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A Pozzallo si celebra l’anniversario di La Pira

Nell’anniversario della nascita di Giorgio La Pira, il nostro Vescovo Mons. Staglianò e don Salvatore Cerruto saranno presenti alle celebrazioni che si terranno a Pozzallo dal 7 al 9 gennaio. Il Vescovo aprirà i lavori con un celebrazione eucaristica il 7 alle ore 18 in Chiesa Madre. Gli incontri saranno diversi e in diverse sere. Ci saranno anche incontri destinati a giovani  studenti. Anche don Ignazio La China terrà un intervento nella sera del 9 gennaio. Il grande profeta La Pira diceva: “…la lotta politica continuerà anche dopo che sarà compiuta la Costituzione. Il fatto però di essere riusciti prima di tutto a comprenderci e di essere riusciti a fissare come elementi della Costituzione alcuni punti su cui i rappresentanti di correnti politiche diverse, provenienti da parti molto lontane, con ideologie differenti, si sono trovati d’accordo e hanno votato all’unanimità; il fatto che si è riusciti ad inserire nella Costituzione una maggioranza di articoli sui quali tutti sono finora concordi, è di buon auspicio per il futuro del paese”.  Confortati dalle parole profetiche di La Pira ci auspichiamo che nel nostro paese i politici lavorino sempre più concordi per il bene comune.

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Forte preoccupazione per i servizi sanitari presso l’Ospedale di Noto

La Chiesa di Noto è fortemente preoccupata per il ventilato ridimensionamento dei servizi sanitari presso l’Ospedale di Noto.
A detta delle autorità preposte alla gestione di questo importante settore pubblico, i motivi risiedono, oltre che nella riduzione degli attuali servizi per esigenze di contenimento di una spesa sanitaria che ha assunto dimensioni scandalose, anche su intese ed accordi politici che nulla hanno a che vedere con i bisogni dei cittadini.
A tal riguardo giova rammentare che la tutela della salute della collettività non può essere gestita solo mediante un calcolo di bilancio. Una logica di costi e benefici, questa, che ha ormai trasformato il nostro sistema sanitario in un vero mercato del servizio, dimenticando completamente il cittadino, relegato ormai al ruolo di semplice numero.
Pur senza ignorare il quadro economico e i dati epidemiologici e culturali in base ai quali le scelte devono compiersi, è necessario che si riaffermi la verità e la dignità della persona umana e i bisogni delle categorie più fragili. Per nessuna ragione, come ripetutamente afferma il Papa, è possibile “dimenticare la centralità della persona e il rispetto che la stessa deve avere nel contesto sociale”.
Ben venga un’opera di razionalizzazione della spesa pubblica ed una lotta comune contro sprechi, corruzione e pigrizia, purché non venga meno la promozione dei diritti fondamentali della persona, tra cui il diritto alla salute, come peraltro sancisce la nostra Costituzione.
Non è possibile che di un ambito così importante del sistema della sicurezza sociale si parli spesso in termini di inefficienza e di “malasanità”. Nei cittadini è fortemente avvertito il bisogno di sicurezza e di stabilità nella gestione dei servizi sociali. E’ necessario recuperare quel valore aggiunto della “fiducia” nel futuro, indispensabile per rilanciare concretamente la vita dei nostri comuni.
La Chiesa di Noto auspica, pertanto, che i responsabili della cosa pubblica siano ispirati nelle decisioni che prenderanno, esclusivamente, da esigenze di servizio verso gli ammalati, che rappresentano la categoria più bisognosa ed indifesa.

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COMUNICATO STAMPA – Preoccupazione per il ventilato ridimensionamento dei servizi sanitari presso l’Ospedale di Noto.

Diocesi  di  Noto

Ufficio Comunicazioni Sociali
Il Direttore

                                                                                                 COMUNICATO STAMPA

 

