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Tre sere biblica estiva. La giustizia di Dio è la sua misericordia

L’annuale convegno biblico che da anni si tiene a Marina di Modica presso la Parrocchia S. Maria Assunta ha costituito anche quest’anno per la nostra Chiesa locale una straordinaria opportunità di crescita nella comprensione della Parola di Dio. Il convegno, organizzato dall’Associazione “Padre Frasca” e dall’Ufficio catechistico Diocesano, ha trattato un tema alquanto attuale sulla relazione tra la misericordia e la giustizia di Dio: “Quando la misericordia accusa – attraverso i paradossi della giustizia biblica, leggendo Amos e Osea” . Relatore del convegno il Prof. P. Mario Cucca, o.f.m. che nelle tre sere del 27-28 e 29 Luglio ha coinvolto gli uditori con le sue sapienti ed efficaci argomentazioni accompagnate da un fervore che va oltre quella che può essere una semplice preparazione accademica. La prima serata è stata di carattere propedeutico, per porre le basi e offrire una chiave di lettura per le serate successive. Due i temi trattati: la Parola come elemento che porta all’esistenza e alla relazione e la figura del profeta come colui che parla al popolo per dire fondamentalmente che Dio “parla”, cioè “si rivela” per proporre una relazione col popolo ebreo. Nella seconda serata, attraverso il profeta Osea (2,4-25), è stato presentato lo stile della misericordia di Dio. Il brano, secondo il genere biblico del “rib” (una situazione giuridica in cui la parte lesa si rivolge direttamente al colpevole con un’accusa, volta sempre alla sua conversione e allo ristabilimento della relazione), mostra come Dio – tradito dal popolo che si è prostituito agli idoli dimenticando la relazione e l’alleanza – non accusa e non promette punizioni per ottenere una condanna ma per far riflettere e far rientrare in sé questo popolo. Il benessere e la felicità del popolo possono scaturire solo dalla sua relazione con Dio che ancora una volta prende l’iniziativa per primo senza chiedere nulla in cambio: la sua giustizia si manifesta nella sua misericordia.

 
La terza sera, partendo dalla lettura del profeta Amos (2,6-15), il relatore è arrivato a dimostrare come l’uomo debba rispondere concretamente alla giustizia e alla misericordia di Dio. Tutto ruota attorno alla coerenza tra senso religioso e relazioni col prossimo, che devono essere permeate dalla compassione, dal buon senso che va oltre la legge, anche se divina. Il profeta mette a nudo l’atteggiamento ipocrita del popolo che applicando la legge e trincerandosi dietro di essa, non tenendo conto delle circostanze e dei singoli casi, commette iniquità (summum ius, summa iniuria = il sommo diritto è somma ingiustizia) giustificate e camuffate poi da sacrifici, devozioni, riti sacri. Quella che può sembrare una storia molto lontana è una realtà molto attuale. Attraverso l’applicazione spietata della legge e il culto, spesso si maschera l’ingiustizia. Anche noi oggi rischiamo di passare per religiosi perché diamo spazio a tante pratiche e devozioni, utili certamente per la vita cristiana, ma valide soltanto se contrassegnate dalla misericordia e dal primato del prossimo (vedi la parabola del padre misericordioso e del buon samaritano). Insomma, un convegno che può costituire un valido supporto per le nostre comunità per una più autentica comprensione della ricchezza del dono della misericordia che sta contrassegnando in quest’anno pastorale ogni nostra attività.
 

Mons. Staglianò scaccia i Pokemon dalla Basilica

Riprendiamo e riproponiamo agli utenti del sito diocesano l’articolo apparso su “La Sicilia” del 3 Agosto 2016 in merito al dissenso espresso dal Vescovo sul dilagante fenomeno del “Pokemon Go”.
 
Stavolta mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, va diritto al punto. Parla dei Pokemon, di Pokemon Go e di questa mania che sta coinvolgendo un po’ tutti e che rischia, ancor di più, di aumentare le distanze dalla vita reale. Si rischia di vivere da alieni sulla terra. Stavolta è secco mons. Antonio Staglianò. Deciso. Non utilizza le “canzonette” dell’amico Marco Mengoni o di Arisa, ma prende in prestito le parole di Papa Francesco rivolte ai giovani durante i giorni di Cracovia. Che un prete, un vescovo come don Tonino che solca anche le reti televisivi nazionali, parli di cose attuali di un mondo che continua a stupire, in negativo ma anche in positivo, può starci. Anzi deve starci. Che prenda posizione, spieghi e inviti alla riflessione parlando del gioco del momento, dell’applicazione che sta battendo tutti i record e di cui si continua a parlare ovunque, un po’ di effetto lo fa. Anche perché a spiegarglielo, in breve tempo ma con esempi concreti, ci abbiamo pensato noi e quando gli abbiamo detto i programmatori hanno trasformato il seminario vescovile in uno dei tanti Pokestop seminati per Noto e che addirittura davanti la Basilica di San Nicolò, spunta una palestra per far crescere i Pokemon, gli è scappato il tipico sorriso di chi stentava a crederci. . Gli rispondiamo subito di e lui continua. . Eccole le parole di Papa Francesco, rivolte pochi giorni fa ai giovani durante la Giornata mondiale della Gioventù, riprese da mons. Staglianò per ricordare la differenza tra la vita reale e quella che viaggia sui telefonini di ultima generazione. Il suo discorso diventa poi più ampio, perché Pokemon Go è solo il punto di partenza di un’analisi a 360° che presto sarà anche argomento delle sue omelie. C’è una tecnologica che fa bene, aiuta e abbatte i confini. C’è un’altra tecnologia, invece, che questi confini li crea. Li erige come muri invalicabili, che finiscono per allargare le distanze. Prima tra la gente, poi con la vita stessa. . Intanto, però, ieri è stata battuta la notizia che un 28enne di Brooklin, Nick Johnson, è riuscito a catturare tutti i mostriciattoli riempendo il suo Pokedex (ovvero il raccoglitore dei Pokemon). Il web è pieno di notizie simili, alcune di una totale assurdità che non fa altro che evidenziare un problema piuttosto importante per la società attuale. Nel 2016 si fa ancora fatica a capire quale sia la tecnologia amica dell’uomo.
 

