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Testo integrale del gemellaggio sottoscritto il 21 aprile del 1988 dai vescovi Nicolosi e Kataliko

«La Chiesa di Dio che è in Noto, in occasione della Celebrazione del 25° anniversario di ordinazione episcopale del  Suo Vescovo, Mons. Salvatore Nicolosi, prende più coscienza di quanto afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II° nel Decreto sulla attività missionaria della Chiesa “Ad Gentes”:
 
1) “Tutti i fedeli, come membra del Cristo vivente, a cui sono stati incorporati ed assimilati mediante il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare all’espansione e alla dilatazione del Suo Corpo, sì da portarlo il più presto possibile alla sua pienezza” (AG 36).
 
2) “La grazia del rinnovamento nelle comunità non può avere sviluppo alcuno, se ciascuna di esse non allarga la vasta trama della sua carità sino ai confini della Terra, dimostrando per quelli che sono lontano la stessa sollecitudine che ha per quelli che sono i suoi propri membri” (AG 37).
 
3) “Sarà quindi utilissimo mantenere i contatti, senza tuttavia trascurare l’opera missionaria generale, … con una diocesi di missione, perché divenga visibile l’unione intima tra le comunità con il vantaggio di una reciproca edificazione” (AG 37). – Spinta da queste sollecitazioni, la Chiesa di Noto ha chiesto alla Chiesa di Butembo-Beni di costituire un gemellaggio pastorale.
 
Pertanto alla luce e in attuazione di questi principi del Concilio Ecumenico vaticano II°, la Chiesa di Dio che è in Noto e la Chiesa di Dio che è in Butembo-Beni (Zaire), rappresentata dal suo Vescovo Mons. Emanuele Kataliko, oggi, Giovedì ventuno aprile millenovecentoottantotto, nella Cattedrale di Noto, a conclusione della Solenne Liturgia celebrativa del 25° Anniversario di Ordinazione Episcopale di Mons. Salvatore Nicolosi, Vescovo di Noto, costituiscono tra di loro un gemellaggio pastorale, ai fini di uno scambio e una condivisione di beni, di persone e di esperienze per la espansione e maturazione spirituale del Corpo Mistico di Cristo.
 
A suggello di quanto sopra concordato e come primizia di una fattiva condivisione, S. E. Mons. Salvatore Nicolosi, Vescovo di Noto, offre a S. E. Mons. Emanuele Kataliko, Vescovo di Butembo-Beni, l’importo di tutte le offerte ricevute in dono dai fedeli della propria diocesi, in occasione della ricorrenza giubilare del 25° anniversario della sua Ordinazione episcopale, in ragione di 70.000.000 (settantamilioni), perché siano impiegate nella costruzione di due turbine generatrici di energia elettrica in favore dei fratelli dei quindici villaggi della Parrocchia di Lukanga nella sua diocesi di Butembo-Beni».  
 
Come emerge già dall’atto costitutivo l’apertura missionaria-comunionale con la Chiesa locale africana non si riduceva alla microrealizzazione: questa era solo un segno inserito in un cammino da maturare gradualmente. Così, infatti, si precisava: «Il collegamento caritativo e missionario-comunionale della Chiesa locale di Noto con questa Chiesa locale africana, voluto dal nostro vescovo in occasione della sua ricorrenza giubilare, non si ferma alla microrealizzazione-regalo. C’è qualcosa di più ampio e profondo che  inciderà certamente a far fare uno scatto di qualità alla nostra Chiesa verso gli orizzonti di universalità e mondialità missionaria».

