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Insieme, pronti a cose grandi

Sono stati intensi e preziosi i giorni trascorsi con i ragazzi dell’Azione cattolica al campo scuola diocesano, che si è tenuto dall’ 11 al 14 agosto presso la casa “Madonna di Fatima” di c/da Testa dell’Acqua a Noto. “Insieme, pronti a cose grandi” è stato lo slogan che ci ha permesso di fermarci a guardare come i piccoli riescano a compiere imprese cariche di profondo significato.
Abbiamo osservato un mondo che ci ha scosso, ci ha obbligato a riflettere sulla semplicità della vita dei ragazzi. Con i nostri occhi abbiamo visto sfatati tanti luoghi comuni che ci bombardano quotidianamente e ci mostrano una realtà di ragazzi appiattiti e omologati, che non sanno fare altro che isolarsi dietro a giochi elettronici o computer. Beh.. non è così!!! Il tema del campo, la storia della salvezza del popolo di Israele, il coraggio di Giosuè nel prendere sulle sue spalle il compito lasciatogli da Mosè di guidare il popolo eletto alla terra promessa, ha condotto i 40 ragazzi provenienti da Noto, Pozzallo e Avola a Gerico, ha permesso loro di abbattere le mura dell’egoismo e della superficialità e di entrare nella città dell’amicizia e della solidarietà.
Questa è la Chiesa che cresce, la Chiesa che scommette sulla sensibilità di ragazzi che senza conoscersi si fidano e si affidano al Signore, che abbattono i pregiudizi dei grandi e che ci danno l’esempio nelle relazioni interpersonali.
Giosuè, Raab, Mosè e tanti altri sono stati i personaggi con cui i nostri ragazzi si sono confrontati attraverso le attività, le riflessioni e i momenti di preghiera che hanno scandito le giornate del campo.
Il campo estivo è stata e sarà sempre una occasione per sperimentare la compagnia di Dio e degli amici, l’amicizia degli educatori.
Anche noi, come Giosuè, conserviamo nel nostro cuore le parole del Signore che ci incoraggia a non avere paura, a osare persino le imprese impossibili, perché questi pochi giorni ci hanno permesso di abbandonarci tra le braccia amorevoli del Padre, perché solo con Lui possiamo fare grandi cose insieme.
 
 

