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MI STA A CUORE: CURARE IL PRESENTE PER SOGNARE IL FUTURO

Otto giovani, ragazzi e ragazze di età compresa tra i 20 e i 30 anni, vivranno a Roma dal 15/02/24 al 14/02/25. Il bando a a fondo pagina

Si chiama “MI STA A CUORE | Curare il presente per sognare il futuro“, il progetto promosso da Caritas italiana in collaborazione con l’Azione cattolica italiana, ed è rivolto ai giovani che desiderano mettere a disposizione un anno della loro vita a servizio degli altri, all’interno di un’esperienza di vita comunitaria.
La proposta è indirizzata a giovani che si trovano in una fase di scelta rispetto al proprio percorso di vita, al mondo del lavoro e all’assunzione di responsabilità personali e sociali e che hanno maturato dentro di sé il desiderio di un’esperienza di servizio attenta al territorio e ai bisogni dei più fragili. La partecipazione a questo progetto è un’occasione per fermarsi e mettere a servizio testa, cuore e mani, sperimentando che «c’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35).

Si cercano quindi:

otto giovani, ragazzi e ragazze di età compresa tra i 20 e i 30 anni, che vivranno a Roma dal 15 febbraio 2024 al 14 febbraio 2025.

 

SEDI DEL PROGETTO: Uffici di Caritas Italiana, via Aurelia 796, Roma | Residenza e vita comunitaria, via Francesco Albergotti 75, Roma | Caritas diocesana di Roma

La scelta del tema deriva anche dall’invito di Papa Francesco a riscoprirsi “Fratelli tutti”, nella consapevolezza che siamo «viandanti fatti della stessa carne umana, figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni,
ciascuno con la propria voce» (FT 8).

STRUTTURA PROGETTUALE
Il progetto si articola secondo questi assi principali:
❖ formazione:
❖ struttura e funzionamento di Caritas italiana
❖ mondialità
❖ ecosostenibilità
❖ advocacy e giustizia sociale
❖ strumenti di progettazione a servizio della comunità e degli “ultimi”
❖ gestione dei conflitti e vita comunitaria (team building)
❖ orientamento al futuro
❖ fraternità
❖ altri eventuali argomenti proposti dai giovani

AZIONE/SERVIZIO: ATTIVITÀ PROPOSTE

  • inserimento negli uffici di Caritas Italiana
  • incontri specifici di formazione e di coordinamento
  • partecipazione alle attività organizzate da Caritas Italiana, Caritas Roma, Azione Cattolica e
    da altre associazioni/enti
  • iniziative specifiche in collaborazione con Azione Cattolica e altre realtà giovanili presenti
    sul territorio
  • vita comunitaria
  • esperienze di vita e confronto con realtà di servizio in diversi contesti interculturali.

CONTRIBUTO
Le spese di vitto ed alloggio sono a carico del progetto ed ai giovani selezionati verrà dato un rimborso mensile per le spese personali, a seguito della stipula di una borsa di studio con
Inecoop.

MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA
● Compilazione del form di Google al link https://forms.gle/LqE1XmtTRjvopYJp6
● Documentazione da caricare all’interno del form di google:
1. carta di identità in formato pdf
2. curriculum vitae in formato pdf
3. idea di progetto in formato pdf dalle seguenti caratteristiche:
● lunghezza: 1 pagina
● scelta di un tema specifico riguardante un aspetto della fraternità
● motivazione (cosa ti ha spinto a pensare a questo possibile progetto)
● finalità e obiettivi da raggiungere attraverso questo progetto
● azioni/attività da realizzare concretamente

📌 Scarica il bando | Scadenza presentazione domande: entro e non oltre il 15 Gennaio 2024 📌


I POVERI PROTAGONISTI DEL CAMMINO SINODALE. LA RELAZIONE DI SINTESI

"L'esperienza dell'incontro, della condivisione della vita e del servizio ai poveri e agli emarginati". Sono le proposte emerse nella prima sessione del Sinodo dei vescovi che si è tenuto a Roma dal 4 al 29 ottobre

Investire sulla conoscenza della dottrina sociale della Chiesa e rendere presente in “tutti i percorsi formativi offerti dalle comunità cristiane” (“in particolare per i candidati al ministero ordinato e alla vita consacrata”) “l’esperienza dell’incontro, della condivisione della vita e del servizio ai poveri e agli emarginati“. Sono due delle proposte emerse nella prima sessione del Sinodo dei vescovi che si è tenuto a Roma dal 4 al 29 ottobre e di cui è stata pubblicata la relazione di sintesi.

