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IN RICORDO DI MONS. SALVATORE NICOLOSI, GIÀ VESCOVO DI NOTO (1970/98)

Un vescovo fattosi Chiesa, Mons. Nicolosi. Che avviò la Caritas diocesana e la fece crescere nella corresponsabilità dei battezzati, per "riscoprire Gesù lungo le strade" della vita

In un tempo in cui le nostre Chiese sono in cammino sinodale, si avverte un forte senso di gratitudine per Mons. Nicolosi, il pastore che ha guidato per ventotto anni (dal 1970 al 1998) la Chiesa netina in stile sinodale, tanto da indire e aprire il Secondo Sinodo diocesano “per riscoprire Gesù lungo le nostre strade”. E concludendolo con una lettera in cui affermò in modo profetico: «La Chiesa non è opera di singoli, fossero pure grandi santi. La Chiesa è comunione, e quindi cammino comune, ‘sinodo’ nella sua stessa essenza».

Ecco le parole del prof. Maurilio Assenza, in occasione del X anniversario della nascita al cielo del carissimo Mons. Salvatore Nicolosi

Dieci anni fa ci lasciava Mons. Salvatore Nicolosi che, nel contesto del rinnovamento conciliare della Chiesa di Noto, avviò la Caritas diocesana insieme al suo vicario generale Mons. Francesco Guccione (poi primo direttore) con forte convinzione sulla sua “funzione pedagogica”, aiutando anche la nascita di tanti segni generati dal grembo della nostra Chiesa, che ancora oggi continuano a dire come il Vangelo diventa relazione attenta ai più poveri e lievito della storia.

Un vescovo fattosi Chiesa Mons. Nicolosi, che fece crescere nella corresponsabilità dei battezzati, fino a convocare il secondo Sinodo diocesano (1992-1996) per “riscoprire Gesù lungo le strade” della vita: le tante questioni emerse divennero scelte di conversione e passi pastorali, con la preoccupazione di non disperdersi in riti e attività, ma di coltivare “l’essenziale della fede”.

Da qui la “Chiesa povera e dei poveri”, la “visita evangelica” come prima presenza sul territorio, l’impegno a cercare con tutti la giustizia e la pace, l’attenzione alle povertà del mondo e la cura della Casa comune con gli “occhi aperti dal gemellaggio con Butembo-Beni”, vissuto nella reciprocità e nello scambio pastorale.

Ha rinnovato e fondato tutto sulla Parola, ma ha anche accompagnato con ascolto sempre attento, discrezione e sapienza, affabilità. Sempre ricordando che conta anzitutto il rapporto con Cristo (“che non resti un fantasma!” – raccomandava) e la misericordia, “l’affetto in Cristo” – che aveva richiamato fin dall’immaginetta della sua ordinazione presbiterale.

SULLE TRACCE DI DON GIOVANNI E DON GIUSEPPE

Nella diocesi di Noto, Mons. Nervo e Mons. Pasini hanno lasciato segni importanti: ci hanno aiutato ad essere Chiesa - Il ricordo di Maurilio Assenza

don Giovanni Nervo e don Giuseppe Pasini, rispettivamente primo Presidente e Direttore di Caritas Italiana

Il 21marzo, nel giorno della scomparsa, ricordiamo nella preghiera e con gratitudine don Giovanni Nervo e don Giuseppe Pasini, rispettivamente primo Presidente e Direttore di Caritas Italiana, che ci hanno lasciato nella stessa data del 2013 e del 2015.

Come diocesi di Noto abbiamo avuto la grazia di vivere una convinta attuazione del Concilio da parte del vescovo Mons. Salvatore Nicolosi, maturando la consapevolezza della chiamata ad essere “Chiesa povera e dei poveri” già negli anni Ottanta. Per aiutarne il cammino, Mons. Nicolosi invitò Mons. Giovanni Nervo che divenne, intervenendo all’annuale convegno diocesano del 1986 “Dall’eucaristia alla missione” e ritornando più volte in diocesi, un sapiente consigliere lasciando tracce, non solo nella Caritas diocesana, ma nell’intera Chiesa di Noto.

Il primo aiuto fu a concepire la Caritas nel suo servizio pedagogico che diventa lievito nel comune cammino. Ci corresse, rispetto al rischio di Caritas cittadine troppo tese all’operare, insistendo sulle Caritas parrocchiali per animare il tessuto ordinario della vita cristiana, e noi abbiamo mantenuto fedeltà alla consegna strutturandole con chiaro impegno pedagogico raccordato con gli altri ministeri, distinguendole dal centro di aiuto. Quanto all’impegno nel territorio abbiamo sperimentato per alcuni anni la proposta di Mons. Nervo della Scuola socio-pastorale, e continua questa consegna nell’essere attenti a fare incontrare operatori sociali, educatori ed operatori pastorali per alleanze generative di tessuti di bene comune.

E grazie a Mons. Nervo, consultato da Mons. Nicolosi, abbiamo pensato il gemellaggio con la diocesi di Butembo-Beni in Congo come gemellaggio pastorale, nello scambio di visite e di presenze e nell’apertura ai drammi della famiglia umana. E Mons. Giuseppe Pasini, in un incontro, aiutò ulteriormente a non dimenticare che la carità deve affrontare le cause dei problemi e la giustizia sociale, mentre dialogando con lui abbiamo riscritto lo statuto della Caritas diocesana che ha recepito, insieme alle consegne sinodali sulla “Chiesa povera e dei poveri”, i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Per questo il nostro ricordo è commosso e grato: don Giovanni e don Giuseppe restano vivi come Padri della Chiesa del Concilio e parte della nostra famiglia diocesana! Il grazie diventa rinnovata attenzione alle loro grandi consegne: essere Chiesa come la Casa di Betania, capace di relazione e di coraggio; Chiesa che nella sinodalità non vuole dimenticare i poveri e dare loro, non qualcosa, ma anzitutto ascolto, voce, accoglienza fraterna, difesa!