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REPORT STATISTICO DI CARITAS ITALIANA: I DATI SICILIANI

Si continua a registrare un impoverimento anche nel nostro territorio siciliano e si tratta sempre più di persone italiane. Il focus sulla situazione in Sicilia

Cresce il numero delle persone accompagnate e aiutate dalle Caritas diocesane. Il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana “La povertà in Italia” valorizza i dati di 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane.

Si tratta solo di quelli “informatizzati”: i servizi e le opere sui territori sono molti di più. Ne emerge una fotografia drammatica che richiama l’impegno di tutti. Quelli presentati non sono soltanto “numeri”, ma soprattutto 269.689 “volti”. Persone che rappresentano altrettante famiglie, visto che la presa in carico spesso risponde alle esigenze di tutto il nucleo familiare.
Ma quali sono i dati delle Caritas di Sicilia? Chi si rivolge ai volontari e con quali difficoltà? E con quali forme di aiuto sono accompagnati?

Focus Sicilia Report povertà 2024: dati e lettura della situazione

Per Domenico Leggio, Delegato Regionale Caritas, “si continua a registrare un impoverimento anche nel nostro territorio siciliano e come evidenziano i volti – più che i numeri – delle persone incontrate trattasi di persone italiane. Ovviamente quanto rilevato dalla rete dei centri di ascolto è un campione rispetto agli innumerevoli servizi attivati da tutte le Chiese di Sicilia e dalle Parrocchie ma rappresenta bene quanto vivono le persone nei nostri territori“. Più nel dettaglio “si confermano alcune preoccupazioni come l’Abitazione (dal campione si rileva chiaramente la presenza di Senza Dimora), la Salute, l’Istruzione e la conseguente bassa scolarizzazione, il Lavoro non solo precario ma anche povero perché insufficiente a soddisfare i bisogni della persona e del nucleo familiare, l’impossibilità a raggiungere le proprie aspirazioni e direi i propri sogni“.

Nella lettura dei dati, per Leggio “rispetto a quanto emerge è necessaria la costante e forte alleanza con le Istituzioni pubbliche affinché possa attuarsi una co-programmazione che tiene conto di una serie di misure innovative dettate dall’esperienza sul campo e rilevate direttamente dall’incontro personale che i nostri volontari ed operatori agiscono quotidianamente. Una gratitudine – aggiunge – va a loro che ci consentono di raggiungere le persone incontrandole non solo nei bisogni ma anche negli sguardi, nelle emozioni e nella costruzione di una speranza possibile e di una restituzione di dignità ed al nostro Osservatorio Regionale delle povertà e delle risorse per il servizio che svolge”.


MESSAGGIO DEI VESCOVI DI SICILIA PER LE ELEZIONI EUROPEE

Appello a chi abita la nostra regione e soprattutto ai giovani: "A non lasciarsi ammaliare dal canto delle pericolose sirene del pessimismo, della rassegnazione, del disfattismo e astenersi dal voto".

I vescovi di Sicilia, alla vigilia delle elezioni europee, hanno lanciato un appello, soprattutto ai giovani. L’invito è «a non lasciarsi ammaliare dal canto delle pericolose sirene del pessimismo, della rassegnazione, del disfattismo e astenersi dal voto».

Per i vescovi l’astensionismo può diventare «un silente passo che ci allontana dal sogno di un’Europa che dia respiro alla storia affermando gli autentici diritti umani». Un diritto, quello al voto, che diventa dunque quasi un dovere per i cittadini della Sicilia, isola «ancora chiamata ad essere all’interno dell’Europa unita piattaforma di pace di integrazione per i tanti popoli del Mediterraneo che cercano in Europa salvezza e lavoro».
Insieme con l’invito al voto anche la necessità di creare «spazi condivisi di incontro e dialogo» per un voto consapevole che deve mirare «all’edificazione del bene comune».

L’augurio dei vescovi è che «il Parlamento Europeo possa essere quell’istituzione detentrice del potenziale necessario per affrontare e risolvere le molteplici questioni generate dalle numerose trasformazioni epocali».
In allegato, scaricabile a fondo articolo, il testo completo del Messaggio dei Vescovi di Sicilia per le elezioni europee


NOI+. SE VALORIZZI TE STESSO PROMUOVI IL VOLONTARIATO

Nell’anno europeo delle competenze 2023, Forum Terzo Settore e Caritas Italiana promuovono un'indagine per far riconoscere le competenze dei volontari e valorizzare tutto il volontariato

Nell’anno europeo delle competenze 2023, Forum Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre, portano avanti l’impegno per far riconoscere le competenze dei volontari.

Attraverso l’indagine “NOI+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato“, si punta a coinvolgere 10mila volontari nel nostro Paese per far emergere, attraverso un questionario da compilare su www.noipiu.it, le competenze acquisite durante la loro esperienza e compiere così il primo, imprescindibile passo verso il loro riconoscimento anche all’esterno.

Le attività di volontariato hanno infatti ricadute positive, oltre che sull’acquisizione di consapevolezza di sé e della società, anche sulla formazione, sul lavoro e nell’esercizio della cittadinanza attiva. Ad oggi, però, non esiste un sistema che riconosca formalmente e valorizzi le competenze dei volontari, mentre lo stesso Codice del Terzo Settore punta al raggiungimento di questo obiettivo, disponendo che vengano definiti “i criteri per il riconoscimento in ambito scolastico e lavorativo delle competenze acquisite nello svolgimento di attività o percorsi di volontariato”.

