo mistero gli uomini sono chiamati a vedere con occhi nuovi: la manifestazione della propria vera umanità, perché in Gesù appare al mondo Dio vero, il Figlio, ma appare al mondo anche l’uomo vero.

D. – È giusto dire che i Re Magi rappresentano quel bisogno connaturato nell’uomo di incontrare Dio?

R. – Sicuramente, i Re Magi indicano la ricerca vera dell’umano: quando negli uomini la ricerca è vera, non può non condurre a Dio, al Dio nella carne, della condivisione della carità, che si lascia contemplare nel presente come partecipazione al dolore umano, come speranza dentro i drammi della vita, come luce di liberazione nelle tenebre delle tante alienazioni umane che sono così diffuse, come sapienza di Dio nelle stoltezze che oggi, in questo mondo, sfigurano la dignità delle persone deboli, ferite, afflitte. Ecco, i Magi sono il simbolo di una ricerca umana che – per riscoprire la propria bellezza, la propria ricchezza, la propria potenzialità – non può non dirigersi verso Dio. L’evento dell’Incarnazione e dell’Epifania è come fosse una calamita, una forza di attrazione per dire: “Qui dovete venire, perché qui Io ci sono! Qui, nella concretezza di questo bimbo che nasce nella Grotta di Betlemme, contemplo la bellezza della mia umanità, la bellezza del volto umano, quando in questo volto umano traspare il volto di Dio, presente nell’uomo”. I Magi, nella Grotta di Betlemme, riconoscono che Dio si è donato all’uomo e che nell’uomo – con Dio presente dentro di lui – splende tutta la bellezza della nostra umanità.

D. – La stella cometa guidò i fedeli fino alla Grotta di Betlemme: possiamo dire che l’astronomia, l’astrologia e la scienza in genere non sono in contrapposizione con la fede?

R. – Questo fatto che la scienza sia in contrapposizione alla fede è un refrain che oggigiorno dovrebbe essere facilmente discusso e smontato. Come la fede aiuta la scienza ad aprire il proprio orizzonte per una ricerca più umana possibile così anche la scienza, la ragione – quando è profondamente umana – aiutano la stessa religione e la stessa fede a non scadere nella superstizione, nella magia e nel devozionismo. È chiaro che la fede è devozione, ma non è devozionismo; la fede è pietà, ma non è pietismo. Su questo io credo che una nuova “santa alleanza” tra ragione e fede – come quella richiesta da “Fides et Ratio” – sarà nel XXI secolo una via, attraverso la quale l’Epifania del Signore potrà realizzarsi ulteriormente, se nell’Epifania si mostrano la bellezza e la ricchezza dell’umano e dell’uomo.

D. – Qual è, dunque, il suo augurio per questa Epifania 2011?

R. – L’augurio è: “Se sei un uomo, cerca di diventare umano”. Vi auguro – mi auguro! – che in questo nostro diventare “umani” possiamo guardare a Gesù di Nazareth e seguire la sua via, perché soltanto seguendo la sua strada, la sua via, che è una via di carità, di amore, di perdono, di misericordia e di pace, noi saremo umani. Ecco, io auguro a tutti di essere sempre più umani secondo Gesù.

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Messaggio di S.E. Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto

Carissimi figli dell’amata Chiesa di Noto,
Epifania è una festa tutta natalizia. Esprime quanto veramente a Natale è accaduto: il Figlio di Dio è nato nella carne degli uomini. Epifania è manifestazione, svelamento, dichiarazione senza equivoci. Quell’evento appartiene a tutti, è per tutti, ha un senso universale. I sapienti del mondo, da ogni parte della terra, convergono in quel punto, il quel territorio, giungono a quella grotta per adorare “la verità in persona o la persona della verità”. Anche il cosmo è coinvolto in questo riconoscimento. Si, realmente, Colui che è nato nella grotta di Betlemme è il salvatore. Porta una salvezza che rende ragione della bellezza dell’umanità di tutti, piccoli e grandi, pastori e magi. C’è una predilezione per i poveri che non esclude per nulla i ricchi e realizza armonia, comunione, giustizia e misericordia, donate a tutti gli uomini che Dio ama. Perciò elargite con abbondanza effettivamente a tutti gli uomini, perché Dio li ama tutti: solo qui c’è il fondamento dell’universale uguaglianza tra gli uomini, l’amore di Dio manifestato a Natale. Oh! Grandezza del mistero dell’epifania: siamo pensato dall’Eterno e in questo pensiero custoditi e amati da un Dio che mostra il suo vero volto di Abbà, di papà.
Perciò, dunque, se l’Epifania manifesta, rivela, mostra, espone il significato vero del mistero apparso sulla terra a Natale, da parte nostra occorre che rivestiamo occhi nuovi, per poter vedere, ammirare, contemplare. Non basta infatti che qualcosa si lasci vedere, è necessario una vista degli occhi capace di accogliere questa visione. Ecco perché l’epifania urge conversione del cuore, perché non si vede che con il cuore: è un cuore, ovviamente, non senza intelligenza, non senza la luce della sapienza. Resta però un cuore, che deve voler amare come il mistero esige, come l’annuncio natalizio richiede: non nelle astrattezze delle idee, ma nella carne della condivisione e della carità. Nel tempo natalizio non possiamo pertanto estetizzare il cristianesimo a tal punto da  “godere del tempo datoci in questa vita” secondo i canoni imposti dalla società dei consumi e le frivolezze consumate alla ricerca del piacere per sé in faccia alla sofferenza degli altri. Il Dio nella carne non è il Dio delle idee. Con il Natale, infatti, ogni idea religiosa su Dio deve essere discussa e confrontata con quella carne che lascia contemplare Dio presente nel mondo come carità, partecipazione al dolore umano, speranza dentro i drammi della vita, luce di liberazione nelle tenebre delle alienazioni umane, sapienza di Dio nelle stoltezze sfiguranti la dignità delle persone deboli, ferite, afflitte.
L’Epifania, allora, rivolge a tutti lo stesso interrogativo del Natale: se sei un uomo, dimmi sei anche umano? Si. Perché nell’Epifania si svela il vero Dio e anche il vero uomo, la vera umanità: qui, in quest’uomo, veramente uomo, c’è la misura della mia umanità; qui in quest’uomo contemplo la bellezza della mia umanità e capisco anche – se percorro vie diverse e contraddittorie da questa umanità – quanto sia rischioso e deludente il cammino terribile che mi porta alla perversione umana, all’oscuramento di questa bellezza nelle brutture di una esistenza, sporcata dalle impurità del mondo (qualunque forma assumono, è sempre spazzatura, “monnezza”): in questa sporcizia infatti non si ama più l’altro, si arriva anche ad odiarlo; non si serve più l’altro, lo si asserve alle proprie logiche, interessi, piaceri; non si lavora più per la giustizia, si ledono invece i diritti fondamentali delle persone umane. Tutto il contrario dell’epifania che manifesta la bellezza del volto umano, quando in essi traspare il volto di Dio presente nell’uomo.
Epifania è riconoscere che non siamo noi a determinare cosa sia umano nell’uomo: anche questo sapere sull’uomo è un dono di Dio che si rende manifesto alla grotta di Betlehem, nel riconoscimento dei magi: qui c’è un uomo riempito d’Eterno, identico a Dio, il Figlio di Dio nell’uomo. Così, come a Natale abbiamo riconosciuto che non siamo noi a dover creare un Dio a nostra immagine e somiglianza, ma è piuttosto Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza: è infatti Gesù l’immagine del Dio invisibile, per mezzo del quale e in visto del quale siamo stati creati e in virtù del quale tutto esiste di ciò che realmente esiste. Allo stesso modo, vale per tutti, per noi cristiani, e per ogni uomo che, sulla faccia della terra, porti un “volto umano” riconoscere nell’epifania del Figlio Dio nella carne la vera umanità dell’uomo.
