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MONSIGNOR GIURDANELLA È VESCOVO DI MAZARA DEL VALLO

Dal 2010 don Angelo ha servito la Chiesa di Noto in qualità di vicario generale e direttore della Caritas

SUA ECCELLENZA MONS. ANGELO GIURDANELLA
Ieri sera, 4 ottobre, festa di San Francesco di Assisi, durante una solenne celebrazione nella Basilica Cattedrale di San Nicolò in Noto, don Angelo Giurdanella, già vicario generale della diocesi di Noto, è stato ordinato vescovo per l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione del vescovo monsignor Antonio Staglianò, amministratore apostolico della Chiesa netina.
Presenti al rito di Ordinazione il cardinale Paolo Romeo, quasi tutti i vescovi di Sicilia e altri presuli, tra i quali il vescovo africano della diocesi gemella di Butembo-beni (Repubblica democratica del Congo), monsignor Sikuli Melchidesech.
Una grande emozione, visibile sul volto del novello vescovo che dal 2010 ha servito con generosità la Chiesa di Noto in qualità di vicario generale.
Gioia per i fedeli della diocesi netina che da sempre ne hanno apprezzato le alte qualità umane e lo spessore spirituale; gioia per i fedeli di Mazara del Vallo, accorsi numerosi al rito di Ordinazione e che il prossimo 15 ottobre accoglieranno monsignor Giurdanella, nel suo ingresso nella diocesi mazarese.

La diocesi di Noto esprime sincera riconoscenza a don Angelo per gli anni del suo ministero
in questa porzione di Chiesa e assicura preghiere per il novello presule, affinché sostenuto dalla forza dello Spirito Santo possa essere pastore secondo il cuore di Dio, guidando con spirito di servizio e di fedele dedizione il gregge della Chiesa mazarese.
Auguri e buon servizio, Eccellenza!

IL NOSTRO SOSTEGNO IN UCRAINA

L'impegno della Caritas a sostegno della popolazione sconvolta dalla follia della guerra

In questi giorni di grande difficoltà a livello internazionale la Caritas continua il suo impegno attraverso la Rete di aiuto e le parrocchie a livello diocesano a cui ci si può rivolgere per qualunque tipo di bisogno e richiesta.
Guardando alla crisi in Ucraina di seguito rimandiamo all’ultimo comunicato stampa di Caritas Italiana che aggiorna sulla situazione e su ciò che si può fare. Si rimane in attesa anche di ulteriori indicazioni per un aiuto coordinato e garantito dalla stessa Caritas nazionale dei quali verranno comunicati gli sviluppi.
In Ucraina la situazione è sempre più grave con la capitale Kiev sotto assedio, si temono sempre più vittime civili e il rischio di una catastrofe umanitaria. Sono già centinaia di migliaia sfollati e rifugiati nei Paesi limitrofi.

Dare aiuto, ascolto e sostegno

In questo quadro è sempre più difficile l’opera di soccorso della Caritas in Ucraina che moltiplica gli sforzi per far fronte ai bisogni immediati, ma anche per dare ascolto e sostegno psicologico alla popolazione sconvolta dalla follia della guerra. Gli operatori stanno cercando di mantenere in attività tutta la rete dei centri polivalenti che sono stati attrezzati per aiutare i tanti sfollati di questa lunga crisi che ha coinvolto il paese. Attraverso questi centri e altre strutture che man mano si rendono disponibili, si stanno distribuendo generi alimentari, prodotti per l’igiene, acqua potabile, e prodotti per il riscaldamento, si sta fornendo assistenza sanitaria, supporto psicologico, assistenza alle persone anziane rimaste sole ed accoglienza. Operatori e volontari sono mobilitati per trasportare le persone più vulnerabili in zone più sicure. Da segnalare anche la presenza di personale sanitario che negli anni si è specializzato nell’assistenza delle persone traumatizzate dalla guerra che risulta quanto mai preziosa in questo frangente.
Particolare attenzione è rivolta ai minori, in parte alloggiati presso 22 case-famiglia, ma soprattutto ai tanti bambini ospitati negli orfanotrofi pubblici. La Caritas ha messo a disposizione nella parte più occidentale del paese 5 strutture di accoglienza dove assistere questi bambini.
La solidarietà si è estesa anche nei paesi limitrofi dove si stanno riversando i profughi. Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa, passando soprattutto attraverso la Polonia.