Noto. La festa estiva di San Corrado 2016

E’ stato reso noto il programma dei festeggiamenti estivi in onore di San Corrado Confalonieri, Patrono della città e Compatrono della Diocesi di Noto.
In occasione del Giubileo straordinario della misericordia, indetto da Papa Francesco, quest’anno l’arca argentea contenente le spoglie del Santo Eremita sarà traslata dalla Basilica Cattedrale all’Eremo di San Corrado Fuori le Mura.
L’evento, tanto atteso dai devoti, avrà luogo sabato 30 luglio, allo scoccare della mezzanotte, per tutta la notte, fino all’alba della domenica. L’Arca rimarrà in Santuario fino a sabato 20 agosto.
Domenica 31 luglio, all’arrivo della processione all’Eremo, il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, alle ore 6, presiederà la celebrazione dell’Eucaristia.
Da lunedì 22 agosto inizieranno i pellegrinaggi delle comunità parrocchiali di Noto e dei vicariati di Pachino e Rosolini.
Sabato 27 agosto, alle ore 19 i solenni Primi Vespri presieduti dal Vescovo, con la partecipazione del clero di Noto e degli alunni del Seminario Vescovile, daranno il via alla festa estiva del Santo.
Domenica 28 agosto alle ore 10,30, il solenne Pontificale presieduto dal Vescovo Antonio, con la partecipazione del Vescovo emerito, Mons. Giuseppe Malandrino, del Capitolo della Cattedrale, dei parroci di Noto e degli alunni del Seminario.
In serata, a partire dalle ore 19, la tradizionale processione dell’Urna di San Corrado, lungo le vie di Noto, animata dai portatori del Santo e dei Cilii. Infine, domenica 4 settembre, l’ottava della festa, con la processione conclusiva dei festeggiamenti.
“In quest’anno giubilare – ha dichiarato Mons. Angelo Giurdanella, Rettore della Basilica Cattedrale – tocca a noi lasciarci raggiungere dalla Grazia, perché la nostra vita sia plasmata e trasfigurata come quella di San Corrado, così aperta alle tante chiamate del Signore e così generosa nel seguire Cristo”.
 
 
 

Mons. Staglianò: “Francesco chiede ai giovani di essere liberi e agire per l’amore”

Riportiamo di seguito un’intervista sulla GMG di Cracovia, rilasciata dal nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, al “Giornale di Sicilia” di venerdì 29 luglio 2016. Il Vescovo commenta il discorso di Papa Francesco in occasione della cerimonia di accoglienza da parte dei giovani, spaziando poi sul significato e il messaggio delle Giornate della gioventù e infine riflettendo sull’attuale crisi mondiale per i recenti attentati terroristici.
 
“Il Papa ha invitato i giovani a essere liberi dalle schiavitù”, come quelle create dai “venditori di fumo”. Ha chiesto loro di “cambiare le cose” per “ricreare una civiltà dell’amore”.
Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, che nella sua diocesi nei mesi scorsi ha organizzato un raduno dei giovani in vista della GMG (Giornata Mondiale della Gioventù), chiarisce i passaggi principali dell’intervento del Papa in occasione della cerimonia di accoglienza a Cracovia. Per la seconda volta dal suo arrivo in Polonia, il Papa ha ribadito l’importanza dell’accoglienza. E il vescovo spiega che “l’accoglienza appartiene all’essere del cristiano. Per cui è la misericordia a rendere il cuore accogliente, qualsiasi siano i bisogni dell’altro. Misericordia e accoglienza sono le facce di un’unica medaglia, quella dell’amore”.
 
 
Quali messaggi emergono dalle parole del Papa ai giovani?
 
Papa Francesco ha portato ai giovani una persona: Gesù. Quindi, bisogna cominciare a parlare di cristianesimo non come di una dottrina o un insieme di insegnamenti morali. Il Papa propone la presenza di Gesù nella vita e nel cuore dei giovani perché possano stare insieme tra di loro. Un secondo grande messaggio è la critica ai ‘quietisti’. Il Papa ha lanciato un appello alla libertà dei giovani perché possano cambiare le cose, ha chiesto un’inquietudine volta a operare il bene, alla pace e alla fraternità. Perché si ricrei una nuova civiltà dell’amore. Poi, il Papa ha invitato ad accogliere Gesù come un dono della vita, perché non lo si può comprare.
 