Anche questo fa parte dell’annuncio natalizio. La “vera umanità di Gesù” è un fatto indubitabile. Il Figlio di Dio si è effettivamente inserito nell’umanità di tutti noi, l’unica esistente, per portarla alla sua pienezza e libertà. Dobbiamo ragionare così: Egli è l’uomo vero non perchè è “come noi”, ma piuttosto perchè la nostra umanità può essere “come la sua”. Egli è da sempre il prototipo dell’umanità, perchè l’uomo è stato creato “in”, “per mezzo”, “in vista” di lui.
 La genealogia di Luca inserisce la nascita di Gesù in una lunga serie di nascite umane. Gesù è uomo: è “figlio di Abramo” (Mt 1,1), è del “seme di Abramo” (Gal 3,16), “figlio di Davide” (Mt 9,27; 12,23; 22,42), deriva da Israele “secondo la carne” (Rm 9,5). Gesù è il Figlio dell’uomo “nato da donna” (Gal 4,4,), cresce in mezzo agli uomini, imparando da loro (Lc, 2,52), esperimenta gioia, dolore, sofferenza, fame e… morte. Egli è veramente venuto “nella carne” (1Gv 4,2; 2Gv 1,7). Il suo mistero trascendente avvolge anche il destino della Madre, Maria di Nazareth, donna tra le donne che viveva sulla terra la quotidianità comune a tutti, con piena sollecitudine per il lavoro e i doveri familiari. In questa “normalità” dell’umano si sprigiona la potenza salvifica di Dio. Dio si manifesta non “fuori”, ma “dentro” l’umano, non come “contraddizione dell’umano”, ma come suo “compimento”: quanto più Dio si avvicina all’uomo, tanto più l’uomo è sè stesso. La fede nel Figlio dell’uomo realizza l’umanità e non la frustra, la porta alla sua “verità”, alla sua pienezza.
 Il Figlio di Dio diventa uomo, perchè l’uomo possa essere “come Dio”, diventando veramente uomo. Nella fede cristiana, nella sequela di Gesù, la grazia di Dio è data all’uomo perchè egli riscopra se stesso, le sue sante origini e il suo soprannaturale destino, la sua grandezza in Dio. Si compie nel cristianesimo quanto ad Adamo non è stato possibile: essere con Dio come Dio, realizzando pienamente l’umanità degli uomini. Il “si” di Maria, definitivo e assoluto, è espressione dell’umanità vera. I peccati degli uomini sono il segno frustrante di una umanità non umana, ma schiava. L’umanità sta infatti nella “libertà” dei figli di Dio (Rm 8). La devozione mariana – e soprattutto la pietà popolare intorno a Maria- va cristianamente controllata proprio in relazione alla sua capacità di sviluppare attenzione all’umano dell’uomo e forza di cambiamento nella concreta quotidianità della vita.
 Impariamo qualcosa di importante, dunque: l’uomo è debole, sbaglia e si dice “saggiamente” che errare humanum est. Tuttavia, la debolezza esistenziale dell’uomo non coincide né con la sua origine, né con il suo destino: perchè l’umanità deve qualificarsi a partire dalla caducità e non più doverosamente a partire dalla “fortezza” di decisioni libere e definitive? Cosa è “veramente umano”, tradire o restare fedeli? Quando si dice: “questo è un uomo”, quando si notano in lui “virtù” o “vizi”?
Con la venuta di Gesù, il futuro del futuro dell’uomo è ormai presente. Non deve meravigliare: l’incarnazione valorizza il presente perchè cala nel presente tutto il futuro possibile. La fede in Lui “inchioda” alla responsabilità di vivere la vita di ogni giorno con creatività e libertà, assumendo le difficoltà del quotidiano nella certezza che “Dio vive in mezzo a noi”, Egli è l’Emmanuele, “Dio-con-noi”. La nostra storia non è, allora, un susseguirsi più o meno interessante e neutrale di fatti che capitano, ma è storia di salvezza, storia “teologica” (=la storia di Dio con noi e la nostra storia con Dio). Ogni evento di conversione che porta a riconoscere le profondità di Dio nella vita, permette una rilettura del cammino passato e dona alle esperienze umane anche più dolorose il senso di una vicinanza particolare di Dio all’ esistenza, una traccia della sua premurosa accondiscendenza alla vita umana. «Aiutaci Signore a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore».