Le Caritas Polonia, Moldova e Romania sono in prima fila nell’organizzazione dell’accoglienza e chiedono un aiuto per far fronte a tale emergenza. In Moldavia la Caritas ha aperto tre centri (Chisinau, Palanca e Ocnita) per 500 posti letto, mentre in Polonia la rete delle Caritas diocesane ha messo a disposizione altri 2500 posti letto. Stanno inoltre mobilitando volontari per stare vicino alle famiglie che saranno accolte nei centri predisposti dalle autorità locali. Vicinanza e solidarietà sono state espresse anche a quanti sono dovuti scappare in Russia, nella regione di Rostov, che negli anni hanno ricevuto il sostegno della Caritas diocesana locale e di Caritas Italiana.
Registriamo infine una grande mobilitazione solidale in tutta Europa, con iniziative per la pace e di prossimità alle comunità di ucraini/e che vivono in Italia e negli altri paesi europei. In Italia molte ucraine impregnate in servizi di cura nelle nostre famiglie esprimono preoccupazione per la sorte dei loro familiari. Sono 230 mila gli ucraini che vivono stabilmente nel nostro paese, l’80 per cento sono donne che lavorano nei servizi di assistenza e cura.

Caritas Italiana è infatti in costante collegamento con le Caritas in Ucraina, in coordinamento con Caritas Europa e Caritas Internationalis e resta accanto alla popolazione, confermandosi una presenza instancabile nell’emergenza, con una costante attenzione alle persone. Inoltre, a fianco e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti, si adopera per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra. Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa: l’intera rete delle Caritas diocesane su tutto il territorio nazionale sostiene le azioni necessarie per rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione in sofferenza o in fuga e a contribuire all’accoglienza di quanti arriveranno in Italia.

Come donare

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario (causale “Europa/Ucraina”) tramite:

• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

 

Noto, 28/02/2022

Il direttore Don Angelo Giurdanella

Mons. Guccione nella casa del Padre

La Caritas diocesana di Noto si unisce alla gratitudine dell’intera comunità diocesana e di tanti amici per Mons. Francesco Guccione, oggi entrato nella gloria del Padre e per tutti riflesso del Suo cuore grande. L’abbiamo avuto come primo direttore, ma anche dopo è rimasto nostro riferimento: più volte ci siamo confrontati con lui, abbiamo celebrato con lui l’eucaristia, gli abbiamo chiesto momenti di lectio divina. Abbiamo da lui appreso, e lo vogliamo sempre custodire, che tutto parte da Dio e a Dio deve ritornare: Dio ascoltato nella Parola, Dio incontrato nel poveri, Dio ritrovato nella Chiesa e nel cammino della vita di tutti, Dio che a noi si dona nell’eucaristia radunandoci e inviandoci perché il mondo sappia quanto Dio ci ama. Sempre e solo – ci diceva e diceva a molti – come strumenti nelle sue mani. Con mitezza e dolcezza. Con profondità e concretezza. Con gioia. Con una particolare attenzione alla famiglia, alla scuola, alla parrocchia, dove è importante che tutti possano sperimentare la vicinanza del Signore. La sua parola è stata particolarmente accolta da tanti giovani, che ne coglievano il timbro evangelico dato dalla trasparenza e autenticità del cuore. Con Mons. Guccione vogliamo continuare a camminare sulle vie del Vangelo, nella comunione dei santi chiediamo la sua intercessione per la nostra Chiesa e per ogni servizio educativo e pastorale. Per far fiorire umanità e santità, radicata nel battesimo e vissuta sinodalmente, camminando insieme con franchezza e lealtà.