Le radici missionarie della Chiesa di Noto

Prima del Concilio Vaticano II la Chiesa di Noto aveva aderito con entusiasmo alle iniziative missionarie come le giornate missionarie mondiali, la giornata per i lebbrosi, le iscrizioni alle Pontificie Opere Missionarie (i sacerdoti specialmente alla Pontificia Unione Missionaria del Clero) ed ancora le adozioni, i battesimi, le Borse missionarie e gli abbonamenti alle varie riviste missionarie. In diocesi c’era anche l’Ufficio Missionario Diocesano presso la Curia Vescovile. Poi, nei primi anni dopo il Concilio nacquero iniziative parrocchiali di preghiera per le missioni, gruppi giovanili missionari, pesche di beneficenza, mostre missionarie ed ancora raccolte di soldi, di indumenti e arredi sacri per le missioni. Si iniziò a partecipare ai convegni missionari a livello nazionale. In un articolo sul settimanale della diocesi (“Primi echi della Giornata missionaria Mondiale”, in  Vita diocesana 44-1966-2) così si legge: «Non ci sia mese senza aver fatto qualcosa per le missioni, senza qualche mia preghiera od offerta per coloro che lavorano sugli spalti avanzati del Regno di Dio». Nell’Ottobre del 1968 si organizzarono a Noto le Giornate diocesane missionarie nella chiesa del Collegio: la prima per i sacerdoti, la seconda per le suore e la terza, coincidente con la Giornata Missionaria Mondiale, per le associazioni e per i fedeli laici. Il papa Paolo VI per l’occasione inviò questo telegramma: «Augusto Pontefice formulando voti affinché Giornate missionarie diocesane siano provvida occasione affermazione et incremento ideale missionario imparte di cuore ven. clero partecipanti tutti implorata apostolica benedizione. (Card. Cicognani)». 

Negli anni Settanta l’impegno missionario in diocesi ebbe un grosso calo. Nonostante la crisi delle iniziative missionarie e l’insufficiente contributo nei confronti delle PP. OO. MM., in questi anni tuttavia la Chiesa di Noto iniziò a maturare la coscienza di essere missionaria in prima persona. Si incrementarono quindi i rapporti con i missionari originari della diocesi di Noto. Venne più volte a Noto monsignor Giorgio Scarso, di origine modicana, vescovo della Chiesa di Pathos de Minas in Brasile. Le visite dei missionari furono benefiche. Dopo una breve permanenza a Pozzallo di monsignor Scarso, così scrissero i componenti del gruppo missionario di una parrocchia: «Ci siamo accorti che anche noi abbiamo bisogno delle missioni. Infatti le notizie di bene, di fervore catechistico, ministeriale, caritativo ci hanno elevato ed infervorato ancora di più e la nostra cooperazione deve essere vista come una contestazione al nostro modo di vivere cristiano e come uno stimolo ad entrare in comunione con le Chiese di altri popoli».