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16 Gennaio Convegno diocesano delle famiglie

Il 16 Gennaio a Rosolini presso l’oratorio S. Domenico Savio, l’Ufficio diocesano per la pastorale familiare organizza un importante convegno sul tema della famiglia dal titolo: “Famiglia cristiana, vivi e trasmetti il vangelo?”. Il tema del Convegno vuole affrontare la realtà complessa delle famiglie di oggi, si cercherà insieme di rispondere ad un grosso e provocatorio interrogativo, oggi le nostre famiglie sono capaci di vivere, testimoniare e trasmettere il vangelo all’interno della famiglia stessa, considerata da più parti piccola chiesa domestica? Il direttore dell’Ufficio diocesano don Luigi Vizzini, dopo il momento della preghiera, introdurrà alle ore 10,15  il tema che tratterà il prof. Gioacchino Lavanco, docente in piscologia della comunicazione all’Università di Palermo. Per tutta la mattinata viene garantito alle famiglie che hanno bambini il servizio baby sitter.

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Notizie di fine anno da Butembo-Beni

Alcune notizie ci giungono dal Congo grazie a don Salvatore Cerruto che ci racconta come si è concluso il 2010 a Butembo-Beni. 

La questione sulla sicurezza rimane prioritaria nella diocesi di Butembo Beni, e i fatti di violenza perpetrati da gruppi armati continuano giorno dopo giorno. Non si tratta solo della violenza di un gruppo armato sulla popolazione civile inerme, ma della violenza che il più forte usa nei confronti di un altro che, anche se armato, risulta meno forte. E’ il caso dell’attacco che il gruppo di ribelli della PARECO – un gruppo armato che rifiuta l’integrazione nell’esercito governativo – ha sferrato nei confronti della Polizia Nazionale Congolese. Il fatto si è verificato nella notte del 23 dicembre nel villaggio di Kirikiri, a circa dieci kilometri dalla parrocchia gemella di Kipese. I guerriglieri della PARECO hanno colto di sorpresa la Polizia e si sono impadroniti di tutte le sue armi. Prima di allontanarsi dal villaggio, per dare ulteriore dimostrazione di forza, hanno massacrato di botte il Capo villaggio, che versa ora in condizioni gravi all’ospedale di Kiondo.

Il 23 dicembre, presso il Collegio San Pio X di Kambali, ha avuto luogo un giorno di ritiro spirituale degli addetti ai mass media, in preparazione al Natale. I giovani giornalisti di Radio Moto (il più anziano ha meno di trent’anni), formati con zelo dai Padri Assunzionisti, si sono ritrovati in ascolto della Parola di Dio per trovare coraggio e conforto. In loro sono riposte molte speranze della chiesa locale, perché attraverso un lavoro costante di informazione e formazione, le coscienze dei fedeli possano essere incoraggiate ed edificate nel bene comune e nella fede.

Il sindaco di Butembo ha lanciato un allarme che dà ulteriore prova di come i problemi in Congo siano diametralmente opposti a quelli d’Europa. In Europa il mercato della carne è saturo, a motivo dell’eccedenza dell’offerta sulla domanda. Gli allevatori vedono crollare i prezzi della carne, per cui non riescono a sostenere i costi di produzione. A Butembo, invece, il Sindaco ha lanciato un appello agli allevatori per aumentare la produzione della carne che è insufficiente rispetto ai fabbisogni della popolazione locale. Inoltre, arriva notizia preoccupante che anche in Uganda – che da sempre ha approvvigionato l’est Congo – è in calo la produzione di carne. Secondo le stime fornite dal responsabile del macello comunale di Butembo, in preparazione al Natale sono stati abbattuti 270 bovini, a fronte di una popolazione di più di 700.000 abitanti.

Capita spesso che qualche ospite venuto dall’Italia, dotato di un certo spirito d’eclettismo, chieda notizie a Butembo della cosiddetta medicina tradizionale, mostrando un interesse che denota allo stesso tempo una certa fiducia nei confronti della medicina occidentale. Certamente, sono molte le proprietà benefiche della medicina tradizionale a base di erbe, misture, intrugli e decotti, ma occorre ricordare che dopo il peccato originale non esiste più un paradiso terrestre allo stato puro, neanche tra le erbe della foresta di Butembo Beni. Ed è così, purtroppo, che bisogna registrare la morte di tre fratellini a causa della medicina tradizionale con la quale si cercava di curare una sintomatologia tifoidea. La tragedia si è consumata martedì 28 dicembre, a Butembo nella parrocchia di Kitatumba (molti ospiti venuti dall’Italia la ricordano, in quanto è la parrocchia dove si svolgono le ordinazioni sacerdotali che vengono celebrate di solito quando arrivano i fratelli gemelli di Noto).