La Chiesa di Noto è fortemente preoccupata per il ventilato ridimensionamento dei servizi sanitari presso l’Ospedale di Noto.
A detta delle autorità preposte alla gestione di questo importante settore pubblico, i motivi risiedono, oltre che nella riduzione degli attuali servizi per esigenze di contenimento di una spesa sanitaria che ha assunto dimensioni scandalose, anche su intese ed accordi politici che nulla hanno a che vedere con i bisogni dei cittadini.
A tal riguardo giova rammentare che la tutela della salute della collettività non può essere gestita solo mediante un calcolo di bilancio. Una logica di costi e benefici, questa, che ha ormai trasformato il nostro sistema sanitario in un vero mercato del servizio, dimenticando completamente il cittadino, relegato ormai al ruolo di semplice numero.
Pur senza ignorare il quadro economico e i dati epidemiologici e culturali in base ai quali le scelte devono compiersi, è necessario che si riaffermi la verità e la dignità della persona umana e i bisogni delle categorie più fragili. Per nessuna ragione, come ripetutamente afferma il Papa, è possibile ‘dimenticare la centralità della persona e il rispetto che la stessa deve avere nel contesto sociale’.
Ben venga un’opera di razionalizzazione della spesa pubblica ed una lotta comune contro sprechi, corruzione e pigrizia, purché non venga meno la promozione dei diritti fondamentali della persona, tra cui il diritto alla salute, come peraltro sancisce la nostra Costituzione.
Non è possibile che di un ambito così importante del sistema della sicurezza sociale si parli spesso in termini di inefficienza e di ‘malasanità’. Nei cittadini è fortemente avvertito il bisogno di sicurezza e di stabilità nella gestione dei servizi sociali. E’ necessario recuperare quel valore aggiunto della “fiducia” nel futuro, indispensabile per rilanciare concretamente la vita dei nostri comuni.
La Chiesa di Noto auspica, pertanto, che i responsabili della cosa pubblica siano ispirati nelle decisioni che prenderanno, esclusivamente, da esigenze di servizio verso gli ammalati, che rappresentano la categoria più bisognosa ed indifesa.

 

29.12.2009       Sac. Umberto Bonincontro


Le Famiglie a Rosolini per divenire un seme di speranza

L’Ufficio di Pastorale Familiare invita tutte le famiglie a Rosolini presso l’Oratorio San Domenico Savio, dove il noto relatore don Antonio Baionetta affronterà il tema: “Appartenersi per divenire un seme di speranza”. L’incontro – come ci dicono i responsabile dell’Ufficio Famiglia – “sarà pienamente fondato sull’anno sacerdotale che stiamo celebrando, si cercherà per questo di rendere partecipe le famiglie alla piena comprensione del  compito sacerdotale affidatogli dalla vocazione matrimoniale”. Il programma si svolgerà nei giorni dal 9 al 10 gennaio: Sono previsti momenti di preghiera, laboratori, relazioni, interventi. Per rendere possibile la partecipazione viene offerto un servizio Bay Sitter.

Scarica la locandina >>

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Il Vescovo a Butembo-Beni dal 9 al 20 Gennaio

