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Don Fortunato. Una Lettera aperta ai bambini digitali

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Don Fortunato Di Noto da molti anni impeganto contro la pedofilia e i diritti dei bambini sta collaborando con la CEI per il Convegno che si terrà a Roma dal 22 al 24 aprile che ha per titolo: “Testimoni Digitali”. Per questa occasione don Fotunato ha scritto una lettera indirizzata ai bambini visti non più come semplici destinatari ma come nuovi protagonisti del messaggio evangelico nel crescente mondo mediatico di internet. La Chiesa italiana si sta preparando a vivere un momento di incontro a Roma ad aprile prossimo,  che culminerà nell’udienza da Papa Benedetto XVI, dove si  rivolgerà ai “testimoni digitali”, cioè a tutti coloro che utilizzano i nuovi mezzi di comunicazione per annunciare il Vangelo all’uomo globalizzato. Si rifletterà insieme su come utilizzare bene tutti gli strumenti di navigazione che la tecnologia ci offre, non solo per chattare (perdendo solo del tempo!) ma soprattutto, per lo studio e per la didattica, per la solidarietà e per l’annuncio dell’amico Gesù, il Figlio di Dio,  che tutti voi (come noi), cari bambini, avete incontrato e al quale siete felici di appartenere. Scivendo ai bambini don Fortunato li interpella dicendo loro – tanti di voi ormai hanno il cellulare e navigano su Internet (circa il 90% dei minori, solo in Europa). Si naviga e gioca, si scrive e studia, si guardano i film e leggono libri e riviste. Su Internet si può incontrare anche Gesù, che parla attraverso la Parola di Dio (chi di voi sa che esistono tanti siti adatti a questo?) oppure attraverso le pagine web della tua parrocchia, del tuo gruppo. Afferma il nostro 0+, così si fa chiamare don Di Noto – un vecchio e  nuovo modo di comunicare tra i coetanei, tra voi bambini e tra voi giovani, che spesso noi adulti non comprendiamo. Voi siete i primi ad essere coinvolti in questo nuovo e affascinante mondo digitale e noi adulti dobbiamo responsabilizzarci per aiutarvi ad incarnare,  attraverso Internet, col vivere bene con gioia ed entusiasmo,  l’essere di Gesù.

Sarà una bella e nuova avventura essere “bambini che diffondono Gesù” nelle chat, attraverso un sito (magari quello della parrocchia), ed anche attraverso un sms mattutino ai tuoi amici, non solo per dire “ciao”, ma per scrivere una frase del Vangelo di Gesù. I bambini digitali saranno i portatori di Gesù nel web. Perché è proprio vero: i bambini salveranno la bellezza del web e la vera comunicazione del Vangelo.

Ultime raccomandazioni molto importante che don Di Noto da ai bambini a cui è rivolta la lettera che qui vi riportiamo in allegato: “non dimenticate mai di andare a Messa (in parrocchia), confessarvi (con il parroco e non online), pregare e vivere insieme realmente. Perché il reale non esclude il virtuale, e il virtuale ha più significato se parimenti giochiamo insieme al pallone, nel campetto dell’oratorio, e ci incontriamo non solo in webcam, ma nel fare una bella passeggiata guardando le stelle e il sole tramontare e sorgere”.

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32° Giornata per la Vita il 7 Febbraio

L’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia, il 17 gennaio scorso, ha diffuso un messaggio di sensibilizzazione, indirizzato al clero della diocesi e a tutti i fedeli laici che sono impegnati nella Pastorale familiare, in occasione della 32° Giornata per la Vita che sarà celebrata domenica 7 febbraio. In quasi tutti i Vicariati sono in programma manifestazioni per non lasciar passare inosservato questo appuntamento che ha l’obiettivo di aiutare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a rispettare e difendere il dono incommensurabile della Vita. L’Ufficio diocesano, che in questo mese sta incontrando i Collegi presbiterali vicariali per dare nuovo slancio alla Pastorale della Famiglia, esorta le famiglie, che prime fra tutte risentono della crisi socio economica in atto, a non perdere mai la speranza ma a vivere la storia nell’ottica della fede perché tutto cooperi al bene dei figli di Dio. Le famiglie, dalle quali dipende in gran parte il futuro dell’umanità, hanno il compito di trasmettere il senso alto della vita che illumina i sentieri della storia.