Secondo lei, a chi fa riferimento il Papa quando parla di “venditori di illusioni”?
 
Il Papa ha giocato su un doppio significato della frase, perché prima ha parlato di venditori di illusioni e poi pensando all’Argentina ha citato i “venditori di fumo”, riferendosi al contrabbando e allo smercio di droghe. Le droghe sono illusioni e quindi ha chiesto ai giovani: “Che cosa volete? Una vita alienata? Oppure la forza dello Spirito che rende piena la vostra esistenza?”. Mi ha colpito che il Papa abbia intervallato la sua predicazione chiedendo ai giovani un feedback di risposta alle domande precise che lui faceva. Questa è una strategia comunicativa interessante. Ha poi addirittura citato la canzone degli alpini per dire che, se ci si tiene legati a Gesù, è lui a tenerci per mano. E qui emerge il grande tema della misericordia.
 
Come prevedibile nell’Anno del Giubileo straordinario della Misericordia…
 
Il Papa invita i giovani a puntare in alto, nonostante i fallimenti e le possibili cadute. Qui il messaggio del Papa raggiunge la massima concretezza. Dire questo significa aprire orizzonti. Francesco spiega che il problema non è cadere ma ‘restare caduto’. Ha così orientato i giovani alla santità vera del cristiano che ha a che fare con gesti di carità resi possibili nonostante le cadute. Per dirla con Goethe ne ‘I dolori del giovane Werther’: ‘Questa è la via, cadere sette volte e alzarsi otto’. Ciò non significa incitare i giovani a peccare, ma dare la speranza che nel fallimento ci si può rialzare perché l’Amore del Padre rilancia sempre nel cammino di santità.
 
Il santuario di Czestochowa è stato una delle prime tappe del viaggio del Papa in Polonia. Proprio in quella città si è svolta la Gmg nel ’91. Come si spiega questa scelta?
 
Il motivo è la figura di san Giovanni Paolo II. Cracovia e la Polonia è la terra di questo grande Papa pieno di umanità che ha dato vita alle Giornate mondiali della gioventù. Inoltre, la grande devozione della Polonia per la Madonna nera è un’altra motivazione forte. Credo che Papa Francesco abbia ritenuto opportuno fare un viaggio verso questa terra ricca di cattolicesimo che attraversa, però, oggi un processo di secolarizzazione galoppante. Rivitalizzare il cattolicesimo polacco significa rivitalizzare il cattolicesimo in Europa.
 
Le condizioni geopolitiche rispetto al ’91 sono cambiate. Allora per la prima volta la Gmg superava la cortina di ferro. Adesso qual è il valore di questo grande evento e della presenza del Papa in Polonia?
 
Il grande valore è contrastare il processo di secolarizzazione che tende a creare una convivenza tra gli umani senza tenere in conto i valori della fede cristiana. Credo che anche in Polonia avvertano le invettive contro la famiglia e il processo di desolidarizzazione. La solidarietà in quegli anni era un grande tema. Giovanni Paolo II scriveva una lettera sulla solidarietà come nuovo nome della pace. Da allora sono cambiate non solo le condizioni politiche, ma anche quelle economiche. L’ipermercato è entrato anche in Polonia e sta creando, come in tutta Europa, individualismi esacerbati, chiusura in se stessi, competitività. Quindi, la solidarietà sfuma. La presenza di Papa Francesco vuole essere, invece, un richiamo alla solidarietà, all’attenzione ai poveri.  
 
Francesco ha manifestato la volontà di voler dare continuità alla lezione di Giovanni Paolo II, chiamandolo in causa in più occasioni durante la Gmg. Quale aspetto vuole riproporre del papa polacco?
 
Quello per cui Giovanni Paolo II è diventato un grande Papa e Santo subito, cioè il suo messaggio umanistico. Dopo essere diventato Papa, Karol Wojtyla ha scritto l’enciclica “Redentor hominis”, cioè Gesù redentore dell’uomo. Tutto il suo pontificato è stato un appello: “Aprite il vostro cuore a Cristo”, perché solo lui sa cosa c’è profondamente nel cuore di ogni uomo. Quindi, credo che la continuità stia nel mettere in risalto l’umanità di Gesù da proporre ai giovani e a tutti gli uomini di buona volontà.
 
Il Papa durante il volo per la Polonia ha ribadito che nessuna religione vuole la guerra. Si può considerare una risposta ai recenti attacchi degli estremisti islamici?
 
 Il messaggio cristiano non può che essere di misericordia e di perdono. Il Papa dice che è una guerra a pezzi e non è una guerra di religione. Perché la religione è un rapporto tra uomo e Dio in cui Dio parla all’uomo di amore. Allora il Papa dice che la religione non c’entra niente. Perché è l’odio il soggetto. La maschera è religiosa. (fp)   
 
 
Filippo Passantino
 
 
 
 
 

Il vescovo di Noto presenta il libro “Credo negli esseri umani” nella sua diocesi natale.