È composto da 49 membri il folto gruppo che, presieduto dal nostro Vescovo, mons. Antonio Staglianò, si recherà in Africa, nella Chiesa gemella di Butembo-Beni, Nord Kivu del Congo, il prossimo 9 gennaio 2010, per fare poi ritorno a Noto in due gruppi (un primo gruppetto di dieci persone compreso il Vescovo, ritornerà il 20 gennaio, mentre gli altri prolungheranno la loro permanenza fino a domenica 24), invece don Roberto Masinda, il sacerdote africano di Butembo-Beni, in servizio pastorale a Rosolini, si fermerà nella sua diocesi di origine fino al 17 febbraio 2010.  Scopo principale di questo viaggio pastorale è di incrementare, sotto la guida del nostro nuovo Vescovo, che lo compie per la prima volta, il fecondo gemellaggio avviato dalla nostra chiesa cattedrale a Noto (quasi 22 anni orsono), il 21 aprile 1988 in occasione del 25° episcopale del nostro Vescovo emerito mons. Salvatore Nicolosi e con la presenza del Vescovo-“profeta” di Butembo-Beni di allora, mons. Emanuele Kataliko; gemellaggio che pose radici solide nel successivo viaggio di mons. Nicolosi a Butembo, nel gennaio 1990, durante il quale furono fissati i celebri 10 punti di concreto sviluppo dello stesso gemellaggio tra la nostra Chiesa di Noto e la Chiesa africana del Nord-Kivu. A partire da quel primo viaggio pastorale del gennaio 1990, si sono succeduti altri viaggi in Africa, ben concatenati e ricchi di frutti, dei successivi Vescovi di Noto: mons. Giuseppe Malandrino nel gennaio dell’anno giubilare 2000 e mons. Mariano Crociata nel gennaio 2008, mentre le analoghe visite dei Vescovi di Butembo-Beni a Noto (di mons. Kataliko negli anni ’90 e del suo successore, mons. Melchisedech Sikuli, in questi primi anni del 2000) sono state anch’esse visite pastorali molto arricchenti, che hanno portato a noi europei, appesantiti dalle scorie della cultura consumista e nichilista, la freschezza di una Chiesa africana giovane nella fede perché molto provata dalla sofferenza. Tessendo anno dopo anno rapporti spirituali e culturali non solo tra le due diocesi, ma soprattutto tra parrocchia e parrocchia, conoscendoci personalmente, ci siamo inoltrati nel solco fecondo della rinnovata ecclesiologia di comunione, universale e particolare, del Concilio Vaticano II. Il cammino su questo solco, d’altra parte, è stato approfondito anche dagli innumerevoli viaggi, dalla fitta corrispondenza epistolare, dal dono a Noto di esemplari presbiteri butembesi e dalle considerevoli realizzazioni socio-promozionali (vedi Centro Nutrizionale “Giorgio Cerruto”, incremento dell’Università Cattolica di Butembo, turbine per l’elettricità, ospedali, scuole, ambienti catechetici ed educativi, ecc.) che hanno costellato questi 22 anni di crescente gemellaggio, condotto dall’azione imprevedibile dello Spirito, attraverso il coraggio e la generosità di operatori pastorali, culturali e sociali di ambedue le Chiese sorelle. Ed ecco giunti a un’altra tappa: il primo viaggio pastorale a Butembo, voluto ed animato da mons. Staglianò, con una partecipazione numerosa (quasi 50 membri) e articolata (ben 9 sacerdoti e 39 fedeli laici da quasi tutti i vicariati, giovani e adulti, con variegate qualifiche pastorali, sanitarie, agrarie, commerciali, imprenditoriali ed educative), allo scopo di sviluppare in modo sempre più concreto sia il Centro Nutrizionale annesso alle crescenti facoltà dell’Università Cattolica di Butembo-Beni, sia i circa 30 gemellaggi tra le parrocchie delle due diocesi sorelle. In particolare, poi, questo viaggio si propone anche l’attuazione di due specifici obiettivi: a) un progetto pilota di autosufficienza alimentare della popolazione; b) un progetto ospedaliero, probabilmente nella città di Beni, in memoria di Pino Staglianò, fratello del nostro Vescovo, scomparso improvvisamente lo scorso 8 ottobre. Ma cosa troverà la nostra delegazione in Africa? Senz’altro una Chiesa rafforzata nella fede, nella speranza e nell’abbraccio della croce di Cristo, perché è al coraggioso servizio di un popolo tuttora oppresso e dimenticato sotto il gioco di indescrivibili vessazioni (specie sulle donne e sui bambini) e di insopportabili ingiustizie, di cui i mass-media, ben controllati dai potentati economici internazionali, solo raramente ci danno notizie, oltretutto ben ovattate per nascondere la vera causa di questa reale tragicità. Qualcosa, grazie a Dio, ce la presenta periodicamente e con coraggiosa verità il quotidiano cattolico Avvenire. La terza pagina dello scorso 6 dicembre è interamente dedicata alla assurda ed inumana tragedia, del Kivu nel Congo, sia al Nord (dove si trova la nostra diocesi gemella) che al Sud. Basta riportare qui i principali  titoli di questa pagina-servizio: “Kivu, la maledizione delle miniere, solo guerra e morte”; “Un paese lacerato, dopo 15 anni di guerra. Si stima che 5 milioni di persone abbiano perso la vita, due milioni gli sfollati. Le responsabilità pesano sui grandi Paesi, sui governi occidentali, che favoriscono la politica del caos per comprare minerali da intermediari”; “Le Nazioni Unite, solo ora, dopo 10 anni, ammettono che la loro missione è stata un fallimento”; “Oltre 50mila donne violentate e7 bambini su 10 vivono in condizioni di miseria estrema”. E nell’ambito di questa stessa pagina, il corrispondente di Avvenire da Bukavu (Sud Kivu), Anna Pozzi, riporta una impressionante e severa dichiarazione del Vescovo di Butembo-Beni, mons. Melchisedech Sikuli, definito dalla giornalista “voce coraggiosa della Chiesa e della società civile congolese”. Ecco quanto afferma mons. Sikuli: “ Le ricchezze minerarie del nostro Paese sono una delle ragioni di questo conflitto senza fine, in cui gli stessi congolesi si combattono gli uni  contro gli altri. È una situazione di violenza, ingiustizia, sfruttamento che non possiamo più tollerare. Resta la speranza che il male non avrà l’ultima parola”. Ecco, dunque, la tragica realtà del territorio della Chiesa africana, nostra gemella, verso cui  il nostro Vescovo si accinge ad andare incontro. È un viaggio pastorale mosso da lucida e coraggiosa intraprendenza evangelica, pronta anche al rischio di andare controcorrente rispetto alle forze oppressive di chi è accecato “dalla fame dell’oro”. Auguriamo che questo viaggio, veramente fraterno, in cui noi tutti ci sentiamo coinvolti, possa produrre frutti copiosi , frutti che vogliamo anche implorare con la nostra incessante preghiera.

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Il primo Gennaio la 43^ Giornata Mondiale della pace

Il primo gennaio la 43^ giornata mondiale della pace a cui il papa ha dato come tema “Se vuoi coltivare la pace, custudisci il creato”. Il Capodanno civile s’incontra con il culmine dell’ottava di Natale, in cui si celebra la Divina Maternità di Maria, e questo incontro trova una sintesi felice nella Giornata Mondiale della Pace. Per sensibilizzare i fedeli ci sono alcune copie del volantino con la proposta di passi concreti  per la salvaguardia del creato realizzato dalla nostra Caritas, reperibile presso le due librerie cattoliche di Noto e Modica. Ci sarà poi un momento di preghiera a Modica in San Pietro la sera del 1° gennaio alle ore 19,30 a cui, chi vuole, può unirsi: sono previsti la recita comunitaria del vespro e una riflessione di don Corrado Lorefice sulla pace evangelica alla luce dell’insegnamento  del Card. Lercaro e di don Dossetti.