La notte del 27 dicembre, a Butembo nel quartiere di Matembe, si è consumato l’ennesimo assassinio a mano armata ad opera di due sicari. La vittima, un onesto padre famiglia, si aggiunge alla lista dei 14 omicidi a mano armata che si sono verificati al centro della città dal  mese  di giugno ad oggi. I due sicari di cui sopra, prima di allontanarsi dal luogo del delitto, hanno accoltellato gravemente un altro uomo e saccheggiato quattro case. Gli abitanti del quartiere si sono recati in protesta dal sindaco che, come al solito, ha assicurato che giustizia sarà fatta.

Dal 27 al 29 dicembre, presso il Centro Catechesi di Butembo, ha avuto luogo l’Assemblea Generale dell’Unione dei Giovani Cattolici (UJC) della diocesi di Butembo Beni. I giovani sono venuti in rappresentanza delle 47 parrocchie e delle numerose associazioni cattoliche. L’Assemblea Generale ha esaminato il lavoro svolto dalle nove commissioni che si occupano della pastorale giovanile (commissioni per la catechesi, liturgia, lavoro, sviluppo, comunicazioni sociali, sicurezza, ambiente, giustizia e pace, protocollo) ed ha tracciato le linee di programmazione per il prossimo anno, durante il quale si spera di poter organizzare il Convegno interdiocesano su “Nuova etica mondiale”. Tale convegno, che prevede la partecipazione di 5.000 giovani  di sei diocesi, non si è potuto svolgere l’anno scorso per motivi di sicurezza.
L’Assemblea dei giovani ha accolto con un grande applauso la notizia dell’arrivo del giovane scout avolese Corrado Rizza, che farà un’esperienza di pastorale giovanile, per un periodo di tre mesi, operando nelle parrocchie di Tamende (Beni), Bingo e Lukanga.

Un tocco particolarmente commovente di preparazione al Natale è stato dato dagli alunni delle scuole materne di Butembo che si sono recati a rendere visita al vescovo mons. Sikuli Melchisedech. I bambini, accompagnati da genitori, suore e insegnanti hanno voluto esprimere solidarietà e fiducia al vescovo – nella persona del quale vedono l’ultimo baluardo di difesa contro oppressioni e ingiustizie – portando tutti in testa una “mitria” di carta …  Segno di un popolo che, in virtù del battesimo, vuole riscoprirsi e attestarsi come “popolo di sacerdoti” che non si stanca di lottare in nome del Signore suo Dio.

Sempre a proposito di scuole, segnaliamo che prima delle vacanze di Natale, gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie della Provincia Scolastica Nord Kivu II (territorio in cui ricade la diocesi di Butembo Beni), dopo tre settimane di sciopero, hanno ripreso l’insegnamento. La protesta era contro il mancato pagamento dello stipendio (che va da 30 a 50 dollari al mese) che perdura da parecchi mesi. Le autorità di Kinshasa assicurano che i fondi vengono regolarmente erogati ed il problema è che si perdono per strada prima di arrivare agli insegnanti. E’ da dire che a Butembo, nel corso dello sciopero, si è organizzata una marcia di protesta che è sfociata nello scontro con la polizia.

Ed a proposito di bambini segnaliamo anche il fatto che a Butembo è stato costituito il Parlamento dei Bambini che, durante le vacanze di Natale, ha organizzato anche una conferenza per intrattenere meglio i bambini durante il riposo dallo studio. Il tema della conferenza si è articolato su diritti e doveri del fanciullo, e sulla partecipazione dei bambini alla costruzione della “sicurezza” nel Paese. Il Parlamento dei Bambini si è recato in visita dal sindaco di Butembo che ha promesso la costruzione di una sede per il Parlamento stesso. L’Unicef si è dichiarato disponibile a costruire la sede a condizione che la città metta a disposizione il terreno.

Per Natale, il vescovo di Butembo Beni mons. Sikuli Melchisedech si è recato nella lontana diocesi di Kasongo, di cui è Amministratore apostolico da più di un anno. La diocesi di Kasongo è particolarmente problematica in quanto in Congo, dove la religione cattolica è professata in larga maggioranza, rappresenta l’unica diocesi con preponderanza di musulmani (circa il 70% della popolazione). Auguriamo un coraggioso e fecondo lavoro di apostolato a mons. Sikuli, che gode solo della collaborazione di una cinquantina di preti.