Negli anni Ottanta ci fu un risveglio missionario in diocesi specialmente per la creazione del “mese missionario” in Africa, iniziativa proposta e guidata da don Salvatore Giordanella, allora parroco a Pachino. Don Salvatore denunciò un certo raffreddamento dello spirito missionario in diocesi e cercò di far prendere coscienza alla comunità che anche la chiesa di Noto è chiamata ad essere missionaria, è chiamata alla condivisione di ciò che possiede di più importante: il Signore Gesù Cristo. La missione, diceva, non è più un compito da delegare ad altri ma è un diritto-dovere della stessa Chiesa di Noto. «La Chiesa locale – sottolineò dalle colonne di Vita diocesana – è soggetto di missione, non riceve un compito, non fa opere di missione, non dà qualcosa per la missione, è vera Chiesa di Cristo se vive la missione. La nostra diocesi ha vissuto l’ottobre missionario 1980 con un pullulare di iniziative. Si parla bene, ci si entusiasma, si scrive benissimo sul dramma delle missioni, ma non si è coinvolti in prima persona per l’annuncio di Cristo ai popoli, e questo non è condivisione. La nostra Chiesa locale prega per le vocazioni missionarie, ma non manda nessuno. Il nostro seminario non ha maturato nessuna vocazione missionaria. Si, siamo contenti che abbiamo alcuni religiosi e religiose missionarie di origine della nostra diocesi, ma non sono figli maturati dalla Chiesa di Noto, e questo non è condivisione piena». Don Salvatore annunciò che un gruppo di cinque persone sarebbero partito nel mese di agosto per un viaggio organizzato da “Africa oggi” di Milano, ma non a titolo personale. Piuttosto in nome della comunità diocesana. Il gruppo rappresentava la Chiesa di Noto che gettava un ponte di amicizia e di solidarietà ad un’altra Chiesa giovane, quella di Iringa in Tanzania. L’allora vescovo di Noto, monsignor Salvatore Nicolosi approvò l’iniziativa. Il gruppo si recò in un villaggio dove erano presenti due sacerdoti di Agrigento. Al ritorno tutti erano entusiasti e rinnovati nella mentalità. Dissero: «Eravamo andati a dare, siamo tornati pieni perché abbiamo ricevuto». Nel 1982 partì per un mese per la diocesi di Butembo-Beni in qualità di fisioterapista Ausilia Garofalo, giovane della comunità di san Pietro in Modica, accolta da Concetta Petriliggieri, ginecologa, anche lei modicana, da tempo in missione in quell’angolo dell’equatore. Nel 1984 altri due giovani della comunità parrocchiale di san Pietro in Modica si recarono nella diocesi di Butembo-Beni, avendo come punto di riferimento Lukanga. Nello stesso anno l’esperienza si ripeté ancora nella Repubblica Democratica del Congo, ma nella diocesi di Isiro. Sempre nel 1984 nacque in diocesi il Centro Missionario per la Cooperazione tra le Chiese. Facevano parte del centro il direttore diocesano delle PP. OO. MM., alcuni membri delle comunità parrocchiali che avevano fatto l’esperienza missionaria in Africa e don Salvatore Giordanella.


Fonte: “Il gemellaggio tra la Chiesa di Noto e la Chiesa di Butembo-Beni. Esempio di cooperazione interecclesiale”. Tesi di Baccalaureato di Don Guglielmo Padua.

Fondamenti teologici della cooperazione interecclesiale

La missione non è, come spesso si crede, un aspetto della pastorale, un’attività tra le tante da fare, ma costituisce la stessa identità della Chiesa. L’identità della Chiesa, allora, oltre ad essere mistero di  comunione, è anche missione, cioè testimonianza al mondo dell’amore di Dio, manifestato in Cristo Gesù morto e risorto presente in mezzo a noi con il suo Spirito. L’attività missionaria, che si realizza con la Parola della predicazione e con la celebrazione dei sacramenti, è l’attualizzazione di questo piano di salvezza per tutti gli uomini in attesa della seconda venuta di Cristo. Dall’Eucaristia scaturisce la missione. Dopo che si è fatta, infatti, l’esperienza del sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo, non si può non cooperare a quest’opera di salvezza  nella storia, col dono della propria vita e con l’annuncio, affinché anche altri siano in comunione con i credenti. L’Eucaristia, perciò, oltre ad essere l’anima della Chiesa e della comunione, è fonte della missione al mondo. Nel Nuovo Testamento, con il termine “Chiesa” si indica l’unico corpo di Cristo, cioè l’insieme di tutti i credenti, o la singola comunità di cristiani che è presente in un determinato luogo. La Chiesa particolare è la concretizzazione nel tempo e nello spazio della Chiesa universale e la comunione delle Chiese particolari dà vita alla Chiesa universale. Il concilio, infatti, così anche definisce la diocesi. La Chiesa universale, allora, è presente nelle Chiese particolari, è costituita da esse ed è fondamentale, nonché vitale, che ogni Chiesa particolare si apra alla Chiesa universale e si senta ad essa legata.
 