Per non dire “ormai…” ma “ancora”, e così coltivare amore e speranza

La nostra Caritas di Noto, con una delegazione soprattutto modicana, è andata per la settima volta all’Aquila e a Paganica per restare accanto al dolore ancora vivo dopo il terremoto, in una situazione aggravata dalla mancanza di una vera ricostruzione. Ci sono infatti solo le piccole case antisismiche in cui si vive gli uni accanto agli altri, lontani dal posto di lavoro e dalla casa di origine, senza che ci sia la possibilità nemmeno di ricostruirsi le proprie case che si trovavano nei centri storici distrutti dal terremoto, perché manca un progetto di insieme e prevalgono impedimenti burocratici. L’Aquila resta spettrale, piena di puntelli, senza vita se non per alcune zone e solo di giorno. La popolosa frazione di Paganica, con cui si sta sviluppando il nostro rapporto di amicizia, cerca di riprendersi attorno alla chiesa in legno donata dalla provincia di Trento e dalla diocesi di Belluno, ai luoghi comunitari che la nostra diocesi ha contribuito ad arredare, ad alcune iniziative come il centro anziani, soprattutto attorno ad una fede forte che vuole trasformarsi in speranza tenace e amore fattivo. A questo contribuisce la presenza, in un convento anch’esso di legno, delle Clarisse che nel terremoto hanno perso il monastero e la madre badessa ma che hanno scelto di restare pur nella massima precarietà e povertà. La visita della delegazione della Caritas di Noto ha avuto due momenti. Anzitutto vi è stata una settimana di fraternità e di riflessione vissuta insieme da rappresentanti delle comunità di Paganica e di Modica sulla carità come “la via migliore”. Si è cercato di coglierne la radice nell’amore di Dio manifestato in Gesù e le conseguenze nell’impegno a non desistere nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno. Un momento particolarmente commovente e intenso è stata la visita dell’Arcivescovo di Campobasso padre Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione dei vescovi italiani per i problemi sociali. Con in mano la sua Bibbia consumata, portando nel cuore la sua vita di contadino e operaio che ha segnato la sua vocazione sacerdotale e la sua condivisione con le sofferenze della gente, ha invitato ad una speranza tenace fondata sulla certezza che Dio ama questo mondo. Ha sottolineato come tra i segni di questo gemellaggio c’è quello di un’Italia unita veramente dalla solidarietà. Il secondo momento è stato vissuto con l’intera comunità parrocchiale di Paganica e con le Clarisse, ricevendo nella preghiera l’icona della Madonna. Si tratta di un’immagine piena di tenerezza dipinta – meglio, più correttamente, “scritta” – in questi mesi attraversp una preghiera continua dalle monache di clausura. Rappresenta, con il piedino del bambino scalzo, le paure che si sciolgono nell’abbraccio e insieme, nelle orecchie scoperte, l’apertura alla Parola di Dio. Saranno gli atteggiamenti che accompagneranno la continuazione nel tempo dei rapporti di fraternità con Paganica ma anche messaggi che vengono consegnati alla nostra città. L’icona, infatti, dopo una sosta nel monastero delle Benedettine di Modica, una preghiera con gli anziani nel giorno dell’Assunta al Boccone del Povero, sarà posta prima nella chiesa di San Pietro fino al 7 settembre e quindi resterà in modo permanente nella cappella della Casa don Puglisi. In tempi di crisi l’icona suggerisce di ritrovare nell’amore la vera via per uscirne insieme, richiamando anche la continuità tra terra e cielo ogni volta che si persevera nel bene. Mentre eravamo all’Aquila peraltro abbiamo ricevuto la triste notizia della dipartita del carissimo giornalista Giorgio Buscema ed è venuto spontaneo ricordare la sua testimonianza di bontà e di comunicazone sobria e costruttiva come uno dei tratti di quella carità che anticipa in terra il cielo e che sola ci porta in cielo. In terra avrebbe ripreso questa nota, dal cielo gli chiediamo una intercessione per le nostre terre di Sicilia e di Abruzzo. 
 

DON FORTUNATO ALLA GMG DI MADRID: TESTIMONIANZE SULLA SCHIAVITU’ INFANTILE

Dall’11 al 14 agosto don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter onlus,  sarà a Madrid, su invito del Movimento Culturale Cristiano, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Parlerà della “Schiavitù Infantile in Europa” e dei risvolti drammatici della pedofilia e della pedopornografia.
Un importante appuntamento nel contesto della Giornata Mondiale della Gioventù dove testimoni si confronteranno e metteranno in evidenza come, nonostante gli scandali che hanno coinvolto alcuni sacerdoti e religiosi, ve ne siano altri, molti, impegnati nel fronte della condanna, della denuncia, della prevenzione e della formazione.
Il “Corso Nord-Sud”  sarà presieduto dal Mons. Mariano Parra, vescovo della Città di Guayana e Responsabile della Gioventù del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM).
 
 