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Incontri con Mons. Montenegro sulla Chiesa casa e scuola di comunione

Venerdì 29 gennaio è stata una giornata intensa e bella per la nostra comunità diocesana. Al mattino per i preti, la sera per i laici (eravamo tantissimi) si sono tenuti i due incontri con Mons. Montenegro sulla “Chiesa come casa e scuola della comunione” e sulla maturazione di una fede adulta. Prima delle parole, ha colpito il tono di don Franco, pacato e mite, ma anche chiaro sulle esigenze evangeliche, soprattutto con il sapore dell’autenticità, senza alcuna retorica. E, come lo stesso Arcivescovo di Agrigento ha evidenziato, c’era già un primo segno che accompagnava le parole, qualcosa che sempre deve esserci, un’apertura (“un vetro rotto” ha detto con un’immagine) senza il quale Chiesa e famiglia diventano rifugio e non base di slancio evangelico: c’era don Dionisio Rodriquez a tenere vivo il legame con la Chiesa dell’Aquila che si trova ad affrontare una situazione drammatica (diversamente da come si vuol far credere). C’è, infatti, tutto da ricostruire. Non solo le case (che non ci sono per tutti e da cui restano escluse soprattutto le persone sole e anziane, ancora negli alberghi), ma anche economia e tessuto sociale. Un’apertura per cogliere, come ha chiarito don Franco, ciò che il Signore ci ha donato già – la comunione e i poveri – verso cui (eventualmente) siamo in ritardo di duemila anni! Ridirci questa centralità dei doni grandi di Dio, condensati nell’eucaristia e nella sua prosecuzione nella vita, significa avvertire la chiamata ad accelerare il passo! Con una precisazione sostanziale sulla comunione: la comunione che nasce dalla Trinità, che ci mette insieme nelle differenze “non sommate ma moltiplicate” e che ci colloca “in mezzo” come servi, fa la “differenza” rispetto ai club, alla semplice amicizia, alla filantropia. E permette di offrire al mondo il Vangelo! Per cui le unità pastorali (o comunione di comunità) non sono fatti pratici o ordini imponibili per decreto, ma un test di conversione a rapporti autentici tra i preti, ma anche tra preti e popolo di Dio, nella circolarità della corresponsabilità battesimale. Esse allora andranno maturate grazie a rapporti diversi dalle barriere che separano e creano recinti. Diventa importante per questo il riconoscimento del Signore nei poveri che non permette dubbi, come potrebbe accadere di fronte a un ostia per la quale – per riconoscervi Cristo – bisogna sapere se è consacrata o meno! E quando don Franco parlava di poveri, si sentiva il sapore dell’incontro con il Risorto che conserva le sue piaghe, quelle ferite che diventano – don Franco ha ripetutamente ripreso profeti come don Mazzolari o don Tonino Bello – “feritoie” e che, quindi, permettono di far festa vera anche in mezzo alle prove e senza escludere nessuno; “feritorie” che permettono di parlare veramente a tutti perché si parte dagli ultimi. “Amando il mondo, prendendolo a braccetto”- ha ancora ricordato Mons. Montenegro – senza quei pesanti ed unilaterali giudizi moralistici che spesso ci caratterizzano, senza pensarci come un esercito in guerra, ma sempre e soltanto come famiglia (traducendo ogni volta ciò che vale per la Chiesa per ogni ambito della vita). Con un rapporto vivo con Gesù, leggendo il vangelo mettendosi ora al posto di Gesù, ora dei suoi interlocutori, ora dello stesso Padre (come nella parabola del padre misericordioso)… Come lo stesso don Franco ha fatto nella tragedia di Favara in cui – ha spiegato – “mi sono chiesto dove si sarebbe messo Gesù…”. Ora la nostra Chiesa, le nostre comunità sono chiamate ad accogliere con altrettanta verità la testimonianza di Mons. Montenegro: con fatti concreti e atteggiamento penitenziale, come ha sottolineato nell’incontro con i preti il nostro Vescovo Mons. Staglianò. E come già nel Sinodo avevamo capito, quando lo Spirito ci aveva spinto a ritenere urgente «un serio e gioioso cammino penitenziale per togliere veli al volto di Cristo per chi, più o meno consapevolmente, lo cerca». 
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Concluso a Pachino l’incontro voluto dalla commissione famiglia