Mons. Antonio Staglianó, il vescovo di Noto, lunedì sera, 18 luglio, ha regalato molto più dei versi delle sue amate “canzonette” al pubblico di Crotone, la sua diocesi natale in Calabria, venuto ad ascoltarlo e applaudirlo in piazza Immacolata per la presentazione del suo ultimo libro “Credo negli esseri umani” (Rubbettino editore).
Vere perle di teologia, filosofia, metafisica, accompagnate da analisi lucide e apertamente critiche di quella “realtà dell’ipermercato” che risucchia la società di oggi, che il vescovo ha intervallato coi versi di canzoni pop prese dall’ultimo Sanremo o dalle recenti hit parade – tutte rigorosamente italiane – intonate brevemente a cappella con la voce modulata di chi canta da prima di entrare in seminario.
Alla fine, applaudito e incoraggiato dalla folla, don Tonino – come tutti continuano a chiamarlo, nonostante porti lo zucchetto dal 2009 – si è concesso pure un assolo con il suo cavallo di battaglia Credo negli esseri umani di Marco Mengoni, col supporto di una bravissima band locale e dell’artista Maria Vittoria Mungari.
 
Nella serata, durata quasi due ore e mezzo, ha spaziato invece da Aristotele ad Arisa, da Platone a Patty Pravo, da Shakespeare, Sartre ed Hegel a Mina, Francesca Michielin, Lorenzo Fragola, fino a Nek e la sua Fatti avanti amore urlata al microfono con le strofe sostituite da un rap catechetico che parlava di carità e dono di sé.
La specialità di questo vescovo del Sud, prete dall’84, laureato alla Gregoriana, che preferisce imbracciare la chitarra più del pastorale, è proprio quella di far scivolare nell’animo della gente, dei giovani in particolare, concetti antropologicamente fondamentali come la morte, il nulla, il dolore, non attraverso una tediosa omelia bensì con le note che passano ogni giorno nelle stazioni radio.
Quindi per esortare ad un coraggioso “impegno di vita” che vada al cuore delle cose lui preferisce cantare L’essenziale di Mengoni, o per parlare dello “sballottamento tra la vita e il nulla” che annichilisce giovani e adolescenti cita Vuoto a perdere di Noemi. E per spiegare l’importanza del vivere recita a memoria L’Infinito di Giacomo Leopardi, ma alla fine canticchia Noi siamo infinito di Alessio Bernabei che forse aiuta a digerire meglio il concetto.
Qualcuno storce il naso di fronte a queste modalità poco ortodosse di annunciare il Vangelo. Ma a don Tonino poco importa; come afferma lo stesso Papa Francesco: “L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un Pastore con il suo popolo”. Quindi se il linguaggio universale della musica è in grado di “stabilire una connessione” aprendo il cuore di ragazzi oggi spesso “inebetiti” dietro una tastiera – per dirla con le parole del rapper napoletano Rocco Hunt – rendendoli sensibili alla parola di Dio, ben vengano le ‘canzonette’! E ben venga questa evangelizzazione svecchiata da tanti manierismi e moralismi se capace di spronare le nuove generazioni “a porre in atto una rivoluzione che migliori la vita”.
“I giovani sono capaci di grandi cose, di grandi gesti di solidarietà. Lo vedo come si attivano con i profughi nella mia diocesi”, ha detto infatti Staglianò. Serve solo una spinta per farli viaggiare Controvento, come recita il brano di Arisa, e non farli assorbire dalla “logica dell’ipermercato”. Quella per cui sei qualcuno solo nel momento in cui hai soldi da spendere e tempo da consumare. “Il problema non è che non vai in chiesa, ma il fatto che vai all’ipermercato, perché l’ipermercato mica ti risolve la vita anzi te la svuota” ha ammonito il presule. Oggi “nella borsa di una donna (e qui un’altra citazione di Noemi) non ci sono le speranze di una mamma con 4-5 figli che si sacrifica per dare un futuro, ma milioni e milioni di scontrini… Comprare è un inutile anestetico al dolore. Puoi comprarti il mondo ma la frustrazione non ti passa”.
Allora bisogna “fuggire dall’ipermercato e tornare all’essenziale”, quello che “è invisibile agli occhi” come fa dire Antoine Saint-Exupery al Piccolo Principe. L’essenziale è anche il dolore, lo stesso che don Tonino ha provato davanti alla morte prematura di suo fratello Pino: “In quel momento ho capito che quel dolore non si poteva consolare solo col tempo. Questo dolore doveva restare nudo e crudo in me perché questo mi rende un essere umano, questo mi fa provare il dolore che provano tutti gli esseri umani che muoiono”.
“Restare umani può e si deve” è l’imperativo di mons. Staglianò. “Se l’essere umano è un animale dotato di capacità di amare l’unico modo di realizzare la sua vita è amare”, con un amore “che si realizza nel corpo” come quello di Dio che “si è mostrato corporeo agli esseri umani attraverso Gesù Cristo”.
Poi, bisogna tornare a “pensare”: “Pensare vuol dire sapere chi siamo” ha spiegato il vescovo, “è gustare la vita, sentirne il sapore. Ritornare a pensare significa riflettere criticamente sulla realtà che ci stanno costruendo che è un paese dei balocchi, non la vera vita”.
Il problema, infatti, è che “non riusciamo più a stupirci” e dimentichiamo la “bellezza grande che è dentro di noi”. È bene allora recuperare questo stupore a cominciare dalle piccole cose. “Inizia dal bere un bicchiere di vino con tuo padre a cui magari hai rubato i soldi e l’hai parcheggiato in una struttura super organizzata in Svizzera!” ha detto Staglianò. Che ha ricordato l’ultimo periodo di vita del suo papà, segnato dalla malattia: “La sofferenza di mio padre era animata dal vedere che intorno a lui circolava l’affetto e l’amore dei suoi cari. Il problema degli esseri umani è infatti la solitudine, non il dolore o la sofferenza”.
Solitudine che diventa “brigantaggio” che “schianta e distrugge le famiglie”. “Sarebbe bello che in questo momento di crisi ci fossero famiglie che nelle parrocchie adottano altre famiglie” ha esclamato il vescovo di Noto. Ognuno – ha aggiunto – può compiere miracoli, può moltiplicare pani e pesci e far camminare i paralitici ovvero i disabili del nostro tempo. Come? Anzitutto guardando in faccia la realtà e chiamandoli per nome, senza fare “maquillage linguistici tipo ‘diversamente abili’ solo per togliersi fuori dalla coscienza di dover fare qualcosa per loro”. Il disabile, invece, “ha bisogno di te che spingi la carrozzella. Noi i paralitici possiamo farli camminare. Dobbiamo andare controvento in questa opulenta società europea e creare banche del tempo nelle nostre parrocchie”.
Oscillando tra Dostoevskij e Nek, il presule ha poi riflettuto sul tema della bellezza. Non la bellezza di Narciso che porta alla morte, ma quella del Crocifisso che vogliono togliere dalle pareti delle scuole perché “brutto” agli occhi del mondo, ma che è bellissimo per il cristiano perché simbolo dell’amore infinito di Dio. E la bellezza del presepe, anch’esso “brutto” perché narra la miseria e l’emarginazione che subì il Figlio di Dio nascendo. “Il presepe assomiglia a quelle donne che vengono incinta nelle nostre coste e magari muoiono pure in mare”, ha osservato Staglianò. E ha esortato: “Lasciati colpire dalla bruttezza del presepe così avrai occhi per la bellezza che Gesù ti comunica, che ti dice: ‘Nessun altro essere umano nasca come sono nato io’.