Un tempo, quando l’occidente era in buona parte cristianizzato, la Chiesa  mirava ad evangelizzare i popoli delle nuove terre conquistate, ma l’attività missionaria era considerata compito del papa che mandava istituzioni e ordini religiosi in missione ad gentes. Anche all’inizio del nostro secolo i vescovi erano responsabili soltanto delle proprie diocesi, mentre il papa, per mezzo delle Pontificie Opere Missionarie, curava le missioni. Nel 1957 Pio XII nell’enciclica Fidei donum introdusse l’idea della responsabilità collegiale dei vescovi. Di conseguenza primi responsabili della missione ad gentes, sono tutti i vescovi in quanto successori degli apostoli: non più soltanto il Santo Padre. Il Concilio, in particolare, sottolinea che è compito del vescovo far crescere lo spirito missionario nella sua diocesi, istruire i fedeli a sentirsi parte di una Chiesa in missione, far in modo che abbiano un autentico senso cattolico e uno spirito universale, educandoli all’amore specialmente delle membra povere e perseguitate del Corpo mistico di Cristo; invitare i malati e i sofferenti ad offrire a Dio preghiere e penitenze per l’evangelizzazione del mondo; incoraggiare le vocazioni dei giovani e dei chierici per gli istituti missionari. Inoltre vuole che i vescovi, collaborando fra di loro e col successore di Pietro, promuovano ogni attività comune a tutta la Chiesa affinché la fede cresca in tutti gli uomini. Nella nuova prospettiva ecclesiologica del Vaticano II ogni Chiesa particolare è missionaria e ogni battezzato in quanto inserito in Cristo e nella Chiesa, è inviato. Non più solo i sacerdoti e i relgiosi-missionari, ma anche i laici. Questi non partono, però, a titolo personale, ma come rappresentanti di una Chiesa particolare, la quale impegna tutta se stessa nell’invio.

La cooperazione tra le Chiese al fine dell’aiuto reciproco e dell’evangelizzazione prende il nome di “cooperazione missionaria”. Già nel Nuovo Testamento si trovano forme di “cooperazione missionaria”. Paolo stesso dice che il suo assillo quotidiano è la preoccupazione per tutte le Chiese e sprona i Corinzi ad organizzare una colletta e quindi ad essere generosi nei confronti di quelle che si trovano in ristrettezze economiche. C’è anche scambio di persone: apostoli, profeti e diaconi.  Il capitolo undicesimo degli Atti ci narra della comunità di Gerusalemme che manda Barnaba ad Antiochia e questi, a sua volta, chiede alla Chiesa di Cilicia Saulo per condurlo ad Antiochia. Nello stesso capitolo si racconta anche di un gruppo di profeti che da Antiochia si recano a Gerusalemme e di una colletta in favore dei fratelli della Giudea. Sull’esempio delle prime comunità cristiane le Chiese locali, oggi, sono chiamate a collaborare, a scambiarsi beni e persone. Soprattutto fu Giovanni Paolo II a esortare la Chiesa alla cooperazione specialmente alla luce dei moderni mezzi di comunicazione che fanno crollare le distanze. Le Chiese ricche dell’occidente devono, così, aiutare le Chiese povere del terzo mondo, le Chiese antiche comunicare l’esperienza a quelle giovani e queste comunicare a quelle antiche, che spesso si trovano in stato di regresso, la freschezza e l’entusiasmo per avere scoperto il Vangelo. C’è “cooperazione missionaria”, infatti, solo quando ci si mette nell’orizzonte dello scambio. Scambiandosi energie spirituali e materiali,  le Chiese possono impegnarsi meglio nell’unica e comune missione di annunziare il Cristo. Il fine ultimo della “cooperazione missionaria”, infatti, è sempre l’evangelizzazione. Il termine “missione” assume, così, un significato più ampio. Non più solo missio ad gentes, un andare alle genti, presso i popoli che ancora non conoscono Cristo, ma anche cooperare con una Chiesa particolare aiutandola a diffondere il Vangelo, senza fermarsi alla cooperazione perché l’orizzonte dello scambio è sempre in funzione della missione al mondo.

Fonte: “Il gemellaggio tra la Chiesa di Noto e la Chiesa di Butembo-Beni. Esempio di cooperazione interecclesiale”. Tesi di Baccalaureato di Don Guglielmo Padua.