Si è svolto Giovedì 4 Febbraio a Pachino, con ampia partecipazione del Vicariato, l’incontro formativo “Custodire e comunicare l’Amore”. Promosso dal Consultorio di Ispirazione Cristiana di Pachino, in occasione dell’anniversario della sua fondazione, e dalla Commissione vicariale della Pastorale Famigliare. L’incontro è stato tenuto dal nostro sapiente Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, che ha incoraggiato i presenti con forza raccomandando la ricerca del senso umano della vita sopra ogni cosa e ribadendo che anche le comunità parrocchiali devono essere al servizio dell’uomo e schierate a protezione della persona e della sua identità.
La chiesa deve credere, educare e formare riguardo le tematiche di Bioetica più che mai attuali, è un imperativo senza il quale i parrocchiani praticano soltanto vana religiosità.

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Homelie Tenue par son excellence Monseigneur A. Staglianò, Eveque du Diocese de Noto Pour l’ordination diaconale et sacerdotale du 13.01.2010 a Butembo au Diocese de Butembo-Beni

Son Excellence Monseigneur Evêque Sikuli Melchisedech, chers confrères dans le sacerdoce, chers ordinands diacres et prêtres, et vous saint Peuple de Dieu de l’Eglise aimée de Butembo-Beni, paix et bénédiction dans le Seigneur Jésus Christ.
Chaque Evêque tient à son séminaire, comme lieu où se préparent ceux qui collaboreront à son ministère. Attendre avec trépidation et joie le moment de l’Ordination sacerdotale, conscient que l’Eglise qu’il guide et sert, devra être enrichie avec des nouvelles énergies pour que, à tous soit annoncé l’Evangile et rassemblés dans la Sainte Eglise dans laquelle ils sont nourris de l’Eucharistie et consolés par le sacrement de la Réconciliation. C’est ainsi que c’est un geste de grand partage et de communion que son Excellence Monseigneur Sikuli Melchisédech m’offre et m’honore pour conférer aujourd’hui l’ordination sacerdotale et diaconale à ces onze fils aimés de l’Eglise de Butembo-Beni. C’est une occasion de plus pour ressouder les liens de fraternité et d’amitié entre les deux Eglises sœurs. L’Ordination sacerdotale crée un lien tellement important entre l’Evêque qui impose les mains et invoque l’Esprit Saint à ceux qui doivent être ordonnés.

 


Terminata la visita di Mons. Staglianò nella Diocesi di Butembo-Beni

– Visita la Sezione Speciale dedicata al Gemellaggio >>

 – Foto Gallery 1>>   – 2  – 3

E’ tornato il Vescovo insieme alla delegazione diocesana composta da 49 membri, tutti lì a rappresentare la nostra chiesa locale in quelli di Butembo-Beni nella Repubblica Democratica del Congo. Il viaggio si è svolto dal 9 al 20 gennaio ed è stato scandito da diversi momenti ufficiali. Tutto è iniziato giorno 11 con l’accoglienza della delegazione e a seguire il Vescovo Mons. Staglianò ha inaugurato prima i locali della maternità di Mutuwanga, e poi il 12 l’inaugurazione della Clinica Universitaria “Grazia Minicuccio e della nuova scuola presso la Cattedrale di Butembo. Il 13 gennaio Mons. Staglianò ha ordinato un folto numero di diaconi e presbiteri della diocesi di Butembo, un momento spiritualmente intenso all’interno di una celebrazione di circa sei ore. Il Vescovo nella celebrazione di ordinazione  ha tenuto una densa e corposa omelia  (versione Italiana e Francese) nella quale dava agli ordinandi spunti per una seria riflessione sul ministero sacerdotale. La nostra diocesi il 14 gennaio ha regalato e consegnato ufficialmente, dalle mani del Vescovo, novemila Bibbie in lingua Swahili a catechisti ed operatori pastorali all’interno di una celebrazione eucaristica tenutasi nella Cattedrale di Butembo. Nel giorno seguente Mons. Staglianò ha visitato il Seminario minore sempre a Butembo e poi nel pomeriggio ha celebrato l’eucaristia nella Parrocchia di Lukanga da dove ventidue anni fa ha avuto inizio il Gemellaggio di cooperazione tra le due Chiese sorelle. Il Vescovo il 16 gennaio ha voluto porre la prima pietra per la costruzione di un nuovo Reparto di Cardiologia che sarà dedicato a suo fratello Pino Staglianò recentemente scomparso con un infarto. Uno dei momenti più significativi è stato quello che ha visto i due Vescovi Staglianò e Melchisedech rinnovare e firmare il Nuovo Protocollo tra le Chiese di Noto e Butembo-Beni. L’atto ufficiale si è svolto a conclusione dell’eucaristia celebrata nella Parrocchia di Bingo. Il 18 Gennaio è stata la volta di 30 battesimi celebrati dal nostro Vescovo a Beni-Paida nella Parrocchia di Cristo Re.