Nota sui fatti all’hotspot di Pozzallo

 

Il fatto increscioso accaduto ieri a Pozzallo non ci lascia indifferenti, soprattutto in
riferimento ai tanti pozzallesi di cui conosciamo il cuore e la sensibilità. Oggi questo
cuore è stato tradito da pochi delinquenti che hanno appicato il fuoco all’hotspot,
simbolo di una prima accoglienza della nostra terra di Sicilia e della nostra diocesi di
Noto. Condanniamo senza appello ogni atto di violenza che non solo non risolve i
problemi ma complica il lungo e impegnativo percorso di integrazione.
Tuttavia esprimiamo totale disaccordo con quanti pretendono di leggere il fatto in
maniera ideologica scatenando odio e razzismo che da sempre rappresenta una colla
velenosa per la società civile.
Noi siamo per il partito dell’uomo e ci schieriamo sempre a favore dei più deboli e
questa sarà l’unica tessera di appartenenza ricevuta da Gesù Cristo, il Dio fatto
Uomo.
Il nostro impegno come diocesi, a costruire una società più fraterna, dove l’altro
venga percepito come risorsa e non come pericolo sarà ancore più forte e contiamo
sulla disponibilità della comunità di Pozzallo che porta avanti con dignità e
responsabilità l’eredità lasciata da Giorgio La Pira quale uomo che ha investito tutto
se stesso sull’incontro delle culture.
Noto, 19/07/2021

Direttore Migrantes
Diocesi di Noto
Don Paolo Catinello

Comunicato n.04 | 27 febbraio 2020 Caritas Italiana

SIRIA: TACCIA IL FRASTUONO DELLE ARMI

La Caritas si unisce all’appello del Papa e prosegue l’impegno accanto alla popolazione locale grazie alla Campagna Emergenza Siria-amata e martoriata.

Continua senza tregua la guerra soprattutto nella parte nord-occidentale della Siria con attacchi indiscriminati che colpiscono la popolazione civile e persino scuole e ospedali. Centinaia le vittime registrate da gennaio – tra cui molte donne e bambini – che si aggiungono alle oltre 500.000 provocate dai 9 anni di guerra che hanno devastato il paese. Le violenze stanno ulteriormente aggravando la crisi umanitaria, con 900.000 nuovi sfollati che da dicembre 2019 hanno lasciato le proprie case in cerca di rifugio. Per molti di loro, che erano già stati costretti a fuggire in passato, si rinnova la triste esperienza dell’esodo. Le condizioni della popolazione sono aggravate dall’inverno e dalla carenza di servizi essenziali, in un’area devastata dalla guerra dove già prima delle recenti violenze circa 1,9 milioni di persone necessitavano di assistenza umanitaria. Un forte, ennesimo appello “agli attori coinvolti e alla comunità internazionale” è
venuto domenica scorsa da Papa Francesco “perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi”. Caritas Italiana da anni impegnata nel paese in aiuto alla popolazione, si unisce ancora una volta all’appello del Papa affinché cessino immediatamente le ostilità e si garantisca protezione e assistenza alla popolazione civile. Proseguendo inoltre nel sostegno ai più vulnerabili in tutto il paese con la fornitura di assistenza sanitaria, alloggi e beni di prima necessità, Caritas Italiana rilancia la Campagna Emergenza Siria – Amata e martoriata, in sinergia con i media cattolici TV2000, Avvenire e Radio InBlu – costantemente attenti agli scenari di crisi internazionali e alle ricadute sui più deboli – e con Banca Etica, che da sempre rifiuta
di fare profitti con il business delle armi.