Il Messaggio di Benedetto XVI Scarica>>

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Convegno Internazionale a Roma su Dio oggi

In un mondo in cui l’indifferentismo etico e valoriale di molti non pensanti, contro cui ha avuto parole di fuoco Massimo Cacciari, che ha denunciato il nulla ed il vuoto di chi ha rinunciato al pensiero, era lecito nutrire dubbi circa la riuscita del Convegno Internazionale sul tema “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”, organizzato dal Comitato per il Progetto Culturale della Chiesa Italiana.
Dubbi che una partecipazione massiccia e fortemente sentita ha subito diradato fin dalle prime battute, allorché Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, introducendo i lavori, ha evidenziato la verità dell’autosvelamento dell’Essere, di Dio che è amore. E’ proprio questa straordinaria realtà che ci indica Gesù crocifisso. La ricerca di Dio coincide con la ricerca dell’uomo: “Ti cercherò perché viva l’anima mia”.

Tre intense giornate di lavori: un appassionante “tour de force”

2500 partecipanti in tutto, di cui 1800 hanno seguito tutte le sessioni dei lavori delle tre intensissime giornate (10 – 12 dicembre 2009) a Roma presso l’Auditorium di via della Conciliazione; un vero tour de force, felicemente condotto a termine grazie alla gratificazione insita nell’ascolto, pur estremamente impegnativo, dei relatori: filosofi, teologi, scrittori, scienziati, biblisti, esteti di spessore mondiale.
“Una sana provocazione – ha affermato il sindaco di Roma Alemanno che ha portato il saluto dell’Amministrazione capitolina – contro il laicismo ideologico e l’ateismo spicciolo che allontana dai tempi profondi dell’esistenza, da ciò che è essenziale per l’uomo”.
Sospinto insensatamente fuori dai confini della cultura del Novecento, Dio ha dato luce e spessore al Convegno, che ha segnato l’inizio di una stagione nuova, stanca del totalitarismo scientista e del laicismo ossessivo, che hanno sospinto l’uomo nell’inestricabile ragnatela del nulla.
La domanda di senso, di futuro, di orientamento, sottesa all’intera manifestazione, ha trovato voce anzitutto nel messaggio di Benedetto XVI (letto all’Assemblea dal nostro mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei). Il Santo Padre ha rilevato la centralità della questione di Dio nel nostro tempo, in cui si tende spesso “ a ridurre l’uomo ad una sola dimensione, quella orizzontale, ritenendo irrilevante l’apertura al trascendente”. Ha quindi espresso l’auspicio che il Convegno “possa contribuire almeno a diradare quella penombra che rende precaria e timorosa per l’uomo del nostro tempo l’apertura verso Dio, sebbene Egli non cessi di bussare alla nostra porta”.
A posteriori, è impressionante constatare come tutti i vari momenti dell’Evento, come tutti i relatori, anche non credenti, si siano mossi sulla lunghezza d’onda auspicata dal pontefice, conferendo al Convegno la dimensione di un grande affresco della condizione dell’uomo d’oggi, volto a ritrovare la sua grandezza nella sua ansiosa ricerca del Creatore.

Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te

Ringraziando il Santo Padre per il suo messaggio, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, citando l’osservazione di S. Agostino : “Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te”, ha subito messo in chiaro come la questione di Dio non sia un interrogativo astratto, ma un imperativo strutturale che penetra nel profondo delle “fibre dell’uomo interiore, dove abita la verità”.
Tutto il Convegno, “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”, si è articolato nella prospettiva di una autentica “metafisica dell’humanum”, ponendo con forza la questione della Verità. Se l’arroganza ateista e l’illusione idolatra hanno mistificato e, in parte, ancor oggi mistificano ed occultano la questione di Dio, l’opzione verticale si incammina di nuovo verso la terra promessa. Citando Ludwig Wittgenstein, che ha affermato che “credere in Dio significa vedere che la vita ha un senso”, il card. Bagnasco ha precisato che, in un mondo succubo della sindrome relativistica, la ricerca di Dio esige scelte coraggiose di libertà interiore e che la vera esigenza oggi “è quella di far risuonare la bella notizia che è Gesù la risposta agli interrogativi e alle aspirazioni più profonde dell’animo umano”. Proprio per questo, egli ha rivendicato rispettosamente la dignità e la rilevanza culturale del Vangelo, “capace di interpretare l’esistenza e di orientare l’uomo viandante del nostro tempo, di ogni tempo”. Il Vangelo, infatti, è una comunicazione di fatti che cambiano la vita. Non a caso Benedetto XVI afferma che chi ha speranza vive diversamente perché gli è stata donata una vita nuova (Spe salvi). Basta ascoltare la voce di Dio che, come ad Emmaus, si avvicina ad ogni persona per rivelare l’uomo a se stesso.