Il testo è strutturato in tre parti (“Il volto della Chiesa sinodale”, “Tutti discepoli, tutti missionari” e “Tessere legami, costruire comunità”) a loro volta suddivise in capitoli. Il quarto è dedicato ai “Poveri, protagonisti del cammino della Chiesa”.

L’Assemblea, si sottolinea nell’introduzione, “si è svolta mentre nel mondo infuriano vecchie e nuove guerre, con il dramma assurdo di innumerevoli vittime. Il grido dei poveri, di chi è costretto a migrare, di chi subisce violenza o soffre le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici è risuonato tra noi, non solo attraverso i mezzi di comunicazione, ma anche dalla voce di molti, personalmente coinvolti con le loro famiglie e i loro popoli in questi tragici eventi. Abbiamo portato tutti, in ogni momento, nel cuore e nella preghiera, chiedendoci in che modo le nostre Chiese possano favorire cammini di riconciliazione, di speranza, di giustizia e di pace”.

Il capitolo 4 va letto per intero: offre alle comunità i criteri per rimodulare il proprio atteggiamento in un’ottica di autentica promozione umana.

Di seguito una sintesi dei punti di convergenza.

A. Alla Chiesa i poveri chiedono amore. Per amore si intende rispetto, accoglienza e riconoscimento, senza i quali fornire cibo, denaro o servizi sociali rappresenta una forma di assistenza certamente importante, ma che non si fa pienamente carico della dignità della persona. Rispetto e riconoscimento sono strumenti potenti di attivazione delle capacità personali, in modo che ciascuno sia soggetto del proprio percorso di crescita e non oggetto dell’azione assistenziale di altri.

B. L’opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica: Gesù, povero e umile, ha fatto amicizia con i poveri, ha camminato con i poveri, ha condiviso la tavola con i poveri e ha denunciato le cause della povertà. Per la Chiesa l’opzione per i poveri e gli scartati è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. […]

C. Non c’è un solo genere di povertà. Tra i molti volti dei poveri vi sono quelli di tutti coloro che non hanno il necessario per condurre una vita dignitosa. Vi sono poi quelli di migranti e rifugiati; popoli indigeni, originari e afrodiscendenti; coloro che subiscono violenza e abuso, in particolare donne; persone con dipendenze; minoranze a cui viene sistematicamente negata una voce; anziani abbandonati; vittime del razzismo, dello sfruttamento e della tratta, in particolare minori; lavoratori sfruttati; esclusi economicamente e altri che vivono nelle periferie. I più vulnerabili tra i vulnerabili, a favore dei quali è necessaria una costante azione di advocacy, sono i bimbi nel grembo materno e le loro madri. L’Assemblea è consapevole del grido dei “nuovi poveri”, prodotti dalle guerre e dal terrorismo che martoriano molti Paesi in diversi continenti e condanna i sistemi politici ed economici corrotti che ne sono la causa.

D. A fianco delle molte forme di povertà materiale, il nostro mondo conosce anche quelle della povertà spirituale, intesa come mancanza del senso della vita. Una eccessiva preoccupazione per se stessi può condurre a vedere negli altri una minaccia e a rinchiudersi nell’individualismo. […]

E. Stare al fianco dei poveri significa impegnarsi con loro anche nella cura della nostra casa comune: il grido della terra e il grido dei poveri sono lo stesso grido. […]

F. L’impegno della Chiesa deve arrivare alle cause della povertà e dell’esclusione. Ciò comprende l’azione per tutelare i diritti di poveri ed esclusi, e può richiedere la denuncia pubblica delle ingiustizie, siano esse perpetrate da individui, governi, aziende o strutture della società. Per questo è fondamentale l’ascolto delle loro istanze e del loro punto di vista, in modo da prestare loro la voce, usando le loro parole.