13 Gennaio 2017. I° Incontro unitario con don Luigi Maria Epicoco

 Un lunghissimo applauso ha espresso il consenso delle centinaia di operatori pastorali che affollavano l’ampio Oratorio ‘San Domenico Savio’ di Rosolini per l’incontro unitario della diocesi di Noto sul tema “Amore sponsale che genera relazione: la profezia del Vangelo nella città degli uomini” alla fine della relazione di don Luigi Epicoco, parroco della parrocchia universitaria dell’Aquila e docente di filosofia. “L’amore è una scienza pratica – ha detto fin dall’inizio commentando il capitolo 13 della lettera ai Corinti – e San Paolo scrive per aiutare a viverlo, Occorre non confondere i discorsi sulle cose con le cose”. 
E ha ricordato il rischio di allora come di oggi: avere carismi, doni, e viverli in modo autoreferenziale, viverli nella faziosità. Chiarendo che i carismi si “hanno”, la carità riguarda il modo di usarli: si diventa santi non per i doni che si hanno ma per come si esercita ciò che si ha. 
Doni, ma anche situazioni che non si scelgono, come una malattia grave. Come si esercita (un dono, il rapporto con una situazione non scelta) e non tanto come si “sopporta”. Chiarendo che la croce – a differenza di come troppo spesso ancora si dice – non è sopportazione dei mali della vita, ma dono che va fino in fondo. 
Ancora: la carità per essere vera deve essere sostanza e forma, senza separazione. Questo fa la qualità dell’amore, che trova la sua misura piena in Gesù Crocifisso, ovvero in Gesù che ama fino a dare la vita. 
Ulteriore passaggio: cosa vuole dire l’invito di papa Francesco ad andare nelle periferie? Per don Epicoco significa ancora una volta un amore vero, un amore con cui non si mette al centro se stessi, un amore grazie al quale ci si fa “periferia” per lasciare che sia l’altro al centro. “Il faraone – ha continuato – da questo punto di vista è dentro di noi, mentre gli altri sono la nostra terra promessa. E Dio ha dato in mano a me il pane per il fratello, come io, che posso assolvere, ho però bisogno di una altro prete per essere assolto. Un tessuto di relazione, in cui abbiamo bisogno gli uni degli altri… questo è la Chiesa e questo resta anche al di là dei suoi limiti e delle sue contraddizioni”. Non secondarie le conseguenze. Prima della collaborazione ci vuole la comunione! E a questo punto è passato a quelle che ha chiamato le “istruzioni d’uso” per un amore così. In primo luogo la pazienza, diversa dalla tolleranza, che conserva un senso di superiorità: la pazienza come attenzione all’altro non riducendolo alle nostre aspettative. 
In secondo luogo la vigilanza sull’invidia, non tanto sul sentirla, ma sull’acconsentire a questa passione triste per il bene degli altri, che facilmente si accompagna alla vanagloria, al dire continuamente “io ho fatto”. E quindi il rispetto, ovvero evitare lo sguardo di giudizio. 
Ancora: “La vera carità non cerca il proprio interesse, non propaga il male con il pettegolezzo, tutto sopporta ovvero ama malgrado tutto; il resto non è amore ma imitazione del demonio”. 
Dopo l’intensa relazione ci si è divisi in gruppi di confronto e sono emerse belle risonanze e intuizioni come l’esigenza di essere meno autoreferenziali tra le parrocchie, di accogliere le culture altre che sono in mezzo a noi, di stare più attenti allo sguardo, di curare il dettaglio (“La vera carità – aveva detto don Epicoco – non è astratta e generale, è sempre attenta a ognuno e cura il dettaglio”), a risvegliare attenzione in parrocchia e sperimentare forme di reti familiari come accaduto con il progetto della Caritas “Rifugiato a casa mia”. 
Concludendo, il vescovo mons. Antonio Stagliano, dopo aver espresso il sentito grazie di tutti e l’impegno a riprendere non solo la relazione, ma anche le indicazioni del sussidio unitario della diocesi che dà molti suggerimenti per un amore vero, ha sottolineato come ognuno deve partire da se stesso, come bisogna essere attenti ad una carità che si riduce a strumentale uso del povero, come sia importante che ogni messa continui nella vita attraverso un impegno che sia di tutta la comunità perché nell’eucaristia si diventa corpo di Cristo. 
Don Epicoco, da parte sua, aveva ricordato come l’amore resta: tutto passa, ma il motivo e il fine più profondo di quanto facciamo, se lo facciamo con amore, mai passerà.
 
 
 
 
 
 

Concluse le manifestazioni Lapiriane in occasione del 113° anniversario della nascita di Giorgio La Pira