Il Dio della fede e della Filosofia

Fondamentali sono risultate le relazioni del card. Camillo Ruini e del filosofo Robert Spaemann.
Il primo, presidente del Comitato del Progetto culturale, ha anzitutto spiegato di non riferirsi ad un generico concetto di Dio, “ma al Dio della nostra tradizione religiosa, il Dio di Abramo e finalmente, e soprattutto, il Dio di Gesù Cristo”. Dopo avere accennato alla difficoltà insita nella corposa presenza del male nel mondo, ha invitato a superare l’aporia osservando che, oltre al male, esiste nell’uomo il bene, spinto in molti casi fino alla santità. Ha quindi tracciato tre percorsi razionali verso l’esistenza di Dio: 1) il percorso ontologico a posteriori che ha la sua origine nella constatazione che esiste qualcosa piuttosto che nulla, per cui la nostra intelligenza non può non interrogarsi sull’origine dell’essere della realtà; 2) il percorso che ha il suo punto di partenza nella constatazione che l’universo è conoscibile da parte dell’uomo e rimanda ad una intelligenza originaria trascendente rispetto alla natura; 3) il percorso che parte dalla constatazione del bene e dalla percezione del valore morale e dell’obbligazione morale.
L’ex-presidente della Cei ha quindi analizzato i tre trascendentali dell’essere, del vero e del bene che portano a Dio insieme all’esperienza della bellezza, che poi è stata analizzata in altri momenti dell’Evento da studiosi del calibro di mons. G. Ravasi, Roger Scruton ed altri.
L’intervento del prof. Robert Spaemann è stato tutto centrato sulla ragionevolezza della fede in Dio e sull’unica risposta possibile per l’uomo che pensa: “Siamo costretti a pensare una coscienza che custodisce tutto ciò che accade, una coscienza assoluta… Se la realtà esiste, allora il futuro anteriore è inevitabile e con esso il postulato del Dio reale”. Citando Nietzsche che scriveva: “Io temo che non ci libereremo di Dio finché continueremo a credere alla grammatica”, il filosofo tedesco ha concluso che il problema è proprio che non potremo fare a meno di credere alla grammatica. Dunque, con buona pace di Nietzsche, che ha utilizzato la grammatica per esprimere il suo pensiero, l’uomo, per sua fortuna, non potrà mai rinunciare a Dio e al suo amore.
In uno stupefacente crescendo di interesse e di argomentazioni, di cui duole non poter dare una idea complessiva in un servizio giornalistico, i partecipanti al Convegno hanno potuto riflettere sulla presenza di Dio nel cinema e nella televisione in virtù delle puntuali analisi di Aldo Grasso della Cattolica di Milano, Mariarosa Mancuso, critico cinematografico, Adriano Aprà, docente di Storia del cinema all’Università Tor Vergata, e Paola Ricci Sindoni dell’Università di Messina, e nella letteratura e nella poesia, di cui hanno discusso lo scrittore Ferruccio Parazzoli, il poeta Davide Rondoni, lo scrittore Robert Schneider ed il giornalista Alessandro Zaccuri. E’ stata quindi la volta di “Dio e l’anima” con gli interventi di Giacomo Canobbio, teologo della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, Michele Lenoci della Cattolica di Milano e Giorgio Israel della Sapienza di Roma, e “Dio in libreria” attraverso un’ampia disamina del mercato librario religioso da parte di Paola Bignardi, ex-presidente dell’Azione Cattolica.