Nell’Anno Santo la festa della Madonna della Scala in Cattedrale

Si avvicinano i festeggiamenti in onore della Madonna della Scala, Patrona principale della Diocesi di Noto. Quest’anno, in occasione dell’Anno Santo della Misericordia, il Pontificale del 3 agosto sarà celebrato nella Basilica Cattedrale di San Nicolò, anziché in Santuario.
La celebrazione sarà presieduta dal nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, con la partecipazione del Capitolo della Cattedrale, del clero di Noto e del Seminario Vescovile.
Al termine della Messa si svolgerà, come da tradizione, la processione con il simulacro di Maria SS. Scala del Paradiso, che percorrerà le vie della città, per concludersi infine presso la Parrocchia del S. Cuore.
Presso il Santuario, nei giorni che precedono la festa sono previste numerose celebrazioni, in particolare, nella vigilia della solennità, i solenni Primi Vespri guidati dal Rettore del Seminario Vescovile, don Luigi Vizzini e animati dagli alunni del Seminario e la Messa mattutina del 3 agosto, celebrata dal Parroco del Santuario, don Gianni Donzello, con la tradizionale benedizione del pane.
 

XXV Seminario FISC a Noto. “Raccontare l’accoglienza”

 Sarà la capitale del barocco ad ospitare la XXV edizione del seminario annuale della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici (FISC)
Ideato da Mons. Alfio Inserra, direttore de “Il Cammino” di Siracusa, il seminario di aggiornamento per i giornalisti ed in particolare i giovani che si avvicinano a questa non facile professione, sviluppa ogni anno un tema specifico.
In continuità con le precedenti edizioni che hanno coniugato il “Raccontare i migranti” (2014 Ragusa); Raccontare il territorio” (2015 Furci Siculo. Messina) il tema proposto al venticinquesimo seminario aggrega il valore della coesione come segno e garanzia dello sviluppo.
Non si può ritenere vero sviluppo sociale il progresso economico (che purtroppo non si manifesta) se prima non vengono garantiti i valori della cooperazione, della coesione, dell’accoglienza.
La dimensione umana dovrebbe prevalere sulla ricerca del benessere economico, che spesso si concentra su pochi a svantaggio della classe operaia.
Com’è stato evidenziato nel recente convegno di Confindustria svoltosi presso la St Microelectronics a Catania nei giorni scorsi, per le imprese del Mezzogiorno lo sviluppo è legato ai nuovi bandi, i cui decreti sono in corso di registrazione alla Corte dei Conti.
I bandi e i progetti avranno maggiore efficacia e produttivi se, alimentati da coesione, solleciteranno la cooperazione delle aziende in rete. Oggi la cultura di rete costituisce un filone nuovo a garanzia di uno sviluppo che produce benefici e progressi a vantaggio dell’intera società.
Ecco un “elettrochoc per il Sud” che cerca sviluppo e nuovi sentieri per valorizzare il già tanto prezioso patrimonio naturalistico e artistico della nostra terra di Sicilia.
Dall’estremo Sud, dove è attiva la Fondazione del Val di Noto, che ha attivato cantieri educativi e progetti sociali di attenzione agli ultimi e alle periferie, giunge ai giornalisti dei settimanali cattolici d’Italia una proposta d’innovazione ed un percorso di servizio attraverso i messaggi della comunicazione veicolati dalla carta stampata o dai siti internet animati da giornalisti cattolici, attenti ai valori dell’uomo e al reale progresso della società che non può essere offuscato dalle apparenti innovazioni sociali sbandierati come “diritti conquistati” a scapito della morale, dell’etica, del vero umanesimo che trova la sua centralità nel Cristo.
Ricerca, sviluppo, industrializzazione, cultura di rete, cooperazione e coesione sociale costituiscono gli elementi intrecciati di un’unica catena che regge e guida il cammino storico della società, a passo con i tempi, e ben adoperando gli strumenti tecnologici e informatici che agevolano l’azione e il lavoro dell’uomo, ampliando in dimensione cosmica l’informazione e la comunicazione sociale.
La coesione che in fisica descrive la proprietà delle molecole di restare strettamente unite tra loro, grazie alla reciproca forza di attrazione, e figurativamente descrive l’unione, gli accordi tra le parti, la solidarietà, la forza di una squadra che si alimenta di coesione tra i singoli componenti.