Museo del santuario di San Corrado fuori le mura

Presso il Santuario di San Corrado Fuori le Mura (eremo inferiore) trovasi il museo degli ex voto. Gli ex voto, donati dai fedeli al Santuario, sono conservati ed esposti per tipologia: abiti (di San Corrado, di battesimo, di matrimonio, militari, sportivi, ecc.), ex voto anatomici (in argento, metallo e cera), ori e argenti devozionali, dipinti, arredi sacri, modellini, ecc. Vi sono conservati anche oggetti appartenuti all’Eremita Venerabile Pietro Gazzetti.

Museo diocesano

La Diocesi di Noto ha da tempo deciso di costituire il Museo Diocesano di Arte Sacra.
Lo si è progettato secondo la struttura del “museo diffuso”, avente una sua sede centrale e principale nella città di Noto e altre sedi secondarie diffuse nel territorio della diocesi.
L’istituzione del Museo diocesano intende rispondere all’esigenza di custodire, recuperare e valorizzare la memoria della comunità territoriale della Diocesi di Noto e di comunicarla all’uomo d’oggi.

Esso, infatti rappresenterà l’entità storicamente più importante sotto tutti i punti di vista: della storia della Chiesa locale, dei suoi riti e tradizioni religiose, liturgiche e cultuali, degli sviluppi della cultura del territorio diocesano nei secoli, con particolare riferimento alle forme artistiche assunte nel tempo. Il museo costituirà, quindi, un prezioso strumento per promuovere la conoscenza del patrimonio culturale diocesano e, al contempo, per valorizzare e divulgare la storia della religiosità della nostro territorio.
Il museo diocesano si propone come il centro-motore di un ampio settore della vita culturale della diocesi. Mediante mostre, dibattiti, convegni, visite guidate e altre iniziative che in esso si svolgeranno, vuole essere un’entità viva, uno strumento quanto mai attuale ed efficace per una feconda pastorale della cultura e per una comunicazione straordinariamente vivace e accattivante sia di cultura che di fede.
Nell’ambito della Diocesi di Noto, il museo diocesano avrà un ruolo attivo di promozione e di formazione e opererà in stretta relazione con gli organismi diocesani competenti in materia di arte sacra e di beni culturali (Ufficio e Commissione diocesana per l’arte sacra e i beni culturali).

Dal punto di vista didattico e pedagogico, il museo diocesano potrà essere un abituale luogo di lezione, un laboratorio in vivo di cultura (artistica, storica, liturgica, iconografica) e valido organo di sensibilizzazione e consulenza per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio d’arte custodito nel territorio della diocesi.

 Dal punto di vista turistico-religioso, il museo potrà essere il punto di partenza, o di arrivo, di itinerari che si svilupperanno lungo tutti i maggiori centri della diocesi .
 La sede centrale sarà ubicata nel palazzo Landolina Sant’Alfano, edificio di notevole pregio artistico ubicato nel centro storico di Noto.
 Sono già stati completati i lavori relativi all’ala nobile del palazzo, verranno prossimamente appaltati i lavori di restauro relativi all’ala sinitra del palazzo. È stato approvato il progetto di allestimento.
I percorsi museali saranno tematici e si snoderanno attraverso varie sezioni, collegate fra loro.

Si prevede, inoltre, una ulteriore sezione periferica del Museo Diocesano presso la chiesa di San Paolo in Modica; i locali sono proprietà della Parrocchia San Paolo Apostolo di Modica. È stato conferito l’incarico di progettazione e, quando saranno completati i lavori, verrà emanato un decreto dell’Ordinario Diocesano con cui verrà dichiarato sezione del Museo Diocesano.
Il Responsabile del Museo Diocesano è il Dott. Salvatore Maiore, Direttore dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali e dell’Ufficio Archivio e Statistica della Curia Vescovile di Noto.