Il traguardo è molto importante per le organizzazioni di volontariato e per tutto il Terzo settore.

Chiunque abbia svolto, almeno una volta nella vita, attività di volontariato, può rispondere a semplici domande su www.noipiu.it: scoprirà competenze che non pensava di avere, contribuirà a far emergere il proprio valore e quello della propria rete e a rafforzare il ruolo del volontariato per una società più inclusiva e partecipata.

Qui i materiali comunicativi da scaricare per diffondere il questionario.

Qui il video promo:

Una testimonianza dal Presidio Caritas di Pachino

IL COSTO DELLA VITA NELLA FASCIA TRASFORMATA

In vista della Quaresima: accogliamo il grido d'aiuto dei fratelli immigrati che affrontano ogni giorno fame, mal tempo, sfruttamento e isolamento

Dal Presidio Caritas di Pachino

Nell’era della globalizzazione, si fanno sempre più i conti con i bilanci aziendali. Le aziende moderne devono avere sotto controllo le finanze delle proprie attività per riuscire ad ottimizzare i costi di produzione. Una delle voci di costo di maggiore incidenza è legata al personale in servizio e, tra i settori maggiormente segnati da questa incombenza, c’è l’agricoltura nella quale la scarsa possibilità di meccanizzazione e la stagionalità delle produzioni obbligano ad un turn over di personale molto spinto.

Incontrando le realtà produttive del Sud-Est Sicilia per analizzare questo fenomeno più da vicino si scoprono anche altri aspetti particolari: per sopperire alla forte incidenza del costo del personale si preferisce ricercare la soluzione nel lavoro irregolare. Questa scelta permette, infatti, di risparmiare in maniera importante sulla quota contributiva dovuta ai lavoratori regolari nonché sulle spese di assunzione e mantenimento del dipendente in forza all’azienda. Continuando il viaggio si può anche scoprire che molti di questi lavoratori irregolari sono travolti nel meccanismo del caporalato.

Questo fenomeno non si limita solo all’aspetto della trattativa economica tra i caporali, i lavoratori e le aziende bensì nasconde tante altre sfaccettature altrettanto gravi e dilaganti. Infatti le squadre di lavoratori che vengono assoldate dai caporali sono per lo più costituite da extracomunitari senza dimora o ammassati all’interno di casolari sperduti per le campagne all’interno dei quali vivono in un regime di semi-schiavitù e di totale isolamento.

Basta fare una camminata tra le campagne della fascia trasformata del Sud-Est Sicilia (da Pachino a Santa Croce Camerina) per trovare tanti piccoli apprestamenti di fortuna dentro i casolari abbandonati o, peggio, sotto qualche albero secolare. In queste “abitazioni” si incontrano vite e storie di uomini tra le più disparate ma tutte caratterizzate da episodi di sofferenza, schiavitù e solitudine; basta guardarli negli occhi per cogliere il bisogno di aiuto e sentire il grido di disperazione che urla nel loro cuore.

Sono uomini fuggiti dal loro Paese a causa delle guerre e che in Italia, contro agni loro aspettativa, affrontano ogni giorno la fame, il mal tempo, lo sfruttamento e il totale isolamento.
Quando li incontri non puoi far a meno di sentire nascere dentro di te un desiderio di fare qualcosa e di aiutarli nelle maniere più semplici e impensate e di pensare che è una situazione così grande che non si sa da dove cominciare.
Poi ci si ferma un attimo a riflettere e viene da pensare: ma come può esistere una situazione del simile nel 2023, in un Paese “Occidentalizzato e civile” e sotto gli occhi di tutti? Sembra assurdo, sembra un paradosso, ma è così! E, mentre il mondo è impegnato, a buon ragione, a trovare soluzioni per i costi di produzione, nessuno discute o pone attenzione sulle situazioni di povertà estrema che una cattiva politica del lavoro e dell’accoglienza può creare. Ci si preoccupa dei costi dei dipendenti ma mai del valore della vita e della dignità umana.

Ma se sul piano politico ed amministrativo non esiste una cura rapida al problema, sul piano umano si può fare molto: basterebbe abbattere il muro di indifferenza che ognuno di noi erige nella propria vita. Non tutti possiamo essere missionari della povertà o salvatori di vite umane ma tutti possiamo dare il nostro piccolo contributo. D’altra parte il principale problema per i fratelli extracomunitari (come per tutti i poveri) è costituito proprio dall’isolamento. Servirebbe accogliere e far nostro l’invito di Papa Francesco: «Non lasciamoci contagiare dall’indifferenza». Rimanendo indifferenti, infatti, ci facciamo anche complici della cattiva politica e della cattiva umanità che ha reso quegli uomini poveri ed emarginati.

Accogliamo il cammino di Quaresima che ci si avvicina come un’occasione per far rinascere in noi il desiderio di aiutare e di essere servitori come Cristo ha fatto con noi, lavando a nostra volta i piedi a chi ha più bisogno e a quanti vivono soli ed emarginati.
«Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo», diceva Madre Teresa di Calcutta.

Emanuele Blanco, operatore del Presidio Caritas Pachino


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