Al seminario di formazione sono invitati giornalisti da ogni parte d’Italia e l’Ordine dei Giornalisti ha assegnato un qualificato numero di crediti formativi e professionali.
Il direttore del settimanale della diocesi di Noto “ La Vita diocesana”, dott. Pino Malandrino (335 8773312 coordinerà i lavori del seminario che avrà inizio il 22 settembre prossimo.

Rag. Di Raimondo: costruire, nel silenzio ma con tenacia, il bene

 Il 5 Luglio ci ha lasciato il Rag. Rosario Di Raimondo. Fa parte di quelle persone che costruiscono nel silenzio il bene. Per lunghi anni fu segretario dell’Opera pia “Assistenza all’infanzia” e poi dell’Opera Pia “Michele Grimaldi” che a quei tempi gestiva, tra l’altro, il convitto di Cannizzara. Quindi ha lavorato nella ferriera di Pozzallo, garantendo i proprietari con la serietà e la scrupolosità del suo operare, e così garantendo soprattutto lavoro a molti. La pensione non ha fermato il suo spirito di servizio, quello spirito di servizio “antico” generato dai valori morali della nostra terra, spirito di servizio sostenuto e alimentato da una fede forte e semplice e da un senso alto del dovere e della giustizia, della correttezza e della massima gratuità . E così, andando in pensione, un giovedì santo dopo la messa crismale è nata l’idea, alla presenza di Mons. Nicolosi che tanto lo ha stimato, del suo volontariato alla Casa don Puglisi. Per dieci anni ha garantito un’amministrazione scrupolosa, che ora continua sulle basi da lui poste. Era contento che le somme per la Casa don Puglisi si trasformavano, oltre che nella solidità del lavoro sociale garantito da operatori appassionati e generosi, in realizzazioni solide man mano che procedevano quei lavori che hanno reso la Casa solida, accogliente, bella. La sua presenza è stata sempre costante, gioiosa, seria e ottimista al tempo stesso, schietta e cordiale, tesa a coinvolgere. Per questo dà l’idea dell’amministratore fedele di cui parlano i vangeli, che sa moltiplicare talenti. Il suo forte affetto familiare si è dilatato nell’affetto di una Casa grande che sostiene nel cammino della vita molti. Lo scrupolo dell’amministratore responsabile è passato dal luogo di lavoro ad un volontariato serio improntato a fedeltà e competenza, non approssimativo o generico. Soprattutto ci resta la sua cordialità, il suo entusiasmo, la sua gioia che speriamo invoglino molti a spendere per il bene il proprio tempo, a rendere pieno il tempo della pensione dilatando il bene. L’eucaristia di saluto è stata celebrata nel duomo di San Giorgio giovedì 7 luglio alle ore 16.

La Diocesi saluta con affetto i quattro sacerdoti di Butembo – Beni

Ritorneranno in Africa, il prossimo 6 luglio, i quattro sacerdoti della diocesi gemella di Butembo-Beni (Repubblica Democratica del Congo) a conclusione dei 5 anni di servizio pastorale nella nostra Diocesi, nell’ambito dello “scambio pastorale” previsto tra le due Diocesi gemelle. Conosciamo bene questi sacerdoti, apprezzati e stimati dalle nostre comunità cristiane: l’Abbé DEOGRATIAS KAKULE PATANGULI che ha svolto il suo servizio pastorale nelle parrocchie: S. Francesco e “Tre colli” di Pachino; SS. Salvatore di Jungi a Scicli; S. Luca di Modica. L’Abbé M. Léonce KASEREKA BAMBISA il quale ha svolto il suo servizio pastorale nelle parrocchie: S. Caterina, Chiesa Madre, SS. Crocifisso e Santuario Sacro Cuore in Rosolini; San Giovanni Battista in Avola; inoltre ha frequentato il Master in Consulenza familiare presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II in Laterano a Roma. L’Abbé Benjamin MBUSA WATHUMA ha svolto il suo servizio pastorale nelle parrocchie: Chiesa Madre di Pozzallo e SS.Salvatore di Jungi a Scicli. L’Abbé Robert KASEREKA NGONGI che ha svolto il suo servizio pastorale a Noto, con l’incarico di Vice rettore della Basilica Cattedrale e di Coordinatore del gemellaggio; inoltre ha conseguito il Master in Bioetica presso l’Ateneo pontificio Regina Apostolorum di Roma (sede di Noto), e la Licenza in Teologia Morale presso l’Istituto Teologico S. Paolo di Catania.

