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DOMENICA 19/11 LA VII GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Il primo appuntamento però è alle 19.00 di venerdì 17 novembre a Pozzallo, nella chiesa di Santa Maria della Fiducia, dove aarà presentato il report regionale della Caritas sulle povertà

Non distogliere lo sguardo dal povero (Tb 4,7)

Carissimi,
anche quest’anno ci prepariamo a vivere la Giornata Mondiale dei poveri e lo vogliamo fare a partire dalla lettera pastorale del nostro Vescovo Salvatore che ci chiede una fraternità ospitale. Come da Calendario pastorale, il primo appuntamento per introdurci alla Giornata dei poveri, è fissato alle 19.00 di venerdì 17 novembre a Pozzallo, presso la chiesa di Santa Maria della fiducia. Sarà presentato il Report regionale della Caritas sulle povertà da parte di Domenico Leggio, direttore Caritas di Ragusa e delegato regionale.

Riprendendo il Messaggio che Papa Francesco ha scritto in occasione di questa giornata sottolineiamo dei passaggi:
● Alla fine dell’anno liturgico la Giornata mondiale dei poveri – scrive il papa – «è un appuntamento che progressivamente la Chiesa sta radicando nella sua pastorale, per scoprire ogni volta di più il contenuto centrale del Vangelo». Il tema di quest’anno Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4,7) rimanda, attraverso la storia di Tobia, la consegna dell’amore da parte del padre Tobi come cammino della vita che si concretizza in un invito preciso: «Ogni giorno, figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandamenti. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell’ingiustizia» (4,5).
● Una storia, quella di Tobia, da riprendere. Va colto in particolare un gesto concreto che Tobi consegna al figlio: “portare” a pranzo un povero. Commenta il papa: «Come sarebbe significativo se, nella Giornata dei Poveri, questa preoccupazione di Tobi fosse anche la nostra! Invitare a condividere il pranzo domenicale, dopo aver condiviso la Mensa eucaristica. L’Eucaristia celebrata diventerebbe realmente criterio di comunione. D’altronde, se intorno all’altare del Signore siamo consapevoli di essere tutti fratelli e sorelle, quanto più diventerebbe visibile questa fraternità condividendo il pasto festivo con chi è privo del necessario».
● Nella lettera del Papa si approfondiscono le motivazioni della carità che diventano più profonde attraversando la prova, che ci fa poveri noi per primi e permette di capire meglio i poveri. Dopo aver ricordato sia le belle testimonianze (spesso silenziose) di tanti sia le molteplici situazioni di povertà ed anche il discernimento che richiedono, il papa scrive: «La nostra attenzione verso i poveri sia sempre segnata da realismo evangelico. La condivisione deve corrispondere alle necessità concrete dell’altro, non a liberarmi del mio superfluo. Anche qui ci vuole discernimento, sotto la guida dello Spirito Santo, per riconoscere le vere esigenze dei fratelli e non le nostre aspirazioni. Ciò di cui hanno urgente bisogno è la nostra umanità. Non dimentichiamo: “Siamo stati chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso loro” (Evangelii gaudium, 198)».

Nella lettera di Papa Francesco ci sono anche riferimenti al 60° dell’Enciclica Pacem in terris  di Papa Giovanni XXIII e al 150° anniversario della morte di S. Teresa di Gesù Bambino.

Si sottolinea che è possibile chiedere alla Caritas diocesana un supporto per eventuali riflessioni o testimonianze nell’Eucaristia di domenica 19 scrivendo a caritasdiocesanadinoto@gmail.com entro e non oltre domenica 12 novembre in maniera da consentire l’organizzazione delle presenze.

Fraterni saluti!

L’Equipe della Caritas diocesana


In allegato, da scaricare, la lettera in .pdf del direttore Sammito con suggerimenti e attività per le parrocchie, in occasione della VII Giornata mondiale dei poveri.

Qui una segnalazione delle attività predisposte, per la settimana che introduce alla Gmp, a cura del Vicariato di Avola


GMG 2023: IL VESCOVO RUMEO PELLEGRINO CON I GIOVANI A LISBONA

La lettera del nostro Pastore: «Anche noi, come la Vergine Maria partiamo alla volta di Lisbona per confermare ed essere confermati nella fede»

Il Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, ha inviato ai giovani della Diocesi, in partenza per la GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) – Lisbona 2023, un messaggio nel quale saluta il nutrito gruppo (114 partecipanti) che dall’1 al 6 agosto, vivrà questo importante evento di Chiesa, occasione di crescita nella fraternità e nella comunione, nel segno della fede.

Carissimi giovani, siamo pronti a partire per vivere in Portogallo questa nuova esperienza ecclesiale – scrive mons. Rumeo – in comunione con i giovani provenienti da ogni parte del mondo. Abbiamo accolto l’invito di Papa Francesco e ora ci muoviamo per iniziare il nostro pellegrinaggio della fede.

Il Presule netino auspica che la GMG possa essere uno stimolo a vivere la fede con molta semplicità perché il Vangelo è dei piccoli, dei semplici e degli umili” e parlando direttamente al cuore dei giovani, aggiunge:

Abbiamo bisogno di voi, perché siete importanti non solo per le nostre comunità ma per la nostra stessa vita, per la nostra giornata terrena. Insieme dobbiamo tornare a dire il Vangelo a tutti presentando la testimonianza di Maria che ha affrontato le fatiche di un lungo viaggio per amare e servire: questo è il vangelo di Gesù.