La nuova Convenzione – è intenzione delle suddette Diocesi realizzare una fattoria didattica, avente come obiettivo generale la formazione professionale in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico, cooperativo e delle comunicazioni sociali della popolazione della Diocesi di Butembo-Beni, nella Provincia del Nord Kivu;

– l’obiettivo specifico é realizzare una scuola di formazione professionale per l’agricoltura e l’alimentazione denominata“Intagliatori di sicomoro” per lo sviluppo ed il miglioramento della produzione agro-zootecnica della popolazione della Diocesi di Butembo Beni, essenziale per ottenere le derrate necessarie al fabbisogno alimentare della popolazione locale.

Il Nuovo Protocollo – La Diocesi di Noto (Italia) e la Diocesi di Butembo-Beni (R.D.Congo) hanno da anni realizzato un gemellaggio che nel tempo ha dimostrato segni di fecondità nell’arricchimento reciproco, nello sviluppo di esperienze di cooperazione, di integrazione, di dialogo, di interscambio culturale e spirituale.
Considerata la bontà di questa iniziativa ed attese le incessanti trasformazioni culturali delle società globalizzate, le due Diocesi gemelle intendono ripensare e rilanciare il gemellaggio. La cooperazione missionaria tra le chiese, promossa e incoraggiata dal Concilio Vaticano II, trova alimento e sostegno nella Dottrina Sociale della Chiesa e nel magistero di Benedetto XVI, nell’Enciclica – Caritas in Veritate.

– restano confermati gli 8 punti per lo sviluppo del gemellaggio concordati nel 1988 – in tutti gli aspetti che hanno attualità -, benché bisognosi di approfondimento e di ulteriori precisazioni.

Mons. Antonio Stagliano ha voluto integrare il primo protocollo con le seguenti nuove proposte per una sua più ampia articolazione, organizzazione e sviluppo, attraverso le seguenti azioni:

1. Promozione del volontariato internazionale come risorsa specifica per lo sviluppo umano, nella società civile e nella comunità ecclesiale, italiana ed internazionale;

2. Promozione della concertazione tra gli Enti ed Organismi locali, nazionali ed internazionali stimolando azioni comuni tra i suoi membri e con altre organizzazioni che perseguono gli stessi obiettivi in un’ottica di cooperazione decentrata;

3. Raccolta fondi per il perseguimento degli obiettivi del presente protocollo, attraverso campagne istituzionali o specifiche che possano prevedere anche manifestazioni, spettacoli, vendite e iniziative varie;

4. Promozione e realizzazione di programmi e progetti di sviluppo tesi al miglioramento delle condizioni materiali e spirituali della popolazione delle due Diocesi gemelle;

5. Promozione di microimprese ed altre realtà imprenditoriali legate al territorio attraverso l’attuazione di attività finanziarie, etiche e di iniziative di microcredito;

6. Realizzazione di una struttura organizzativa idonea al perseguimento degli obiettivi del gemellaggio, attraverso la creazione di una O.N.G e l’istituzione di una segreteria operativa per singola Diocesi, con il ruolo di:
a. coordinamento, sviluppo, monitoraggio e controllo di tutte le iniziative progettuali;
b. attività di comunicazione e promozione delle iniziative del gemellaggio;
c. attività di educazione e sensibilizzazione sui temi della cooperazione internazionale e delle attività del gemellaggio all’interno dei territori delle Diocesi gemelle, con particolare attenzione ai giovani;
d. miglioramento delle sinergie;
e. realizzazione, implementazione ed organizzazione di un archivio, “memoria storica” delle attività, attuate, in itinere e di prossima realizzazione.