D’estate con gli anziani soli

Si è conclusa il 27 luglio scorso la vacanza con gli anziani, promossa dalla Caritas diocesana. L’edizione 2011 è stata coronata da una ampia partecipazione di anziani e volontari che hanno vissuto quattro giorni di intensa e rilassante convivialità presso la casa “Piergiorgio Frassati” di contrada Ritillini a Rosolini.
I momenti salienti del campo estivo sono stati diversi, ma non si possono non citare la celebrazione eucaristica di domenica 24, vissuta con grande coinvolgimento grazie anche alle sapienti parole che  don Stefano Modica ha rivolto ai presenti durante l’omelia; la visita a Noto nel pomeriggio di lunedì 25 e l’incontro con il vicario generale, don Angelo Giurdanella; la festa nella serata del 26, ricorrenza liturgica dei santi Anna e Gioacchino, resa più intensa dalla presenza della superiora della casa di riposo “Boccone del povero” di Modica; la visita del sindaco, Antonello Buscema, nella mattinata del 27. Naturalmente il punto di forza dell’esperienza, che è nata negli anni 80 mentre si sviluppava un intenso dibattito politico, sociale e culturale in città e nella diocesi sul ruolo degli anziani nel territorio, rimane la convivenza cordiale, rispettosa, arricchente e generosa tra generazioni e tra vissuti diversi. Il tutto nel tentativo di sollecitare la comunità cristiana e non solo, a prestate  sempre maggiore attenzione all’universo della terza età, alle sue esigenze e alle risorse che può riservare alla attuale società. Una comunità che dimentica o trascura gli anziani rischia di mortificare la sua storia e quindi di compromettere il suo futuro: consapevoli di ciò e a partire da iniziative come questa, si vuole educare e sensibilizzare la società tutta ai valori dell’accoglienza senza se e senza ma, del rispetto dell’altro specie quando è portatore di princìpi antichi, della convivialità come esperienza che nel segno dell’incontro tra diversi, genera percorsi di giustizia.
 

A Ispica il Signore ha chiamato a sè all’età di 85 anni il caro don Paolo Mansueto

Il 29 Luglio 2011 a Ispica il Signore ha chiamato a sè all’età di 85 anni il caro don Paolo Mansueto e 62 anni di Sacerdozio.
Il Vescovo Sua Ecc. Mons. Antonio Staglianò, i Vescovi emeriti Mons. Salvatore Nicolosi, Mons. Giuseppe Malandrino e Mons. Mariano Crociata, il Presbiterio e la Comunità diocesana di Noto, grati per il lungo e fecondo servizio ministeriale, affidano a Cristo Buon Pastore e Signore della vita, il Rev. mo Sac. Paolo Mansueto, parroco di Santa Maria Maggiore in Ispica.
La concelebrazione Eucaristica, presieduta da Sua Ecc. Mons. Giuseppe Malandrino, si terrà Lunedi 01 Agosto 2011 alle ore 17,00 nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore in Ispica.
Siamo vicini con fraterno affetto al parroco don Davide Baglieri, ai familiari e alla comunità parrocchiale che con tanta amorevolezza lo hanno curato e accompagnato nella sua malattia, vissuta con serena e cristiana fortezza.
Vi invito a pregare e a far pregare per  il caro confratello che è stato un fulgido esempio di infaticabile pastore tutto dedito al servizio del Regno.

‘Le vie del Sacro’

L’itinerario artistico-culturale-religioso “Le vie del Sacro” nasce dalla constatata e profonda attenzione per la valenza storico-religiosa del territorio della diocesi di Noto. In particolare aiuta a cogliere nell’arte sacra il vero, autentico e intimo significato dell’opera d’arte e il suo messaggio evangelico. «L’Arte cristiana è un arte razionale – pensiamo all’arte del gotico o alla grande musica o anche, appunto, alla nostra arte barocca ma è una espressione artistica di una ragione molto più ampia, nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. (Benedetto XVI – 6 Agosto 2008). Il progetto, ideato dalla Cooperativa Etica Oqdany, in collaborazione con la Diocesi di Noto, Fondazione San Corrado, l’Associazione Turistica Pro Noto e alcune parrocchie della Diocesi, consiste in un percorso di catechesi attraverso l’arte sacra per mezzo del quale il turista si riscopre “pellegrino”, un uomo in cammino. Un itinerario di arte e di fede, di culto e cultura che attraversa le principali chiese e basiliche dei centri storici della Diocesi di Noto (Noto, Modica e Scicli), riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Un percorso mistico,attraverso cui comunicare ai visitatori la storia di queste città e delle loro chiese; luoghi dell’anima in cui scoprire l’identità e l’indissolubile legame tra il simbolo e l’arte nel Cristianesimo. Punto di partenza è la Cattedrale di Noto, fulcro dell’intero itinerario evangelico diocesano, che prosegue con la Basilica del Santissimo Salvatore e la chiesa di San Carlo. Il percorso continua nel centro storico di Modica dalla chiesa di Santa Maria di Betlem, alle chiese madri di San Pietro e San Giorgio. A Scicli, dalla chiesa di San Giovanni per poi proseguire con la chiesa Madre di San Guglielmo e le chiese di San Bartolomeo e del Carmine. E’ possibile visitare le chiese delle tre città acquistando un biglietto unico diocesano, oppure le chiese dei singoli centri storici con specifico biglietto.