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Tra le macerie, germogli di straordinaria bellezza

Non si poteva non andare a Paganica prima di Natale. Non si possono, infatti, coltivare a distanza i rapporti. Non basta un passo, occorre un cammino. Così in tre siamo andati, sentendoci espressione di una Chiesa che cerca da tempo di ritrovare Gesù lungo le strade della vita e lasciare che Lui ci educhi. Passando dalla Sicilia alle montagne dell’Abruzzo la temperatura era fredda, molto più fredda della nostra, ma era più forte il calore di un’accoglienza straordinaria. Siamo stati accolti a mensa – che una sera diventava la polenta condivisa alla stessa tavola, ma che sempre era intessuta di tanta coralità e squisito affetto -; siamo stati accolti nelle case costruite o riadattate nelle parti meno pericolose da parte di chi non ha voluto perdere le radici: spesso piccole negli spazi, ma molto ampie nell’ospitalità del cuore, cuore attento a noi ospiti come a chi vive situazioni insostenibili perché costretto a convivenze forzate nelle uniformi e anguste abitazioni del Progetto Case, volute dal governo e dalla Protezione civile senza alcun ascolto della gente: case contigue, senza alcuna intimità, senza alcun servizio, senza alcuno spazio di incontro. Piano piano ti accorgi che non c’è ricostruzione, che ci sono stati – oltre i 300 morti del 6 aprile, dovuti più che al terremoto all’incuria umana – altri 1700 morti per malattie a causa della vita disagiata del dopo terremoto; ti accorgi che quanti, dopo aver perso spesso tutti i risparmi di una vita con cui avevano costruito case per sé e i figli e che ora hanno ricostruito in proprio una piccola abitazione per non allontanarsi proprio ambiente, non riceveranno nessuno aiuto. E la parrocchia – l’unica parrocchia di una Paganica passata da 7000 a 10.000 abitanti per la presenza di un insediamento del Progetto Case – resta senza casa canonica, solo da luglio ha come chiesa un prefabbricato in legno donato dal Trentino e dalla diocesi di Bergamo che a stento contiene la gente per la Messa, e un Centro pastorale in parte finito, che ospita le aule del catechismo che vorremo arredare con la colletta di Natale, in parte da finire e servirà per il centro di comunità anch’esso da arredare. E, mentre siamo dalle Clarisse – che ci chiedono della nostra diocesi con un particolare pensiero per le Benedettine – arriva una signora, operata per la settima volta dopo essere stata tratta fuori dalla macerie, che non sa dove andrà nel momento in cui sposandosi la figlia vuole lasciare a lei il piccolo ambiente del Progetto Case. Il terremoto è ancora lì, con le sue ferite, senza umanamente molta speranza di ricostruzione. Eppure, la fede è rimasta intatta, anzi più forte. La sera del nostro arrivo i giovani riempiono la chiesa delle Clarisse per la lectio divina, la domenica la Messa è festosa, bella, intensamente celebrata. E alla fine, mentre si vendono per beneficenza le stelle di Natale, si comunica che le offerte di Natale andranno per gli alluvionati del Veneto, mentre con una fiera del dolce organizzata dai catechisti si è raccolta una somma in parte destinata per ciò che occorre per il catechismo, in parte destinata come segno di amicizia alla Casa don Puglisi. Solo questa parte ammonta ad ottocento euro! Parlando ancora, scopri come da anni la Caritas parrocchiale aiuta, sostiene, promuove segni: dal Centro di ascolto all’accoglienza di rifugiati africani, dal campo per gli immigrati alla cura dei ragazzi di strada di Bucarest… Avendo ben chiaro che la radice e la forza dell’agire sono dati dalla preghiera, dal cammino di fede, che non si tratta di fare filantropia. Ma c’è anche chi con impegno sta avviando un Centro sociale in un prefabbricato perché anziani e giovani possano ancora incontrarsi. E nel freddo della basilica di Collemaggio piena di transenne, davanti al corpo di Celestino V, si alternano i cori per i canti natalizi: cori possenti, cori struggenti quando il canto viene dedicato all’Aquila, alla sua rinascita. Dall’Aquila, della sua anima, della sua presenza nel mondo ci parlerà lo scrittore Goffredo Palmerini, papà del seminarista Federico, nella prossima visita da Paganica alla nostra diocesi. E così il gemellaggio con Paganica cresce silenziosamente e gradualmente, come germoglio di bellezza tra le macerie del terremoto e di una storia pesante, difficile, per tutto il nostro Paese.