La partenza del gruppo della Diocesi di Noto per il Portogallo, sarà preceduta da una celebrazione, il prossimo 20 luglio 2023, presso la parrocchia del SS. Crocifisso in Rosolini, nella quale il Vescovo darà il “mandato missionario” ai giovani in partenza, con la consegna del “kit del pellegrino”.

Alessandro Paolino
Direttore UDCS


AVVENTO 22 – UN’ATTESA #maisenzalaltro

Carissimi,

in questo Avvento di fraternità risuonano ancora forti le parole pronunciate da Papa Francesco in occasione del Giornata mondiale dei poveri, lo scorso 13 novembre: «Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la Sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza».

“Spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle”: ecco come vogliamo vivere questo tempo di Avvento, momento di attesa vigile e premurosa, di preparazione, di accoglienza, di attenzione e condivisione.
Per quest’anno abbiamo pensato a semplici spunti che si collocano nel generale cammino sinodale di Chiesa che stiamo già vivendo. Attraverso queste quattro azioni, quotidiane e feriali, vogliamo dire, insieme: “Mai senza l’altro”, riprendendo il titolo di un testo del gesuita Michel De Certeau, andando a indagare  la dimensione essenziale del riscoprirsi fratelli. Nella prefazione del libro, Enzo Bianchi scrive: «La sofferenza e la fatica della ricerca dell’unione nella differenza permangono, ma la tragedia incombe sull’uomo soltanto quando rinuncia all’altro e se ne separa. Gli altri non sono l’inferno: sono la nostra beatitudine su questa terra».

Le quattro azioni che ogni comunità potrà poi declinare, affidando ciascun gesto alla creatività, sono:

  • il silenzio e la moderazione. Riscoprire l’essenzialità, prendersi maggior tempo per rivolgere lo sguardo a ciò che più conta e in particolar modo alle relazioni, non solo quelle umane, più vicine;
  • recuperare  la bellezza dei rapporti con gli altri  e l’essenzialità della tavola: luogo che raccoglie, riunisce e raduna. Si invitino quindi le famiglie a pregare insieme prima dei pasti, a porre maggiore sensibilità e attenzione a questo momento della giornata, quale spazio in cui guardarsi, aprirsi, ascoltarsi, raccontarsi, ri-trovarsi;
  • ri-scoprire il valore della visita agli affetti più cari (pensiamo ai nonni, in particolar modo, ma anche agli amici dai quali la frenesia delle troppe cose da fare ci tiene lontani e a coloro che fanno più fatica e vivono nella solitudine, affinché  nessuno venga più lasciato indietro e da solo.
  • aprire spazi di condivisione  nei pranzi e nelle cene delle Feste, a cui l’Avvento ci prepara. Aprire le porte della propria casa, aggiungere – come dice una vecchia canzone – un posto a tavola, è come aprire all’altro  gli spazi della propria vita, della propria famiglia, della propria casa, per dare concretezza all’accoglienza di coloro che altrimenti rimarrebbero soli.

Eccoli: questi quattro  piccoli passi che potranno far crescere l’uomo e le nostre comunità credenti, anzi l’uomo nelle nostre comunità.
Anche per questo, sarebbe bello poi condividere queste quattro semplici, rivoluzionarie, azioni attraverso l’invio di foto, video, audio che raccontino come sono stati vissuti.
Questi materiali diventeranno così la cornice narrativa di una Chiesa che ancora oggi si sente visitata dal dono del Natale: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5).

LA VI GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Così la Caritas si impegna sia nel contrasto alla povertà, sia nella creazione di una rete di relazioni fra le comunità

VI Giornata Mondiale dei Poveri

La solidarietà, per come la concepiamo noi di Caritas, è condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà”.

Oggi 13 novembre è la VI Giornata Mondiale dei Poveri, una “sana provocazione” come dice Papa Francesco: “per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente”.

A partire dalla tragica attualità del conflitto in Ucraina, il Santo Padre nel suo messaggio individua due tipi di povertà:

  • la povertà che uccide, figlia dell’ingiustizia dello sfruttamento, della violenza, della distribuzione ingiusta delle risorse. È una povertà imposta dalla “cultura dello scarto” e non lascia scampo;
  • la povertà che libera, risiede invece nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri, così che nessuno sia abbandonato o lasciato solo.

Nel discorso del papa le due povertà sono caratterizzate da alcune parole chiave: l’ingiustizia, per la povertà che uccide. L’amore per quella che libera, capace attraverso l’incontro con l’altro di creare relazione.

Ma cosa fa la Caritas? Come si relaziona alla povertà?
Noi di Caritas abbracciamo la povertà che libera. Una carità che parte dall’amore che san Paolo chiama Caritas, quell’amore disinteressato che è l’amore di Dio. E attraverso l’amore creiamo relazioni: sia con le persone sofferenti che hanno bisogno di un aiuto diretto. Sia con le comunità.
La nostra azione si basa su 3 verbi “relazionali” capaci di creare legami: ascoltare, osservare, discernere.

Cosa facciamo in Italia e nel mondo?
Accompagniamo le chiese locali nell’animazione delle comunità alla carità e come segni di vicinanza concreta realizziamo progetti di sviluppo o in risposta alle emergenze. Le nostre progettazioni non vogliono essere solo per i poveri, ma con i poveri, dei poveri inserite in una visione capace di unire le comunità.