 
Questi quattro sacerdoti sono stati per la nostra Chiesa locale un edificante segno di zelo sacerdotale e pastorale che si è saputo ben fondere con le loro profonde qualità umane e spirituali. Domenica scorsa, nella Basilica Cattedrale di Noto, durante la celebrazione dell’Eucaristia domenicale, la comunità diocesana ha avuto modo di salutarli e di augurare loro un felice ritorno nella Chiesa che li ha generati alla fede. Commossa e sentita celebrazione, nella quale il popolo di Dio li ha ringraziati per il generoso servizio, non prima di aver ringraziato il Signore che li ha donati per questo lungo tempo alla nostra Chiesa netina. La loro partenza lascerà sicuramente un vuoto nelle comunità in cui hanno svolto il loro servizio pastorale, anche se ci conforta la certezza che porteranno nella loro terra il nostro affetto e la nostra vicinanza.
 

Comunità di parrocchie e mobilità del clero: il parroco moderatore, le nuove nomine

Il nostro Vescovo Antonio, con la seguente lettera indirizzata ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli laici, pone l’accento sulla figura del parroco moderatore e sulla comunità di parrocchie, per un cammino sempre più sinergico e missionario della nostra Chiesa locale. Inoltre, formalizza unitariamente le nuove nomine per l’anno pastorale 2016/17
 
 
Comunità di parrocchie e mobilità del clero:
il parroco moderatore, le nuove nomine
 
Per un cammino sempre più cristiano e missionario della nostra amata Chiesa
 
Carissimi,
santo popolo di Dio della Diocesi di Noto e amati presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, vi saluto di cuore nel Signore.
Pensando al nuovo anno pastorale, ho voluto provvedere già entro la fine di Giugno – come fanno ormai in tantissime diocesi italiane – alle nuove nomine. I presbiteri avranno così la possibilità di risolvere entro l’estate le questioni “logistiche” legate agli spostamenti, ma anche quelle “spirituali e umane” ben comprensibili in ogni distacco affettivo, com’è giusto che sia in ogni parrocchia, famiglia di tante famiglie.
E’ giusto che i nostri fedeli laici vengano opportunamente istruiti sul fatto che tutti i sacerdoti, compiuti i 75 anni, danno le dimissioni dal ministero pastorale di parroco ed esprimono la disponibilità al vescovo di essere destinati ad altre mansioni pastorali, mettendosi al servizio per le confessioni, la direzione spirituale, la visita agli ammalati e l’aiuto ai poveri, la predicazione o quant’altro il vescovo chieda, sgravati dalle incombenze amministrative e giuridiche del “governo” della parrocchia. E’ ciò che Papa Francesco ha chiesto ai vescovi nell’ultima assemblea della CEI nel maggio scorso, ricordando che quanto vale per i sacerdoti, vale anche per i vescovi.
E’ giusto anche che i fedeli laici vengano opportunamente istruiti sul fatto che la mobilità del clero è una priorità pastorale per dinamizzare la missione, l’evangelizzazione, nella libertà del cuore, fondamento della condizione celibataria del sacerdote, tutto donato alla Chiesa: non possediamo niente, perché tutto è della Chiesa e di Gesù, perciò siamo liberi di spostarci in qualsiasi parrocchia della Diocesi per servire il Signore, pur dentro le fatiche inevitabili, ma sempre con gioia.
Ricordo poi la mia insistenza sul portare l’Eucaristia nella vita, come pure ad accettare la fatica di una comunione più ampia
attraverso le “comunità di parrocchie”. L’istituzione
delle “comunità
di parrocchie” (lo
ricordo a chi ha la
memoria corta)
è stato il bel frutto di un cammino
sinodale che ha
coinvolto per anni
l’intero popolo di
Dio, in particolare
i presbiteri e tutti gli organismi
di partecipazione
ecclesiale, convergendo in un Convegno diocesano
(dedicato al tema)
dal quale siamo
ripartiti per rilanciare e strutturare
meglio e concretamente la proposta
di una più efficace
“sinergia pastorale”, specialmente nel momento
estroverso (=missionario) delle nostre parrocchie.