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Messaggio del Vescovo per Natale

Carissimi figli dell’amata Chiesa locale di Noto,
Natale è giorno di grande gioia per i cristiani e per l’intera umanità. E’ una grande festa per il mondo e per la storia degli uomini. Non può essere pertanto ridotta ad estetismo sentimentale. E’ invece tempo per “rinascere” e rivivere nell’amore, attraverso la contemplazione di un Dio che nasce per farsi vedere, di un Dio che non rimane più nascosto, ma si svela. Lo fa per amore. Lo fa perché noi possiamo amarci sempre più e sempre meglio. Solo l’amore infatti ci risuscita realmente dalle catene del nostro dolore e dalle sofferenze delle nostre alienazioni: così rinasciamo anche noi, come il Figlio di Dio ogni anno nasce per noi, tra noi e con noi. A Natale, perciò, rafforziamo la nostra fede. La fede è il dono di occhi nuovi su noi stessi, sugli altri, sul mondo, anzitutto perché crea occhi nuovi per vedere “Dio come veramente è”.

Ascoltiamo cosa dice il Catechismo della Chiesa cattolica: «Per mezzo della ragione naturale, l’uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine di conoscenza a cui l’uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze, quello della Rivelazione divina. Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo» (CCC n.50). Insomma, il “Dio nascosto” (Is 45.15) che nessuno può vedere faccia a faccia (Dt 34,10) e di cui si possono scorgere solo le tracce (Es 33,23), nell’incarnazione del Figlio suo ha comunicato assolutamente il suo “volto vero”, facendo conoscere il “mistero della sua volontà” (Ef, 1,9) volendo portare gli uomini alla comunione con sè, rendendoli partecipi della sua natura divina (Ef 2,18; 2Pt 1,14) e trattandoli come amici (Gv 15,14-15)».
Con il Natale, allora non si può più credere in un Dio che sia alla fin fine la mia idea di Lui: il Dio-idea non ha più diritto di albergare nel cuore degli uomini. Un Dio-altro da come noi lo immaginiamo si rivela e si mostra a Natale, “Dio ha carne, Dio è nella carne”. Accogliamo la rivelazione: “il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, a fare la sua tenda tra noi, si è reso nostro compagno di strada”. Così, la Sapienza in persona si è edificata una casa tra gli uomini nel seno immacolato di Maria.

Allora, Dio non è lontano, Dio è vicino. Dio non è indifferente alla mia vita, anzi la considera in ogni istante. Dio non è freddo rispetto al mio dolore e alle mie gioie, tutt’altro, si è fatto carne per poter camminare con me in ogni sofferenza, animando e proteggendo il mio desiderio di felicità: è venuto perché avessimo la gioia in abbondanza.
Carissimi, ho sempre insistito nella mia predicazione (e registro con piacere che non vi annoiate affatto di sentirlo ripetere di continuo) che il nostro è un Dio corposo. Troppo spesso si dimentica questo aspetto centrale della nostra fede cristiana. Invece proprio questo oggi andrebbe annunciato. E’ questa la buona novella, la bella notizia. In Gesù, Dio è persona vivente nella storia degli uomini ed è “per” gli uomini. Usciamo allora dalla genericità  religiosa che presume di rapportarsi a Dio come una vaga idea di infinito o come un tutto che avvolge il mondo. Al contrario Dio è un agente, uno “che parla”, “che comunica”. La sua Parola è “incarnata”. Afferma la Dei Verbum «Dio esce dal suo silenzio e pronuncia in Cristo la Parola della salvezza che richiede una risposta dell’uomo» (DV 1). Il dialogo con l’uomo è possibile, perchè ogni essere umano è come sintonizzato. L’inquietudine umana è il segno più chiaro della sua apertura infinita, della sua trascendenza inappagabile.  E’ importante però chiarire la struttura di questo dialogo, perchè non si tradisca la verità di questo incontro. L’uomo è aperto infinitamente, ma Dio “non è” questa apertura infinita. L’uomo è alla ricerca di Dio, ma Dio è libero nella sua gratuita manifestazione. Dio “si mostra” e l’uomo lo può “vedere”, “toccare”: nell’esperienza religiosa, l’iniziativa è di Dio. Dio si dà visibilità, egli viene. L’uomo non si può chiudere materialisticamente nel “suo mondo”, ha orecchi e occhi per riconoscere Dio come Dio. Tutta la realtà che lo circonda “simbolizza” la presenza di Dio: i cieli narrano la gloria di Dio.