Dio, la vita umana e la ricerca di senso

Straordinariamente coinvolgente è risultata, a chiusura della prima giornata dei lavori, la tavola rotonda con il card. Carlo Caffarra, Giuliano Ferrara, che si è dichiarato “neofita convertito”, Aldo Schiavone dell’Università di Firenze, ed Enrico Berti dell’Università di Padova. Interessante la proposta di Aldo Schiavone, che ha reso esplicito il bisogno di una nuova evangelizzazione, conseguente ad una radicale riscoperta del Dio di Gesù per padroneggiare la potenza acquisita dall’uomo, per esempio nei campi della scienza, della biologia. Vibrante anche l’intervento del card. Caffarra che, esprimendo il bisogno inestinguibile di Dio e di beatitudine eterna ha così concluso: “Dio non esiste perché l’uomo cerca un senso, ma l’uomo cerca un senso perché Dio esiste”.
Impossibile, comunque, dar conto della ricchezza di argomentazioni; il rischio è di sintetizzare oltre misura facendo torto ai relatori.
I lavori sono stati ripresi l’11 dicembre con l’analisi della presenza di Dio nella cultura e nell’arte grazie alle magistrali relazioni del prof. Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica di Milano, del card. Angelo Scola, che ha descritto il martirio come la sconfitta di ogni eclissi di Dio, perché il martire abbraccia il anticipo il suo carnefice in nome del dono di amore di Dio stesso, e del prof. Roger Scruton dell’Istituto di Scienze Psicologiche della Virginia, secondo il quale la bellezza e la creatività sono aspetti diversi del medesimo cimento: “… nel creare bellezza l’artista rende gloria alla creazione di Dio. E la bellezza redime ciò che tocca”.
Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani, e mons. Gianfranco Ravasi, presidente, tra l’altro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, hanno quindi discusso con invidiabile competenza di Dio nell’arte figurativa di ieri e di oggi.

Dialogo tra le religioni ma nessun sincretismo

“Dio e le religioni” è stato poi il tema sviluppato da Francesco Botturi, docente di Filosofia morale alla Cattolica di Milano, Rémi Brague della Sorbona di Parigi e Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia, che ha denunciato l’ateismo pratico il cui esito è il nulla. Scacciata ogni tentazione verso il mercato del sincretismo, si è evidenziata la necessità di entrare nella prospettiva dell’altro per il necessario dialogo. Da questo punto di vista, la sorpresa è constatare che la fede cristiana parte proprio da questa esigenza di comprensione e di amore del prossimo.
Tra gli altri eventi, non si possono passare sotto silenzio le sottolineature di Pierangelo Sequeri della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e Pierpaolo Bellini, musicista e docente dell’Università di Macerata, sulla presenza di Dio nella musica ed il dibattito su “Dio e la violenza” che ha visto i contributi dell’arcinoto filosofo Emanuele Severino, di Luigi Cimmino dell’Università di Perugia, Angelo Panebianco, politologo e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed Eugenia Scabini dell’Università Cattolica di Milano. E’ stato decisamente escluso ogni rapporto del Dio di Gesù Cristo con la violenza: una insostenibile contraddizione in termini.

Creazione ed Evoluzione: nessun contrasto

Non poteva mancare naturalmente una conversazione su “Creazione e/o evoluzione”, a partire dal libro di Denis Alexander, biologo molecolare e docente a Cambridge, che ne ha parlato con Fiorenzo Facchini, antropologo e paleontologo, Gennaro Auletta della Pontificia Università Gregoriana e Giuseppe Tanzella Nitti, teologo della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Parlare di opposizione tra creazione ed evoluzione – è stato questo il senso profondo dei vari documentati interventi – significa non aver chiari i termini del problema o essere in malafede. Non c’è proprio nulla da scegliere tra creazione ed evoluzione perché l’una non esclude l’altra e dunque il presunto contrasto non esiste.
La seconda giornata dei lavori si è chiusa a tarda sera, ma in presenza di tutti i partecipanti, determinati a non perdere un solo istante delle riflessioni sui sostanziali temi trattati, con la tavola rotonda su “Dio, la Storia, la Politica”, cui hanno dato il loro contributo mons. Bruno Forte, presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, Ernesto Galli Della Loggia, politologo e docente di Storia presso l’Università Vita-Salute, Salvatore Natoli, docente di Filosofia presso l’Università Milano Bicocca e Francesco D’Agostino, docente di filosofia del diritto presso l’Università Tor Vergata di Roma.

La Chiesa, madre della democrazia

Il Dio biblico, il Dio di Gesù Cristo, che si compromette scandalosamente con la storia. Ecco l’unica vera questione per cui vale la pena di vivere e di morire: questo, con qualche ovvio distinguo secondo la formazione dei relatori, il concetto dominante della conversazione, che poi, abbordando il problema politico, ha dato modo ad Ernesto Galli Della Loggia di affermare che la Chiesa è la madre della democrazia, in quanto traduzione laica dei grandi principi umani del Cristianesimo. Degna di opportuna sottolineatura l’intuizione di S. Natoli per cui, se Dio è esperienza dell’imponderabile, la persona che ricerca percorre in fondo lo stesso cammino del credente.

