La chiesa di S. Maria La Nova si trova nel centro storico di Scicli, in uno dei più antichi e integri quartieri della città. La storia dell’edificazione della chiesa di Santa Maria La Nova è ricca di eventi che, a partire dal XIV secolo, modificano la struttura dell’edificio.L’evento principale che interessa l’edificio è la sua ricostruzione dopo il terremoto del 1693. L’edificio fu tuttavia rimaneggiato e modificato per tutto il corso del Settecento e parte dell’Ottocento. L’assetto attuale della chiesa è ottocentesco. Sia il piano di stuccatura che l’impianto monumentale dell’edificio risentono dello stile in voga al tempo. La presenza di maestranze e progettisti non riferibili alla cerchia degli artisti locali, ne fa un edificio di straordinaria originalità. Non possiamo tacere il fatto che la chiesa apparteneva all’arciconfraternita di Santa Maria La Nova, erede, alla fine del ‘500, dell’ingentissimo patrimonio che costituiva l’eredità di Pietro Di Lorenzo Busacca. Ciò diede modo di impiegare i cospicui fondi a disposizione per chiamare artisti di fama, circostanza, peraltro favorita dalla presenza fino all’Unità d’Italia, dell’amministrazione del patrimonio Busacca a Palermo. La struttura dell’edificio consta di un’aula unica di dimensioni monumentali, con sei cappelle laterali e un grande catino absidale. L’ingresso della chiesa è costituito da un grande vestibolo, al di sopra del quale insiste il grande campanile-facciata. Ai lati si aprono, a destra una stanza contenente un grande portale in pietra di difficile datazione riferibile al ‘600 o al ‘700; a sinistra il vano scala che conduce alle otto sale contenute nella facciata. Tutta la facciata è stata recentemente restaurata e la scala di accesso ai locali sostituita.Nell’aula si affacciano 6 cappelle collegate tra di loro da un vano d’apertura. A destra la prima cappella contiene, oltre alla statua settecentesca di San Francesco di Paola, la grande Urna reliquiaria in argento. La seconda cappella contiene la statua in argento, datata 1846, dell’Immacolata. La terza cappella contiene la statua lignea del Cristo Risorto databile alla fine del ‘700, e il dipinto raffigurante il martirio di Sant’Adriano attribuito ad Antonino Barbalonga Alberti (Messina 1603-1649). Alle pareti dei due passetti sono appesi quadri di piccole dimensioni raffiguranti l’uno la Madonna delle Milizie e l’altro una Adorazione dei magi.A sinistra la prima cappella contiene la statua settecentesca di San Giuseppe. La seconda cappella contiene il gruppo statuario dell’Addolorata, composto di quattro figure, oggetto di particolare devozione. La terza cappella contiene, in basso una statua del Cristo deposto databile alla metà del ‘500 e un busto dell’Ecce Homo riferibile al ‘700. Nelle nicchie una Madonna in pietra datata nel piedistallo a bassorilievo 1496 e un altare delle reliquie contenente la grande Croce reliquiario in argento con incastonati 22 medaglioni contenenti a loro volta reliquie, nell’altare ,sistemato intorno al 1950, sono inoltre esposte altre 370 reliquie contenute in piccoli reliquiari. Tra le reliquie di maggiore importanza quella di Sant’Adriano contenuta in un avambraccio in argento datato 1671.L’abside contiene tre grandi dipinti: ai lati due dipinti di Tommaso Pollace (1748-1830) raffiguranti l’uno Giuditta e Oloferne, l’altro Ester e Assuero (cm. 480×506). Il quadro posto al centro raffigura la Natività di Maria (cm. 750×450), è attribuito a Sebastiano Conca (Gaeta 1679-Napoli 1764). L’altare maggiore è decorate con lastre di lapislazzuli, il grande coro ligneo è riferibile al rifacimento ottocentesco dell’abside.A destra dell’abside si apre la sacrestia, composta di due ambienti. Nel primo, più piccolo e contenuta una piccola vetrinetta contenente reliquie e piccoli oggetti non più in uso. Un bassorilievo in pietra raffigurante Madonna con Bambino tra san Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista, riferibile al rinascimento. Il secondo ambiente, più grande, contiene un grande quadro della Madonna delle Milizie, un quadro dell’Immacolata di Vito d’Anna, una statua lignea dell’Immacolata del ‘700, e 7 quadri più piccoli di canonici del ‘700 e dell’800.