7. Realizzazione di progetti di carattere formativo, formativo-produttivi e formativo-imprenditoriali nei seguenti ambiti:
a. Alfabetizzazione di base, educazione degli adulti, formazione dei formatori;
b. Formazione universitaria;
c. Formazione di quadri;
d. Sostegno alle associazioni locali per l’acquisizione di competenze gestionali.
e. Promozione delle minoranze etniche;
f. Formazione scolastica (qualificazione e aggiornamento degli insegnanti a tutti i livelli);
g. Formazione professionale specifica in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico, cooperativo e delle comunicazioni sociali;
h. Formazione e promozione della donna;
i. Sviluppo dell’artigianato locale;
j. Sistemi di risparmio e credito;
k. Attività cooperative.
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La Bibbia nell’IRC: Stella Polare per tutti

Perché i ragazzi, come si chiede Umberto Eco, debbono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosé? Perché devono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei cantici (anche perché senza Salomone non si capisce Dante)?
      
 Come mettere la Bibbia al centro dell’insegnamento della religione a scuola? Quali strategie possono risultare idonee per far sì che la Bibbia, documento di cultura religiosa e fondamento delle fedi monoteistiche, possa costituire un  punto di riferimento nella formazione dello studente e del cittadino? Sono state queste le questioni rilevanti che hanno caratterizzato la II Sessione del Corso di formazione dei docenti di religione della Diocesi di Noto, svoltasi il 20 gennaio scorso ed organizzato dall’ADR, in collaborazione con l’Ufficio scuola diocesano, coordinato da Don Ignazio Petriglieri.  Il corso, che  si inserisce all’interno delle iniziative di formazione del Progetto nazionale che l’ADR,  ente professionale accreditato al MIUR, sta realizzando nel corso dell’a.s. 2009/2010, ha avuto come relatore il  prof. Cesare Bissoli, docente di Sacra Scrittura nell’Università Salesiana di Roma. Questi ha anzitutto illustrato il significato e la portata della Bibbia come codice culturale, facendo riflettere su alcune citazioni, come quella di Frye, il quale afferma che “Le Sacre Scritture sono l’universo entro cui la letteratura e l’arte occidentale hanno operato fino al XVIII secolo e stanno ancora in larga misura operale, o come quella di P.Claudel che parla della Bibbia come de “l’immenso vocabolario”, o, ancora, quella di Marc Chagall che la definisce “L’alfabeto colorato della speranza”. La Bibbia, insomma è il punto di riferimento imprescindibile della nostra cultura , “la stella polare – per usare le parole di Ravasi – a cui si sono orientati tutti, credenti e non, quando hanno cercato il bello, il vero e il bene, magari anche per  prescindere questa guida e vagare oltre”.   Oggi , – ha affermato Cesare Bissoli – si sta avvertendo, tra i laici ancora di più che tra le persone di Chiesa,  il valore della Bibbia nella cultura e se ne dà motivazione a vari livelli. Purtroppo, nonostante questo riconoscimento culturale della Bibbia, si è ancora molto lontani da renderla, anche nella scuola, oggetto di dovuta attenzione, per cui nascono costatazioni amare: “Siamo nati dalla Bibbia e diventati orfani non dispiaciuti di essa”. Perché i ragazzi, come si chiede Umberto Eco,  debbono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosé? Perché devono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei cantici(anche perché senza Salomone non si capisce Dante)? Insomma è legittimo e fecondo affermare che la Bibbia ha il diritto di porsi come codice culturale, così come lo sono Platone, Aristotele, Kant, l’illuminismo. 