C’è allora molto bisogno delle “comunità di parrocchie”, proprio per evitare che l’evangelizzazione si fossilizzi nel recinto parrocchiale e non sappia trovare le strade giuste per “uscire” verso pascoli più ampi, come invece vorremmo fare nel progettare per la nostra Diocesi una “Evangelizzazione itinerante” che impegni soprattutto le Aggregazioni laicali e l’Ordine diaconale. D’altronde l’Evangelii gaudium di Papa Francesco offre tutte le istruzioni del caso.
Sia detto con chiarezza e solennità: le comunità di parrocchie salveranno le nostre parrocchie dall’autoreferenzialità e dalla burocratizzazione. Esse non sostituiscono la parrocchia, ma la completano: la parrocchia cura la dimensione “domestica” e coltiva le “cose essenziali della fede”; la “comunità di parrocchie” s’impegna nel rapporto con il territorio per problemi trasversali.
Perciò, esorto i sacerdoti tutti a superare ogni difficoltà e a non stancarsi nel portare avanti il cantiere delle comunità di parrocchie: è questa la base per una rinnovata “spiritualità di comunione” – fulcro centrale di ogni riforma della vita del clero, volta a superare la minaccia esistenziale della solitudine del prete – e di un nuovo sinergismo pastorale, capace di manifestare e dare testimonianza alla comunione del Presbiterio, unito al vescovo.
Questa comunione, meglio visibilizzata – non nell’ostentazione, ma nella conversione a forme di vita comune -, è già in atto evangelizzazione nuova e anche “Evangelizzazione itinerante”: a questo serve la figura del “parroco moderatore”, ben spiegata nei numeri 16 e 17 della mia quinta Lettera ai presbiteri, “Ferito dall’Amore”.
Questo è, peraltro, l’orizzonte entro il quale hanno lavorato i vescovi italiani da anni su: “La riforma della vita dei presbiteri diocesani”. Fino a quelle attese autorevoli istruzioni, abbiamo a nostra disposizione, per la nostra Diocesi, il Vangelo, le cinque Lettere ai presbiteri del vescovo, il testo del II Sinodo diocesano e il Magistero di Papa Francesco, insieme alla spiritualità diocesana, che spinge a trovare forme di vita comune tra i preti, sinergie nel lavoro pastorale ed effettiva comunione, cioè vera fraternità.
Solo su questa via potremo tutti superare l’individualismo e il narcisismo che, come atmosfera diffusa, respiriamo nella società odierna, ma anche quella cruda solitudine, oggigiorno rischiosissima per tanti di noi.
Annuncio la costituzione di un Ufficio diocesano dedicato al tema della “Fragilità” che verrà diretto da don Fortunato di Noto, cui ho dato il compito di studiare l’ultimo motu proprio del Papa “Come una madre amorevole” per costruire – a partire da lì – un possibile statuto del nuovo Ufficio.
Cito solo l’Incipit: “Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi: si tratta di un compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme. Consapevole di ciò, la Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che esso deve essere esercitato. Pertanto i Vescovi diocesani, gli Eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare, devono impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”.
Vi auguro di vivere un’estate distensiva e anche laboriosa, nell’evangelizzazione soprattutto di quanti verranno da turisti sulle nostre spiagge e nelle nostre belle città. Il nostro sogno è che attraverso la nostra presenza e testimonianza di santità cristiana i nostri turisti si trasformino tutti in pellegrini, sulle vie della conversione e della carità cristiana.
Vi saluto di cuore, mentre formalizzo unitariamente le nuove nomine annunciate progressivamente in questi giorni. Una preghiera.
 
Noto, 29 giugno 2016
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
 
 
+Antonio Staglianò, Vescovo di Noto
 
 
 
 
 
 
Le nuove nomine per l’Anno Pastorale 2016-2017
 
POZZALLO:
Sac. Paolo Catinello, vicario parrocchiale nella comunità di Parrocchie Santa Maria di Portosalvo – San Paolo Apostolo.
 
SCICLI:
Sac. Davide Lutri, vicario parrocchiale Parrocchia SS. Salvatore (Jungi).
 
ROSOLINI:
Sac. Giovanni Roccasalvo, vicario parrocchiale nella comunità di Parrocchie Chiesa Madre San Giuseppe – SS. Crocifisso.
 
NOTO:
Sac. Luigi Vizzini, parroco moderatore nella comunità di Parrocchie San Corrado nella Cattedrale, Madonna del Carmine, Santa Maria alla Rotonda, San G. Battista alle Anime Sante.
Sac. Francesco Ingegneri, parroco in solido nella comunità di Parrocchie San Corrado nella Cattedrale, Madonna del Carmine, Santa Maria alla Rotonda, S. G. Battista alle anime sante.
Sac. Manlio Savarino, vice rettore del Seminario Vescovile, direttore Centro Diocesano Vocazioni.
Sac. Giuseppe Di Rosa, amm. parrocchiale Parrocchia San Guglielmo – Calabernardo.
 
AVOLA:
Sac. Rosario Sultana, Parroco in solido nella comunità di Parrocchie Chiesa Madre San Sebastiano, San Giovanni Battista, Santa Maria di Gesù.
 
 
PACHINO:
Sac. Giovanni Di Luca, vicario parrocchiale nella comunità di Parrocchie San Giuseppe, Madonna di Pompei, SS. Angeli, SS. Pietro e Paolo
 
MODICA:
Sac. Stefano A. Modica, parroco moderatore nella comunità di Parrocchie Sant’Anna, SS. Salvatore, Madonna delle Grazie.
Sac. Giuseppe Di Stefano, vicario parrocchiale Parrocchia Sacro Cuore.