 Giorgio La Pira torni ad essere presente tra noi come stella capace di ispirare oggi modelli di servizio, perché gli essere umani possano vivere nella pace, nell’armonia, nel progresso, nell’amore”. Con queste parole pronunciate dal nostro vescovo Antonio nell’omelia tenuta nel corso della Celebrazione Eucaristica, si è chiuso, lunedì scorso, 9 gennaio, il convegno per il 113°Anniversario della Nascita di Giorgio La Pira. Prendendo spunto dalla Parola di Dio appena proclamata – Eb 1,1-6; Mc 1, 14-20 – il Vescovo ha affermato che per La Pira l’amore per il prossimo non è stato solo “una riflessione, ma un vissuto. Perché La Pira  non si limita ad amministrare la Città restando nei suoi uffici, ma va per le vie di Firenze per incontrare i poveri”. “Perché, allora -ha proseguito Staglianò- non rendere visibile che il vissuto di amore per la politica ha delle sue radici cristiane?”. Uno stile che può nascere soltanto da un cattolicesimo non convenzionale, ma vissuto. “Il cattolicesimo convenzionale, ha chiarito il Vescovo, è sempre meno cristiano, anche perché è sordo ai suggerimenti della coscienza”. Citando Tommaso Moro, un altro uomo politico, come  La Pira, canonizzato come martire da Pio XI nel 1935, Mons. Staglianò ha messo in evidenza come sia importante, anche in politica, farsi guidare dalla coscienza. Tommaso Moro , rispondendo alla sua coscienza, rifiutò, infatti, di firmare l’atto di supremazia ecclesiastica pretesa di Enrico VIII a proposito del divorzio da Caterina d’Aragona. Entrato in conflitto con il sovrano, subì la pena capitale. Per Tommaso Moro non era un cattolicesimo convenzionale la risposta alle pretese del sovrano, ma la sua coscienza. Quella coscienza, ha concluso Mons. Staglianò, “che deve orientare la buona politica per un migliore servizio alla persona umana”. Che La Pira, ha pregato il Vescovo, “possa essere la stella che ci insegna la via dell’amore fino a impegnare la nostra vita, fino a morire per l’altro”.  Il convegnoiniziato sabato scorso, 7 gennaio, si è concluso, ha detto Don Salvatore Cerruto, Vicario Episcopale per la pastorale sociale, lasciando un segno incoraggiante: l’istituzione di un Forum permanete sull’alimentazione, che ha ottenuto il plauso e l’incoraggiamento da parte del Vescovo. Durante lo svolgimento dei lavori del convegno, dedicato quest’anno al tema sulla “Cura della Casa Comune: alimentazione e ambiente per integrare i popoli e sostenere crescita e sviluppo di pace”, Don Cerruto ha sottolineato come Giorgio La Pira, nel corso della sua vita, pose l’attenzione su tematiche importanti attorno alle quali riuscì a coinvolgere molte Nazioni per arrivare ad una soluzione comune per il bene di ciascun individuo. “Negli scorsi anni – ha spiegato Don Cerruto – è stata posta l’attenzione sulle tematiche della pace e del lavoro; quest’anno, invece, abbiamo voluto rivolgere l’attenzione verso l’ambiente, basandoci su quanto riportato nell’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. Giorgio La Pira, nel corso del Convegno delle Città Unite svoltosi a Sofia nel 1972, parlò dell’emergenza ambientale come problema di cui l’umanità si doveva occupare per assicurarsi il proprio futuro. Negli anni ’50 La Pira portò avanti una battaglia per il disarmo nucleare e per scongiurare il rischio della guerra atomica. Papa Francesco, nella ‘Laudato sì’, non ha timore nel presentare i rischi legati al deterioramento dell’ambiente e sottolinea come la Casa Comune debba essere custodita da tutti gli uomini.

8 Gennaio 2017. 50° Anniversario di Sacerdozio di don Umberto Bonincontro

“Ti siamo grati per tutti quei gesti di carità operosa che con intelligenza, capacità comunicativa e organizzativa hai saputo mettere in atto in cinquanta anni di servizio nella comunità a te affidata per edificare una chiesa missionaria”. Con queste parole del nostro Vescovo Antonio si sono conclusi i festeggiamenti per i 50 anni ininterrotti di Ministero Pastorale (1967-2017) di Don Umberto Bonincontro al SS. Salvatore di Modica. Una “festa di famiglia”, come è stata definita dal comitato organizzatore, che in quattro giorni ha visto due momenti di riflessione sul ministero pastorale – Don Mario Gugliotta, Don Ignazio Petriglieri- una veglia di preghiera animata da P. Vittorio Bonfanti , missionario dei Padri Bianchi e un Concerto del Coro polifonico “Claudio Monteverdi” diretto dal M° Orazio Baglieri, all’organo M° Giorgio Cannizzaro. La partecipata solenne celebrazione Eucaristia presieduta dal Vescovo domenica scorsa, 8 gennaio, alla presenza delle autorità civili e militari, ha rappresentato il momento centrale per la comunità parrocchiale e per i tanti amici, provenienti da ogni parte della Diocesi, per manifestare l’affetto, la stima e la gratitudine a Don Umberto per il suo lungo e fecondo servizio pastorale. In un servizio così lungo e intenso, ha detto il nostro Vescovo, il pentimento per i possibili sbagli e per gli inevitabili errori umani, va a braccetto con la gratitudine per il tanto bene seminato. Un impegno iniziato, ha sottolineato  Mons. Staglianò, all’indomani del Concilio Vaticano II che continua, con lo stesso entusiasmo, ancora oggi. Facendo riferimento al teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer, protagonista della resistenza al nazismo, morto in un campo di concentramento, il Vescovo ha voluto esaltare la tenacia di Don Umberto che continua a spendersi per la sua comunità dopo ben cinquanta anni di fatiche. “Può darsi che domani abbia inizio l’ultimo giorno – scriveva Bonhoeffer – allora metteremo volentieri da parte il lavoro per un futuro migliore, ma non un attimo prima”. Dopo averlo ringraziato per “il modo di fare signorile”, il nostro Vescovo, rivolgendosi affettuosamente a Don Umberto, ha concluso dicendo “mi sentirei di chiederti di impegnare adesso la stessa creatività pastorale di quel tempo conciliare sulle novità organizzative delle parrocchie di oggi. Penso alle comunità di parrocchie e a quella comunione tra i presbiteri che sarà la condizione indispensabile per la nuova evangelizzazione del presente e del futuro”.