Dio e le Scienze

La giornata conclusiva del 12 dicembre è stata interamente dedicata al tema “Dio e le Scienze”. Scienziati di indiscusso valore mondiale, come Ugo Amaldi, docente di Fisica medica all’Università di Milano Bicocca, Martin Nowak, docente di Matematica e Biologia presso l’Università Harvard, la più prestigiosa degli USA, Gorge Coyne, astronomo, già direttore della Specola Vaticana, oggi preside dell’Osservatorio dell’Università dell’Arizona, e Peter Van Inwagen dell’Università di Notre Dame du Lac dell’Indiana (USA), hanno demolito scientificamente e filosoficamente ogni presunzione scientista, ormai decisamente fuori del tempo e della realtà.
Interessante il concetto di fertilità dell’universo, introdotto da George Coyne, per il quale il libero arbitrio sarebbe da estendere a tutto il cosmo, nonché l’intuizione di Martin Novak, che, oltre alla mutazione e selezione naturale di darwiniana memoria, ha sviluppato la tesi della cooperazione, del mutuo aiuto presente nell’evoluzione.
E’ Dio il creatore e sustainer (sostegno) dell’universo; la scienza che nega Dio non è scienza, ma religione dell’ateismo. Filosoficamente, si può dunque concludere con Peter Van Inwagen che “l’Essere onnipotente ha creato un mondo darwiniano”.
Delle conclusioni di un Convegno di straordinaria ricchezza quanto a provocazioni su molteplici fronti che vanno dalla cultura alla fede si è fatto carico da par suo mons. Rino Fisichella. Dopo aver constatato la fine dei grandi ateismi ed osservato che oggi Dio non è negato ma sconosciuto, ha affermato che si è passati dal “Dio: un’ipotesi inutile” a “Dio: la possibilità buona per l’uomo” di G. Vattimo.

Veramente “Con Dio o senza Dio cambia tutto”

Il Convegno è stato come un sasso lanciato nello stagno su due fronti: quello della indifferenza e quello dell’ovvietà che fa emergere l’ignoranza che oggi domina sovrana sui contenuti religiosi. Mons. Fisichella si è poi soffermato, con chiaro riferimento a George Coyne, Martin Novak e Peter van Inwagen, sulla importanza della odierna cosmologia per la problematica di “Dio”: “La via cosmologica, che sembrava superata da quella antropologica, ritorna con maggiore intensità e con provocazioni ancora più forti”. Non ha poi dimenticato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Rettore della Pontificia Università Lateranense la via pulchritudinis, la via della bellezza, annotando come il rapporto tra bellezza e Dio sia a tal punto forte che “l’arte, la letteratura, la musica scomparirebbero per i quattro quinti se Dio non esistesse”, quel Dio che è venuto incontro a noi tramite Gesù Cristo fino a condividere la nostra stessa natura: “Niente come la fede nel Dio che si fa uomo provoca la libertà ad assumere in prima persona il principio di responsabilità. Il Dio che ama come Gesù è il Dio responsabile del fratello che non rimane nella solitudine della morte. […] Dunque, è proprio vero: con Lui o senza di Lui cambia tutto”.
Concluso il Convegno, comincia l’attività di riflessione sui contenuti che sono stati partecipati, attività che impegna ciascuno di noi.

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Il Vescovo sul Natale: evento che cambia e non buonismo