L’itinerario è accessibile anche per i diversamente abili, Il servizio offerto dalla Cooperativa Etica Oqdany riguarda la visita guidata all’interno delle chiese, mentre l’ingresso in esse rimane libero.

Per maggiori informazioni www.oqdany.it.    www.pronoto.it

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La danza della creazione

Con un mese di anticipo anche quest’anno si è tenuto a Marina di Modica, nei giorni 11, 12, 13 Luglio  il corso biblico estivo. Il tema su Genesi 1-11 è stato affidato al biblista Jean Louis Ska docente ordinario di Sacra Scrittura presso l’Istituto Biblico di Roma. Nel primo giorno la sua spiegazione sul primo capitolo, riguardante il primo racconto della creazione, è stata molto interessante perché ha messo in luce aspetti nuovi e profondi ai quali magari non si è fatto mai caso pur avendo letto tante volte questo brano, al punto da ricordarlo a memoria. È emersa l’idea di un Dio onnipotente che è più presente nel tempo, piuttosto che nello spazio; un Dio che accuratamente organizza la creazione come realtà dove ogni cosa è al suo posto, dove non c’è violenza perché ognuno ha il suo nutrimento e non si mangia carne alcuna; alla fine di ognuno dei giorni della creazione può dire con soddisfazione che “era cosa buona” (“molto buona” dopo la creazione dell’uomo). Bella infine l’idea del settimo giorno (del riposo e della festa) come giorno che esprime l’eternità di Dio e la sua presenza nella storia e nel tempo. Il secondo giorno l’autore si è soffermato sul secondo racconto della creazione evidenziando come qui l’idea di Dio espressa dall’agiografo è completamente diversa dal Dio del primo racconto. Dio agisce, si sporca le mani per plasmare l’uomo, fa l’agricoltore piantando il giardino in Eden; è più vicino all’uomo e per vederlo felice sperimenta fino a trovare nella creazione della donna la soluzione buona. Il primo peccato, o meglio stato di colpevolezza, consiste nel rifiuto da parte dei progenitori accogliere pienamente la libertà che Dio aveva loro dato. Qui essi scelgono di non scegliere. Il lavoro per l’uomo e le doglie del parto per la donna sarebbero la punizione: ma l’uomo di fatto lavorava la terra, dato che Dio lo aveva posto come custode del giardino dell’Eden, e l’avere figli era segno di benedizione. L’autore pertanto ha voluto spiegare quella che era la realtà della sofferenza di cui l’uomo fa esperienza in questa maniera. Secondo Jean Louis Ska il primo racconto risale all’epoca del ritorno dall’esilio e l’autore (sacerdotale), uomo di cultura, sotto l’influsso dei racconti mitologici dell’area mesopotamica ha voluto rileggere con questo racconto la ripresa del popolo di Israele. Il secondo racconto è una risposta a questa idea di Dio forse diverso del Dio di cui Israele aveva fatto esperienza, con un Dio più vicino al popolo, che agisce nella storia, che si presenta con atteggiamenti più umani. Il terzo giorno il relatore si è soffermato sulla vicenda del diluvio. Anche qui si ripete il medesimo schema. Il racconto cosiddetto “sacerdotale”, appartenente cioè alla redazione che si compone nel post-esilio, presenta Noè, tenendo conto delle mitologie antiche, in particolare quella di Athahasis e di Gilgamesh, sottolineando l’importanza di quello che è accaduto dopo il diluvio, ovvero la costituzione di una generazione di giusti, discendenti da Noè. Il segno di questa decisione divina sarà l’arcobaleno. È il segno di un’alleanza eterna che Dio non vorrà mai infrangere. Il Sacerdotale infatti mette in evidenza la doppia condizione dell’umanità: quella pre-diluviana, caratterizzata dal peccato: «Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta» (Gen 6,12); quella post-diluviana, innestata nella generazione nuova di Noè e dei suoi figli, da cui scaturisce il popolo eletto di Dio. Al racconto sacerdotale sussegue la risposta di completamento di alcuni aspetti che l’Israele del post-esilio, con la costruzione del tempio, riscopre. Si tratta dell’importanza dei sacrifici, mediante i quali il popolo impara a relazionarsi con Dio, sentendo la sua presenza all’interno di una partnership d’amore: «Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali  mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull’altare» (Gen 8,20). La benedizione e il sacrificio rappresentano, per Israele che torna dall’esilio, un modo concreto di tornare ad incontrare di Dio ed essere incontrati dalla sua misericordia. Ciò che traspare da questi racconti è dunque l’agire di Dio, che nell’accompagnare l’adam (l’umanità), non dimentica le sue promesse: L’orante di un salmo lo rammenta con incessante ardore: «eterno e per sempre è l’amore del Signore».
 