Il Vescovo: pastorale itinerante a Modica

Il nostro Vescovo sta già da diverso tempo insistendo sul rapporto tra la celebrazione dell’Eucaristia e gesti concreti di vicinanza, di solidarietà, di amicizia e di fraternità, in quel rapporto che chiede di vivere l’Eucaristia per le strade del mondo, inserito nella visione di “Chiesa in uscita”, tanto cara al Santo Padre Francesco. Mons. Staglianò, dovendo celebrare l’Eucaristia a Modica, in occasione del 50° anniversario di parrocato di don Umberto Bonincontro presso la Parrocchia del SS. Salvatore, ha voluto portarsi a Modica in notevole anticipo per far visita a delle persone anziane e ammalate, nella fattispecie al papà di don Ignazio Petriglieri, il sig. Vincenzo, e don Carmelo Lorefice, già parroco di San Pietro in Modica.
Il Vescovo ha molto apprezzato l’ironia del sig. Vincenzo che, tra l’ironico e il faceto gli ha anche dato suggerimenti e consigli pastorali per l’evangelizzazione in Modica, insieme alla sua dolce consorte che talvolta tentava di frenarlo nel parlare. Il presule ha avuto modo di elogiare il servizio che il figlio, don Ignazio, svolge in Diocesi.
Molto significativo è stato poi l’incontro con don Carmelo Lorefice. Giungendo lì, il Vescovo gli ha ricordato di come fu proprio lui il primo ad invitarlo, da giovane teologo e non ancora vescovo, a Modica per una tre giorni sulla Teologia trinitaria. I due si sono poi intrattenuti ricordando la figura di don Guglielmo Savarino, sacerdote intellettuale e simpatizzante rosminista. Don Carmelo ne ha elogiato la coerenza, l’onestà e la profondità di pensiero e di intelletto.
Il dialogo è stato molto sereno e bello, in cui si è riflettuto sull’importanza dello studio della Teologia e della Sacra Scrittura. Il Vescovo ha messo a conoscenza don Lorefice della propria intenzione di donare la sua biblioteca personale al Seminario vescovile. Occasione è stata per l’anziano sacerdote per rendere edotto quest’ultimo di aver già fatto questa scelta da diversi anni.
Dopo queste visite il Mons. Staglianò si è recato presso la Parrocchia del SS. Salvatore, dove ha presieduto la Celebrazione, insieme a parte del clero cittadino e moltissimi fedeli. Nella sua omelia ha messo in evidenza che “siamo cattolici per diventare cristiani e siamo cristiani per seguire Gesù nella sua umanità bella e buona di cui il padre si compiace, quella umanità – ha proseguito facendo eco alla Scrittura – che vive in amore corposo di gesti e opere di misericordia corporali”.
Il Vescovo ha ringraziato don Umberto per questi cinquant’anni anni di servizio e testimonianza cristiana, non solo ringraziandolo per l’evangelizzazione che ha svolto attraverso l’uso dei massmedia, in particolare della televisione, ma soprattutto per tanti gesti di carità operosa che ha saputo porre nel territorio di Modica.