Bibbia e monoteismi
 La coscienza ormai largamente crescente di un pluralismo religioso inevitabile, ma insieme portatore di un delicato ma fruttuoso confronto e dialogo, richiama – ha sostenuto Cesare Bissoli  “una nuova prospettiva di studio: il dialogo, che la Bibbia può aprire con le altre religioni. Sappiamo come la Bibbia sia costitutiva per la religione ebraica e cristiana, determinante per quella musulmana (Corano), capace di dialogo con i libri sacri di altre religioni (induismo, buddismo…). Ciò comporta un doppio livello di confronto: confessionale e culturale. A livello confessionale si tocca il problema della natura e verità dell’approccio credente alla Scrittura nei tre monoteismi (ebraico, cristiano, musulmano). Per la comprensione biblica ebraico e cristiana , il percorso è facile (si veda ogni buona Introduzione alla Bibbia). Più complesso e meno noto è il rapporto tra Bibbia e Corano. A livello culturale , si procede in un confronto culturale appunto, in ordine alla visione di Dio, dell’uomo, del mondo e alle interpretazioni soggiacenti. La realizzazione domanda una capacità corretta di comparativismo, il che non è facile! Oggi la Chiesa cattolica ha per riferimento dottrinale la Nostra Aetate del Vaticano. Nella prassi essa preferisce di creare una piattaforma di incontro su fondamentali valori umani intrinseci alle genuini espressioni religiose, cui ha richiamato insistentemente Giovanni Paolo a partire dal noto Convegno di Assisi del 1986 , e che ripetutamente richiama oggi Benedetto XVI. Più ampiamente ancora, il dialogo dell’umanesimo biblico si apre con il ‘codice culturale’ o umanesimo rappresentato dai molteplici sistemi di significato e stili di vita nella post modernità, che è quanto dire, con le concezioni di uomo in circolazione, sapendo che tanti autori proprio con la Bibbia hanno tenuto un rapporto importante, sia pur dialettico (da Nietzsche, a Marx, a Freud, ad Jung.)”

 Strategie per un ricaduta scolastica della Bibbia
Il processo di ricaduta scolastica della Bibbia, per avere più facile sviluppo, deve innestarsi su un tema di largo respiro , ad es., nelle classi della secondaria superiore, la creazione nell’arte, la figura di Gesù nei filosofi del ‘900, l’ispirazione biblica in Bach, il Decalogo nella storia del diritto e del costume, guerra e pace:il pensiero biblico nella tradizione occidentale, escatologia biblica nei pensiero marxiano, gli archetipi biblici in Jung, dalla croce di Cristo alle sacre rappresentazioni della Passione, le radici ebraico-cristiane di Europa, Bibbia e Corano. Più il tema è ristretto più attenzione va messa per cogliere correttamente il rapporto tra Bibbia e i suoi effetti. Chiaramente il percorso migliore è quello ritagliato sui bisogni e condizione degli studenti e anche del tipo di indirizzo scolastico, con una proposta creativa e attiva, compartecipata, suscitando interesse ed evitando noiose elencazioni di rapporti tra Bibbia e post bibbia, soprattutto aiutandoli alla scoperta con piste di ricerca approfondimento. Quale è la procedura più efficace? Un percorso interdisciplinare è la via migliore. Gli ambiti più frequenti sono : Bibbia e arte, Bibbia e letteratura, Bibbia e musica, Bibbia e cinema (TV), Bibbia e pensiero(filosofia). Può essere un docente che mette in movimento più discipline ed ancora meglio più docenti che fanno interagire la propria disciplina( arte, lingua, letteratura, musica, storia). Ha concluso i lavori della sessione il prof. Domenico Pisana, teologo morale e docente formatore referente del Progetto MIUR per l’ADR, il quale ha evidenziato come  l’obiettivo della  II sessione sia stato quello di  capire le ragioni dell’interesse e della centralità della Bibbia nell’Irc, nonché di  focalizzare il ruolo della Bibbia nel quadro del sistema di istruzione e formazione della scuola, così da dare ai docenti il possesso dei nuovi strumenti di didattica biblica, aiutandoli  a cogliere il rapporto di continuità tra i testi biblici e la loro acculturazione nel nostro tempo nella fase della progettazione delle Unità didattiche. L’Irc si basa sulle fonti della religione ebraico-cristiana e tra esse –  ha concluso il prof. Domenico Pisana –  la Bibbia è la fonte primaria ed insostituibile da comprendere correttamente e da frequentare correttamente, alla luce del fatto che nella Bibbia troviamo compenetrate tre dimensione importanti: storia, letteratura e un messaggio universale, che i credenti accolgono come parola di Dio”.
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Don Fortunato: internet prossima frontiera del Vangelo