II Convegno Internazionale di Bioetica

Sono aperte le iscrizioni al II Convegno Internazionale di Bioetica dal titolo:
 
Quale spazio per la bioetica nella pratica clinica? Presenza-saggezza e umanità al servizio della persona
con la partecipazione di illustri esperti in materia che si terrà a Noto dal 09 al 10 settembre 2011 presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile.
Il Convegno è organizzato dalla Diocesi di Noto ed è inserito nel Programma Nazionale per la Formazione degli operatori della sanità E.C.M.
L’obiettivo principale dell’iniziativa è quello di fornire risposte alle tante problematiche etiche che le moderne biotecnologie e le relative antropologie di riferimento pongono. La cronaca quotidiana propone – a ritmo incalzante – nuove vicende che attirano l’attenzione pubblica su questioni etiche inedite per le quali si richiede un serio discernimento che tenga conto di tutti quelli apporti utili a ripensare la vita umana.
La costruzione sociale e culturale del significato della scienza, deve potersi liberare contestualmente sia da facili entusiasmi sia da superficiali ostracismi, maturati talora in un humus marcatamente emotivo, per accedere ad una visione equilibrata e sapienziale della vita umana in tutte le sue fasi.
“Il II Convegno Internazionale di Bioetica – ha spiegato Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto – vede quest’anno la sua seconda edizione; con esso ci proponiamo di perseverare in una scelta di formazione e di riflessione sugli attuali temi che interessano la riflessione bioetica, favorendo il dialogo e il confronto fra svariate discipline che hanno al centro la persona”.
Lo smarrimento culturale e la tendenza alla frammentazione esigono una coscienza intersoggettiva capace di riunire in un significato unitario la grande quantità di conoscenze disponibili, recuperando in uno sguardo sinottico le diverse dimensioni della persona umana.
 