Il nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, nel desiderio di parlare del Natale al maggior numero dei fedeli della sua diocesi ha scritto per noi un messaggio, con la finalità di aiutarci a vivere nel miglior modo possibile il Natale 2009 – così scrive il Vescovo: “Le feste natalizie, ogni anno, inducono in ciascuno un sentimento di particolare bontà: a Natale si è tutti un pò più buoni. Il pensiero che Dio stesso in persona (= nella persona del Figlio) venga ad abitare tra gli uomini e che lo faccia nascendo in una condizione miserevole (= in una grotta), fuori dalla mura della città (= buttato fuori) commuove il cuore più freddo, suggerisce compassione. Il bimbo nato a Betlemme diventa poi il simbolo dei tanti immiseriti della terra, dei tanti piccoli di uomini senza cibo o vestiti: quanto basta per decidersi – una volta tanto (o una volta all’anno)- per un piccolo gesto di solidarietà – chiamato in gergo tecnico, ma non senza equivoci, “carità”.
Penso spesso alle “anastesie locali o totali” di noi cristiani (mi ci metto dentro per primo, per non dare l’impressione di far del moralismo) nel tempo che ricorda l’Incarnazione del Figlio di Dio, o forse sarebbe meglio dire, nel tempo in cui si fruisce esteticamente della sua apparizione sul teatro del mondo: alla fine chissà perché “il presepe è proprio bello da vedere”, notando i particolari e i singoli personaggi della scena centrale (Maria, Giuseppe, il bambino, il bue e l’asinello etc.).
Vorrei attirare l’attenzione sui “pastori”, quelli che riconoscono nel segno umile di un nascituro una presenza straordinaria di Dio alla vita dell’uomo perché “poveri” (senza grosse pretese o fantasie su Dio, desiderosi di vederlo e basta). Beata quella condizione di povertà tanto preziosa per accedere alla visione del nuovo volto di Dio mostrato nel piccolo di Betlemme quanto inesorabilmente sfuggita da tutti quelli che “religiosamente” pretendono vivere il santo Natale e “irreligiosamente” ne evadono il suo potente significato di appello al cambiamento radicale della vita: già, perché di questo si tratta a Natale.
L’Incarnazione del Figlio di Dio dice un fatto: Gesù non è semplicemente un uomo tra gli altri, ma è l’uomo vero, pieno, perfetto, perché è identico a Dio, è Dio nella sua identità di Figlio. Questa verità, che riguarda Lui, ne sviluppa però altre che toccano significativamente noi. Almeno a una di queste vorrei brevemente accennare per meglio assaporare il gusto di un Natale “santo” perché santificante, un Natale cioè che porti santità nella vita degli uomini, in termini di nuova amicizia, di riconciliazione degli affetti feriti, di rinnovamento fiducioso della fratellanza tradita, di rinascita di vera e giusta solidarietà, al di là della verbosa retorica dei discorsi di occasione.
Tento una sola puntuale considerazione:
In Gesù, il Figlio di Dio è tra noi. I suoi occhi racchiudono il mistero di uno sguardo che manifesta la cura infinita di Dio per l’umanità. In Lui il Padre ci guarda in modo nuovo, dichiarando la sua radicale donazione e dedizione alla nostra vita. Ecco la buona novella: in Gesù Dio non è più genericamente Dio, ma è il Padre dell’amore e della misericordia. La fede che accoglie questo annuncio cambia la storia, poiché Dio non è allora una entità anonima collocata nell’alto dei cieli (per altro mai raggiungibili) – Dio non è un sentimento vago di infinito o la percezione del Tutto avvolgente ogni cosa -, ma è Padre, cioè un Dio che ha volto, che ha nome, che è persona e che, pertanto, agisce, ama, entra in contatto, pretende spazio nella esistenza quotidiana di ogni uomo. Dall’Incarnazione in poi, a Dio si accede nella “carne” dell’uomo (“non puoi dire di amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi” o “chi dice di amare Dio e non osserva i comandamenti è un bugiardo”): ogni processo religioso di spiritualizzazione che distacchi Dio dalla vita concreta della gente è una falsificazione del Padre di Gesù. E se la vita umana scorre tra gli affetti e il lavoro, occorrerà allora che questo Dio incarnato proprio di questo si interessi. O meglio, bisognerà che i cristiani mostrino che Dio si è interessato della vita, da sempre e, particolarmente da quando facendo alleanza con Abramo gli promise figli e terra (= affetti e lavoro), fino a Gesù, il nato da un donna, Figlio di Dio, nella cui vicenda di solidarietà verso ogni uomo, di sofferenza e di morte-risurrezione, il Padre manifesta il profondo affetto che lo lega all’umanità: un legame nel quale il Figlio, per rivelare l’amore del Padre, gioca la sua stessa esistenza, spingendo il dono della vita fino a morire sulla croce.

23 Dicembre 2009

+ Antonio

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A Modica la quarta Parrocchia Ortodossa Rumena in Sicilia

Lunedì 14 dicembre nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Palermo è stato ordinato sacerdote il P. Nikolaj della Chiesa Ortodossa Rumena in Italia da Mons. Siluan, Vescovo Ortodosso Romeno per tutta la Diocesi di Italia.
P. Nikolaj sarà il Parroco della Parrocchia Ortodossa Rumena comprendente la nostra Diocesi e quella di Ragusa.
Sede provvisoria della Parrocchia sarà la Chiesa di Sant’Agostino a Modica messa gentilmente a disposizione dal Parroco Sac. Michele Fidone.
L’ingresso del Parroco nella nuova Parrocchia, eretta in Sicilia dopo quelle di Palermo, Catania e Canicattì, a Modica avverrà con la celebrazione eucaristica del giorno di Natale il 25 dicembre alle ore 10.
P. Ignazio La China è stato presente per portare, come Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo ed il dialogo, gli auguri al novello parroco da parte di Mons. Staglianò nostro vescovo e di tutta la Diocesi di Noto.

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Natale di Fraternità per gli alluvionati di Messina

La Caritas Diocesana invita a concepire e a presentare ai fedeli l’annuale colletta dell’Avvento e del Natale di fraternità che, come di consueto, destiniamo alle emergenze della famiglia umana, e quest’anno in particolare agli alluvionati di Messina. Ogni Natale ci ricorda come, con l’Incarnazione del Figlio, si è manifestato in modo pieno e definitivo la volontà del Padre di farci sua famiglia. Si tratta di una realtà che va vissuta con intensità di impegno e verità di atteggiamenti. La nostra Caritas da subito è stata presente, attraverso l’accompagnamento delle famiglie, ora sta avviando forme di microcredito per la ripresa delle attività economiche e progettando luoghi di comunità per ripristinare la vita sociale. Le offerte siano prontamente fatte pervenire al Vicario generale o tramite il conto corrente postale intestato alla Caritas diocesana di Noto numero 10030963.

 

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