 

 

Biblioteca diocesana

La Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile di Noto ha sede presso il Seminario Vescovile di Noto.
Occupa un’area di mq 340 suddivisa in 10 vani di cui 1 adibito a servizio pubblico e 1 ad aula polifunzionale
La Biblioteca è regolarmente aperta al pubblico, con accesso su prenotazione.
Legale rappresentante è il Sac. Luigi Vizzini; Direttore della Biblioteca è il Prof. Corrado Perricone.
Si ritiene che la Biblioteca sia stata fondata nel periodo immediatamente successivo alla erezione della Diocesi di Noto, quindi intorno al 1844.
È di carattere prevalentemente teologico, biblico, filosofico, letterario.
Negli scorsi anni la Biblioteca è stata trasferita in nuovi e più funzionali locali del Seminario Vescovile ed è stato possibile, grazie ai finanziamenti dell’8×1000 della CEI dotarla di attrezzature hardware, di nuovi armadi compattabili, di armadi metallici a rete, e di arredi per gli uffici, i depositi e le sale lettura.
Attualmente i metri lineari di scaffalature dei magazzini sono 1.260 e i metri lineari delle scaffalature aperte sono 410.
Sono stati istallati nuovi impianti secondo le normative di sicurezza vigenti: antifurto, rilevamento fumi, lampade di emergenza, estintori, uscite di sicurezza.
È stata realizzata, dal Comune di Noto, una rampa per consentire l’accesso ai disabili, abbattendo così le barriere architettoniche.
È in corso di allestimento una sala che viene adibita ad aula polifunzionale per conferenze ed attività didattiche.
Nel corso degli ultimi anni sono stati acquisiti vari fondi librari identificati in base alle denominazioni dei donanti (persone fisiche e giuridiche):
 
1.  Fondo Mons. Staglianò (collocato nella sala studi)
2.  Fondo Mons. Nicolosi, (collocato nei depositi compattabili)
3.  Fondo Mons. Malandrino (collocato nei depositi compattabili)
4.  Fondo Mons. Floridia (collocato nei depositi compattabili)
5.  Fondo Padre Pisasale (collocato nei depositi compattabili)
6.  Fondo Parrocchia San Corrado F.M. (collocato nei depositi compattabili)
7.  Fondo Parocchia Cattedrale (collocato in armadi del corridoio)
 
La Biblioteca possiede un patrimonio librario di circa 70.000 volumi così ripartiti:
 
 manoscritti n. 10 cartelle
 incunaboli n. 1
 cinquecentine n. 75
 volumi editi dai 1600 al 1850 n. 7295
 volumi editi dal 1851 ad oggi n. 62.705
 stampati musicali n. 704
 
Notevole è il numero dei volumi del Fondo Antico che conta circa 7.000 volumi, catalogati e collocati in una sala con scaffalature in legno e in altre sale con scaffalatura metallica.

 

La Biblioteca è inserita nel Polo SBN (PBE) per le biblioteche ecclesiastiche.

Archivi delle chiese madri

Negli Archivi delle Chiese Madri oltre alla documentazione relativa all’anagrafe parrocchiale e a quella relativa all’amministrazione della parrocchia, sono spesso conservati gli atti delle curie vicariali fino al 1844 (anno di erezione della diocesi di Noto).

Chiesa Madre di Avola
Parrocchia S. Sebastiano – Chiesa Madre, Vico Buonarroti, Tel. 0931 831078
Responsabile Sac. Di Rosa Giuseppe

Chiesa Madre di Ispica
Parrocchia S. Bartolomeo Ap.- Chiesa Madre, Piazza Regina Margherita, Tel. 0932 959274
Responsabile Sac. Vizzini Sebastiano

Chiesa Madre S. Giorgio di Modica
Parrocchia S. Giorgio – Chiesa Madre, Via S. Michele, Tel. 0932 941279
Responsabile Sac. Stracquadanio Giovanni

Chiesa Madre S. Pietro di Modica
Parrocchia S. Pietro – Chiesa Madre, Corso Umberto 1, Tel. 0932 941074
Responsabile Sac. Lorefice Carmelo