Il Convegno è strutturato in quattro sessioni (I: Pensare la vita – II: Il divenire tra genetica e libertà – III: La vita alla prova del tempo – IV: Quando il linguaggio si arresta) nelle quali l’apporto scientifico di esperti permetterà l’acquisizione di criteri essenziali per una fondata e pertinente riflessione bioetica che si caratterizza per rigore scientifico e concretezza clinica.
Il Convegno è aperto a tutti ma si rivolge in particolare ai medici, agli infermieri, al personale operante nelle strutture socio – sanitarie, ai giuristi e a quanti collaborano nel campo della formazione. Medici, infermieri, ostetrici, farmacisti, psicologi, biologi, tecnici di laboratorio, della riabilitazione e tutte le altre figure afferenti alle categorie socio sanitarie potranno acquisire crediti E.C.M.
Condizioni di partecipazione:
1) quota d’iscrizione, cartella lavori, coffee-break, attestato per i partecipanti secondo le modalità ECM: Euro 45,00.
2) quota d’ iscrizione, cartella lavori, coffee-break, attestato per i partecipanti senza ECM: Euro 10,00.
3) uditori: ingresso libero.
4) prenotazione dei tre volumi degli atti del convegno: Euro 25,00.
Si informa che durante il convegno è previsto un servizio di coffee-break (offerto dall’organizzazione) ed un servizio di buffet durante la pausa pranzo ( previa prenotazione) al costo di Euro 7,00.
Le iscrizioni si effettuano utilizzando il modulo allegato, da trasmettere, esclusivamente, via fax al 0931.573868 o al n. 0931.1846661 oppure via mail all’indirizzo bioetica@diocesinoto.it
Le iscrizioni con ECM, fino ad un numero massimo di 50, saranno accolte in base all’ordine cronologico di ricevimento.
Le quote d’iscrizione possono essere corrisposte secondo le seguenti modalità:
a) bonifico bancario IBAN: IT 87 H 01020 84740 000300320289 intestato a Diocesi di Noto, causale “ II Convegno di Bioetica 9 -10 settembre 2011” .
b) direttamente all’atto della registrazione dei partecipanti prima dell’apertura del Convegno.
Per informazioni o sul sito
www.diocesinoto.it o via mail bioetica@diocesinoto.it
Per informazioni scientifiche rivolgersi al. Prof. Sac. Antonio Stefano Modica 393167208.
Per ulteriori informazioni si prega di fare riferimento alla Segreteria Organizzativa tel. 0931-573868 (orario ufficio sabato escluso), oppure al dott. Giuseppe Malandrino 335.8773312.

‘L’impegno educativo nel contesto culturale attuale’

Nel contesto del Convegno Pastorale della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, svoltosi il 14 giugno scorso, sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo”, il nostro Vescovo ha svolto la relazione su “L’impegno educativo nel contesto culturale attuale”. Di seguito, uno stralcio della relazione che dà il senso dell’intervento.
 
La nostra vita umana – con tutto il rispetto degli scientismi e della loro competenza nel campo astrofisica-, non scorre dal big-bang (lo scoppio originario) al buco nero (ultima destinazione del processo evolutivo ormai in corsa da miliardi di ani). Sarà questo anche un racconto interessante, capace di appassionare qualcuno. Tuttavia non corrisponde alla verità. Narra dell’evoluzione del cosmo, tagliando effettivamente fuori la questione del senso della vita dell’uomo, la cui origine si sarebbe prodotta per caso e la cui fine è solo un momento “meccanico” di un esito inevitabile. La verità è ben altra. La nostra vita umana (e si badi bene, se è la verità lo è non soltanto per noi cattolici), di noi credenti – la vita umana in quanto tale-, scorre dal pensiero predestinante di Dio in Cristo Gesù, alla visione beatifica: quando nell’ora della nostra morte lo vedremo faccia a faccia. […]
Si, perché la nostra storia ascende da Cristo al Padre e questa visione beatifica sarà veramente la bellezza più grande. Che bello! Come ce l’avremo guadagnata? Ti verrà donata! Se però – ecco la responsabilità cristiana-, saprai rispondere a quattro domande che il Padre Eterno in Gesù ti ha anticipato dandoti anche la soluzione: “Quando avevo fame mi hai dato da mangiare? Quando avevo sete mi hai dato da bere? E quando ero svestito e nudo mi hai coperto? E quando ero nella disgrazia, nella disperazione, nella solitudine, mi sei venuto a trovarmi?”. “Si, Signore!”. “E allora entra benedetto del Padre tuo e goditi il paradiso, per cui io ho pensato te prima che il mondo fosse”.
“Ricordati che devi risorgere”. Fatti per il paradiso.
Che bello e gioioso essere cristiani!
 
