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CARITAS ITALIANA: CORRESPONSABILITÀ, PER IL BENE COMUNE

Le proposte della Presidenza di Caritas Italiana su politiche di contrasto alla povertà e fenomeno migratorio

La Presidenza di Caritas Italiana, riunita in questi giorni a Roma, esprime alcune preoccupazioni su due questioni che coinvolgono gli ultimi, sulle quali ognuno è chiamato a fare la propria parte. Lo fa invitando alla corresponsabilità per trovare insieme opportunità di miglioramento, dialogando in spirito costruttivo. In questo senso, la Presidenza della Caritas, all’indomani dell’approvazione del “decreto lavoro”, chiede una riflessione attenta sulle politiche contro la povertà adottate e sulla gestione del fenomeno migratorio, caldeggiando un intervento strutturale.

Di fronte alla previsione governativa che va nella direzione auspicata di sostituire il Reddito di cittadinanza con due misure distinte – lAssegno per l’inclusione (Adi) e lo Strumento di attivazione (Sda) –, Caritas si augura che la proposta possa essere suscettibile di ulteriori revisioni che tengano conto dell’esperienza delle tante realtà che si occupano da anni di povertà a stretto contatto con le persone in difficoltà.

Nel ribadire che qualsiasi misura di contrasto deve assicurare a chiunque cada in povertà il diritto a una vita dignitosa fino a quando persiste la condizione di bisogno, occorre rilevare che l’Adi copre solo alcune categorie specifiche di persone in povertà e lo Sda utilizza il requisito anagrafico che non sempre rappresenta un criterio di maggiore probabilità di trovare un lavoro. Ancora troppo debole e discrezionale risulta poi il riferimento alla sussidiarietà locale, se si considera che l’inclusione delle persone è un processo radicato nei territori che deve essere integrato per riuscire a garantire risposte adeguate. Perché siano efficaci, le politiche di contrasto alla povertà richiedono interventi volti a ridurre la precarietà e il fenomeno del cosiddetto “lavoro povero”. Il decreto invece prevede strategie di detassazione che, seppur lodevoli, non sono configurabili come una politica dei redditi o di contrasto alla povertà. Senza dimenticare che il decreto prefigura un aumento della durata e dell’applicabilità dei contratti a tempo determinato, nonché l’ampliamento dell’utilizzo dei voucher.

Riguardo al fenomeno migratorio, la Presidenza di Caritas Italiana chiede che si esca definitivamente da una logica di emergenza per ragionare in termini strutturali. Servono, con urgenza e senza ulteriori rinvii, azioni congiunte a livello europeo, per mettere in atto tutti quei “canali legali” che consentono a coloro che comunque arriverebbero in Europa di non rischiare la propria vita. Le realtà diocesane sono coinvolte nell’accoglienza e sempre più chiamate a far fronte a situazioni che presentano notevoli criticità. Mentre aumenta il numero degli arrivi, è decisivo privilegiare un sistema diffuso di accoglienza che consideri prioritarie le strutture più piccole, per garantire standard qualitativamente elevati e un’efficace integrazione delle persone nel tessuto sociale.

Grande preoccupazione continua a suscitare infine la questione dei minori non accompagnati: è necessario individuare strumenti chiari che favoriscano il ricongiungimento familiare, attraverso percorsi tutelati e regolamentati per non alimentare reti illegali dedite allo sfruttamento e al traffico degli esseri umani.

IL CONTRASTO ALLA POVERTÀ È UNA PRIORITÀ

Ribadita la disponibilità di Caritas e CEI a fornire un contributo al Governo per una riforma dello strumento del Reddito di cittadinanza

Il futuro va costruito a partire dal presente, mettendo a frutto le lezioni del passato, per andare oltre le criticità attuali. Caritas Italiana e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI offrono il proprio contributo per la costruzione e l’elaborazione di proposte finalizzate a migliorare la condizione di milioni di persone in povertà.

Sostenere le famiglie e le persone in difficoltà economica deve essere una indiscutibile priorità per chiunque abbia a cuore il benessere del nostro Paese, soprattutto in un momento di crisi energetica e di galoppante inflazione. Per questo, in occasione della chiusura dei termini per la presentazione degli emendamenti alla Legge di bilancio 2023, Caritas Italiana e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI ribadiscono che, in quanto diritto di cittadinanza, occorre garantire alle persone in povertà una misura di sostegno, come accade in tutti i Paesi europei, nel rispetto della dignità di ciascuno. L’auspicio è che si possa creare uno spazio comune e partecipato di confronto e dialogo per migliorare e adeguare lo strumento del Reddito di Cittadinanza.

Caritas e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro si propongono come interlocutori per un percorso condiviso con tutti gli attori in campo

Secondo l’Istat, tale misura ha rappresentato per molte famiglie un aiuto concreto e in alcuni casi fondamentale, soprattutto nei mesi della pandemia, proteggendo dalla caduta in povertà un milione di persone (circa 450.000 nuclei). I nostri monitoraggi confermano la validità dello strumento che ha supportato numerose persone che si rivolgono ai servizi Caritas e che in alcuni casi sono riuscite a sganciarsi dal circuito dell’assistenza.

Molti sono stati i passi avanti fatti negli ultimi anni, ma non deve calare l’attenzione sulla povertà che richiede oggi più che mai di essere affrontata con lucide analisi e interventi adeguati. Rispetto alle previsioni contenute nella legge di bilancio 2023, che individuano alcune azioni transitorie per il 2023 e posticipano al 2024 la riforma complessiva del Reddito di Cittadinanza, Caritas e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI ricordano che potrebbe ripercuotersi negativamente sulle persone molto fragili la scelta di ridurre da 12 a 8 mesi il contributo per i beneficiari considerati “occupabili”. Tra di loro, infatti, ci sono coloro che non vivono in famiglie con minori, con persone con disabilità e con over 60enni, molte persone single, anche in situazioni di grave difficoltà e che, in base a questo criterio di occupabilità, potranno essere incanalate in percorsi di inserimento lavorativo, pur non essendo in grado di farlo. Sarà, dunque, necessario nei prossimi mesi monitorare l’intervento transitorio per far sì che la riforma del 2024 eviti e superi errori e criticità di questa fase.

Caritas Italiana e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI si propongono come interlocutori per avviare un percorso condiviso con tutti gli attori in campo. La sfida è formulare proposte ponderate e solidamente ancorate all’esperienza di questi anni, oltre che comprensive del punto di vista degli operatori del settore e di quello dei beneficiari.