Nel 1989 si faceva chiamare “0+”, che nel linguaggio delle prime chat significava: “Uomo con la croce”. Era il simbolo con cui don Fortunato Di Noto, allora seminarista e oggi, parroco e fondatore dell’associazione Meter (www.associazionemeter.org) si faceva conoscere nel neonato cyberspazio. Un ricordo che ha spinto il sacerdote, alla luce del Messaggio di Benedetto XVI, in occasione della 43ma Giornata delle Comunicazioni Sociali nella quale il Papa ha posto come momento di riflessione il ruolo del sacerdote nell’era del web, a prendere carta e penna virtuali e scrivere una testimonianza ad Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, e che oggi pubblica tra gli Editoriali a pag. 2: “io, in missione su internet”.

1989: LO STRANO UOMO CON LA CROCE – Oltre 20 anni fa, ricorda il sacerdote nel testo pubblicato oggi su Avvenire, gli hacker “si impressionavano, con meraviglia della presenza di un prete online. Un tempo relativamente breve, ma un’era per il mondo digitale”, scrive il sacerdote che ammette di sentirsi già “nonno” in mezzo ai “nuovi nati digitali”. “Internet da sempre, – continua don Di Noto – da circa 20 anni è stata sempre la mia nuova terra di missione. E’ stata l’occasione per annunciare con fedeltà al Vangelo e alla Chiesa l’affascinante mistero d’amore per tutto”. Attraverso Internet, ricorda il sacerdote siciliano, “la misericordia di Dio si è manifestata attraverso il concreto aiuto verso giovani che volevano suicidarsi e che ho convinto a non uccidersi, di bambini che venivano violati, di ascolto e ricevimento di richieste di aiuto non virtuale ma reale”.

DIO C’E’, ANCHE SU INTERNET – Per Di Noto, il cyberspazio “è stato anche il luogo in cui si è manifestata la bellezza dell’uomo, ma anche il suo degrado, un degrado fatto di schizofrenia, di oscurità, di criminalità e malaffare. Di violenza e di sfruttamento di minori. Di pornografia e di orrore. Ecco noi sacerdoti, ora dobbiamo pensare di stare anche in questi luoghi, non dimenticando mai che il virtuale non sostituirà mai la “carne” dell’uomo. L’uomo nella sua totale integrità. Ecco allora che, con lungimirante e significativa presenza, la Chiesa si immerge ad ascoltare e accompagnare l’uomo che cerca Dio, quest’uomo che in internet vuole “sopravvivere” alla dimensione del silenzio assordante delle voci inadeguate e inutili. Vuole annunciare che Dio, anche nell’epoca di Internet, non ci ha dimenticato.

L’AMICIZIA CON DIO – Insomma, scrive don Fortunato, “0+, l’uomo con la croce, non si è mai stancato di abbandonare questo luogo perché ha una certezza che Chi ha portato la croce, Chi ha offerto all’uomo il volto umano della vita e la speranza che in essa c’è, non abbandona nessuno. Nuove sfide? Credo solo una vivace e creativa presenza nel testimoniare che il Vangelo è e continuerà ad annunciare, nei deserti virtuali, l’amicizia di Dio con l’uomo. Virtuale o reale che sia”, conclude.

TESTIMONI DIGITALI –  don Fortunato Di Noto e l’Associazione Meter attraverso la  mission del sito www.testimonidigitali.it cureranno una sezione dei Blog nell’ambito del convegno nazionale Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale, che si svolgerà a Roma dal 22 al 24 aprile, promosso dalla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali ed è organizzato dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei.
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