Chiesa Madre di Pachino
Parrocchia SS. Crocifisso – Chiesa Madre, Piazza Vittorio Emanuele, Tel. 0931 846015
Responsabile Sac. Colombo Gaetano

Chiesa Madre di Pozzallo
Parrocchia Madonna del Rosario – Chiesa Madre, Piazza S. Pietro, Tel. 0932 953299
Responsabile Sac. Rosana Vincenzo

Chiesa Madre di Rosolini
Parrocchia S. Giuseppe – Chiesa Madre, Piazza Masaniello, Tel. 0931 856069
Responsabile Sac. Contarina Corrado

Chiesa Madre di Scicli
Parrocchia S. Guglielmo – Chiesa Madre, Via Neve 5, Tel. 0932 931278
Responsabile Sac. Di Pietro Concetto

Archivio capitolare della cattedrale

L’Archivio della Cattedrale di Noto comprende i fondi dell’Archivio Parrocchiale e dell’Archivio Capitolare; vi sono inoltre contenuti gli atti relativi ai cappellani corali e alle varie “opere” che facevano parte dell’amministrazione della Cattedrale.
Vi sono anche conservati il codice della “Vita Beati Corradi”, prima biografia di S. Corrado datata fine sec. XIV – inizi sec. XV (inserito originariamente nell’arca d’argento che contiene il corpo del Santo, intorno alla metà del sec. XX fu riposto in un artistico cofanetto ligneo) e il “Libro Verde della Cattedrale”, raccolta miscellanea di documenti documenti relativi ai secc. XVI-XX) tra cui la trascrizione integrale del testo del codice.
 La Chiesa Madre di S. Nicolò in Noto fu elevata a Parrocchia autonoma con la Bolla del Pontefice Paolo V del 22 maggio 1609, esecutoriata l’8 ottobre dello stesso anno.
 L’Archivio contiene i registri dei sacramenti impartiti non solo nella Chiesa Madre, ma anche nelle altre chiese sacramentali della città (SS. Crocifisso, S. Michele, S. Maria la Rotonda e Spirito Santo) a partire dalla fine del secolo XVII. Trattasi dei registri dei battezzati, delle cresime, dei matrimoni, dei defunti. Sono presenti anche altri registri parrocchiali: degli sponsali, della cronaca parrocchiale, ecc. Nell’Archivio sono inoltre contenuti i fascicoli delle pratiche matrimoniali (dal 1930 in poi).
 Il materiale del settore amministrativo è successivo all’erezione della Diocesi (1844).
 Il Capitolo della Cattedrale di Noto fu costituito quando, con la Bolla del Pontefice Gregorio XVI Gravissimum sane munus, il 15 maggio 1844 venne eretta la Diocesi di Noto; conseguentemente, la Chiesa Madre di S. Nicolò diventò Cattedrale e la Collegiata in essa presente venne trasformata in Capitolo della Cattedrale.
 L’amministrazione della Cattedrale non si identificava soltanto con l’amministrazione della parrocchia e con quella del capitolo. Vi era infatti una molteplicità di “opere”, fondate in periodi differenti, la cui gestione faceva capo al parroco della Cattedrale; fra le più rilevanti segnaliamo le Opere: Ansaldi, Maramma, Bonfanti, La Luminaria, Della novena del S. Natale e dello Spirito Santo, delle Quarantore, Scarrozza. 
 L’Archivio è stato ordinato negli anni 1995-1996 dal dott. Salvatore Maiore ed è stato dichiarato di notevole interesse storico dal Soprintendente Archivistico per la Sicilia il 9 giugno 1997. Il sigillo tondo raffigura San Nicola che cammina sulle acque con la legenda: CAPITOLO DELLA CATTEDRALE DI NOTO.


INVENTARI E ALTRI STRUMENTI DI CORREDO
S. MAIORE, Inventario dell’Archivio della Cattedrale di Noto, agosto, 1996.