Ecco dunque il significato vero del Natale: accogliere nella fede Gesù è guardare Dio nel suo volto concreto. Natale è rivelazione di Dio come veramente è. 
Dio ha un “nome”, quello che Gesù “mostra” con la sua vita di vicinanza e di solidarietà con e in mezzo agli uomini. La via per incontrare Dio allora coincide con la “condivisione di una esperienza”, quella di Gesù: solo Gesù porta al Padre, perchè lo fa conoscere, perchè lo simbolizza sacramentalmente in ogni suo gesto e in ogni sua parola. Come per Gesù anche per ogni cristiano, il Dio da comunicare e da vivere non è un idea, un concetto, un sentimento di assolutezza, ma un evento di incarnazione, una vicinanza vera all’esistenza di ogni uomo, in qualsiasi situazione esso si possa trovare, ricco o povero, intelligente o incolto, potente o ai margini della società, bisognoso o sazio di beni materiali. Il Dio che in Gesù si dona un volto è, infatti, l’Amore non escludente, ma includente tutti e ognuno. Perciò è un Dio che si lascia incontrare in ogni esperienza di amore che porti le tracce vere e autentiche della sua verità, manifestata nella storia d’amore del Figlio suo, Gesù di Nazareth.

Ora, si potrebbero individuare tante esperienze, personali e pubbliche, sia di carattere civile che religioso, dalle quali si evince la tendenza degli uomini a disincarnare Dio per farlo diventare uno strumento a servizio delle proprie comodità. Questa operazione, purtroppo sempre più diffusa anche tra i cristiani, è tuttavia impraticabile per il cristianesimo: ne costituisce, infatti un tradimento del suo contenuto centrale. In particolare essa si riflette in quella tendenza, non rara nemmeno tra i cattolici, a privatizzare la fede, usandola e consumandola secondo interessi e gusti del momento.
Se Dio resta una idea, allora l’uomo può liberamente (=libertariamente, che è schiavitù) pensarla a modo proprio. Ma se Dio si è incarnato, l’uomo è soltanto libero di obbedire alla sua verità, cominciando ad accogliere il dono della sua rivelazione oggettiva, custodita nella fede della Chiesa. La verità di Dio salva. E’ però la “sua verità”, quella chiaramente manifestata nel gesto del Crocifisso per amore. Qui Dio manifesta la sua identità divina, inequivocabile: nella situazione dell’estrema impotenza della morte in croce, Dio è Padre, cioè Colui che rivela la sua onnipotenza nell’amore, perchè, anche quando gli uomini donano la morte al Figlio, Egli continua ad essere, nel suo perdono misericordioso, il Dio che dona la vita, sempre e oltre ogni ostacolo.

Se Dio è così, così dovrà essere anche l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza: l’amore, la vicinanza solidale, la carità non sono per il cristiano un optional, ma l’identità dell’esistere, per un motivo semplice: Dio lo ha incontrato.
 Perciò, scoprire Gesù è per il cristiano e per tutti una necessità di vita, il bisogno vero dell’esistenza. Proviamo allora ad assaporarne la ricchezza del suo mistero e a  goderne la bellezza, il cui splendore riempie di luce e di gioia i giorni degli uomini di buona volontà. 

Auguro perciò a tutti di scoprire Gesù per poter vivere la “vita buona del Vangelo”, cui dobbiamo essere educati e a cui dobbiamo educare per essere sempre più e sempre meglio “umani”, cioè uomini felici e gioiosi di esistere perché capaci di portare agli altri gioia e felicità. Vi benedico nel Signore che av-viene e ci porta la pace.

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