 

Chiamati ad autoeducarci alla misericordia

«La rivelazione di Dio come Padre di infinita misericordia, donataci in pienezza dal Signore Gesù, ci consente di vedere e sperimentare Dio vicinissimo all’uomo, soprattutto quando l’uomo soffre e viene minacciato nel nucleo stesso della sua esistenza e della sua dignità. Ed è per questo che, nella odierna e complessa situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti ambienti, guidati da un vivo senso di fede, si rivolgono quasi spontaneamente alla Misericordia». Mons. Francesco Guccione –già vicario generale da tutti stimato per la sua interiorità spirituale e la comprovata saggezza umana ed evangelica- ha introdotto con questo brano, tratto dall’enciclica “Dives in misericordia” di Giovanni Paolo II, l’intensa meditazione tenuta, nell’ora di adorazione, all’Oasi don Bosco, lo scorso 17 giugno, all’inizio della due-giorni di programmazione pastorale diocesana 2011-12, presieduta dal Vescovo, mons. Staglianò. I diversi operatori pastorali convocati dal Vescovo a questo raduno (i membri del Consiglio Pastorale diocesano, quelli del Consiglio Presbiterale, nonché i componenti del Coordinamento Pastorale Diocesano) sono stati molto nutriti da questa meditazione, ben innestata nel tema della infinita misericordia di Dio (tema della prossima lettera pastorale del Vescovo) su cui si vuole incentrare il cammino di fede della Chiesa di Noto particolarmente nel prossimo triennio. Pensiamo di cogliere il desiderio di molti dando una breve sintesi di queste considerazioni.
 Per dare alcuni sprazzi di luce sul vasto tema della infinita misericordia di Dio nell’Antico Testamento, mons. Guccione si è concentrato particolarmente sul salmo 103: Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, ti corona di grazia e di misericordia. “Il Dio dei patriarchi, di Mosè e dei profeti –ha detto tra l’altro- conosce profondamente l’animo umano e nel giudicare il comportamento trasgressivo dell’uomo tiene presente la sua multiforme miseria e fragilità congenita, e perciò giudica con misericordia”. Più articolata è stata, invece, la meditazione sulla misericordia divina nel Nuovo Testamento. «Cristo Gesù, Via, Verità e Vita, nei misteri della sua esistenza terrena, nel suo insegnamento, nella sua missione, nei suoi rapporti con gli uomini, nei suoi miracoli, ha voluto rivelare il volto misericordioso dell’amore infinito del Padre». Ed ecco un’articolata citazione di testi evangelici in cui traspare l’amore misericordioso del Padre, anzitutto nella missione del Figlio (“Non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori” MT 9,13) e, ancora, nel suo insegnamento, specialmente attraverso le tre parabole lucane della misericordia (il figlio prodigo, la pecorella smarrita, la dracma perduta, LC 15, 1-32). «Cristo Gesù, infine, educa noi suoi discepoli a fare nostri i sentimenti di concreto amore misericordioso del Padre: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36); Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori… Se non perdonerete infatti agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste non perdonerà voi (Mt 6, 12-14). E infine Gesù affida alla sua Chiesa il mistero della misericordia di Dio attraverso, anzitutto, la vita sacramentale attraverso la Riconciliazione e l’Eucaristia». A questo punto mons. Guccione ha parlato a lungo dando sei suggerimenti, molto concreti e vitali, sul nostro cammino di abbandono all’amore misericordioso di Dio che ci rinnova interiormente per essere in Lui, e con la grazia dello Spirito, nuove creature. «Siamo chiamati ad autoeducarci alla Misericordia valorizzando le ricadute, per maturare ed accrescere, con la grazia di Dio, le più importanti virtù: l’umiltà che ci fa accettare la nostra fragilità integrata dalla fede che Gesù può guarirmi; la fiducia nella sua grazia che costruisce la fiducia in noi stessi; la sincerità di voler guarire che facilita l’opera di purificazione dello Spirito Santo». Mons. Guccione, infine, ha raccontato esperienze di coraggiose scelte di perdono evangelico di persone da lui conosciute e guidate. Questi hanno trovato una profonda pace nel cuore ed hanno prodotto inaspettati frutti di pacificazione familiare e sociale, immergendosi nella parola di Gesù che ci comanda di amare e di amare per primi.