G. I cristiani hanno il dovere di impegnarsi a partecipare attivamente alla costruzione del bene comune e alla difesa della dignità della vita, attingendo ispirazione alla dottrina sociale della Chiesa e operando in diverse forme (impegno nelle organizzazioni della società civile, nei sindacati, nei movimenti popolari, nell’associazionismo di base, nel campo della politica, ecc.). […]

H. Nei poveri la comunità cristiana incontra il volto e la carne di Cristo, che da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (cfr. 2Cor 8,9). È chiamata non solo a farsi loro prossima, ma a imparare da loro. […] La somiglianza della loro vita con quella del Signore rende i poveri annunciatori di una salvezza ricevuta in dono e testimoni della gioia del Vangelo.

Il documento elenca alcune importanti “questioni da affrontare” che richiedono un ulteriore approfondimento. La prima è imparare a

essere “Chiesa povera, con i poveri e per i poveri”, evitando il rischio di considerare i poveri in termini di “loro” e “noi”, come meri “oggetti” di carità della Chiesa.

Quanto alla denuncia profetica delle situazioni di ingiustizia e all’azione di pressione nei confronti dei decisori politici è necessario ad esempio “vigilare perché l’uso di fondi pubblici o privati da parte delle strutture della Chiesa non condizioni la libertà di parlare in nome delle esigenze del Vangelo”.

Un terzo punto riguarda l’azione nei campi dell’educazione, della sanità e dell’assistenza sociale: non vi devono essere discriminazioni o esclusioni e va evitato “uno stile impersonale di vivere la carità”. La Chiesa è chiamata a dare onestamente la sua testimonianza anche rispettando “le esigenze della giustizia nei confronti di coloro che lavorano nelle istituzioni ad essa collegate”.

Infine è richiesta attenzione a come si attuano lo scambio di doni e la condivisione delle risorse tra Chiese locali di diverse regioni. Si tratta di rapporti che favoriscono l’unità della Chiesa, ma la presenza di presbiteri “che vengono in aiuto alle Chiese povere di clero” non può essere “solo un rimedio funzionale” e gli aiuti economici non devono degenerare in assistenzialismo, ma promuovere un’autentica solidarietà evangelica ed essere “gestiti in modo trasparente e affidabile”.

Ora il frutto del lavoro dei padri e delle madri sinodali torna alle Chiese locali, chiamate alla riflessione, all’approfondimento e alla traduzione in pratica, in uno stile sinodale.

QUARESIMA DI CARITÀ 2023

La circolare firmata, a nome del direttivo, dal direttore della nostra Caritas Fabio Sammito

Ai Parroci e alle parrocchie
Alle comunità religiose
Alle rettorie
Alle associazioni e ai movimenti ecclesiali

 

Carissimi,
in questa Quaresima che è iniziata nella liturgia, nella vita e nella storia siamo in un tempo di emergenza su più fronti, sia nei nostri territori (povertà che aumentano) che nel mondo (guerra, fame, terremoto). Per questo è importante viverla come tempo in cui, nello sguardo alla Croce gloriosa di Cristo, si accresce il nostro impegno di discepoli del Signore Crocifisso e Risorto.

Ci ricorda Sant’Agostino che «il cristiano anche negli altri tempi dell’anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia, questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. […] La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire». (1 SERMO 2016, 1)

Nella nostra Chiesa, viviamo anche l’attesa per l’accoglienza del nuovo Vescovo Salvatore e l’invito alla sinodalità, che quest’anno – attorno alle domande dei “Cantieri di Betania” – ci chiede di discernere e di interrogarci anche sulle voci del villaggio e della strada. L’ascolto, nell’umiltà, diventa la chiave per camminare insieme nella compagnia degli uomini, dando voce e facendoci prossimi degli inascoltati che vivono le più diverse forme di povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione, detenzione.

Segno di quest’ascolto, allargato alle sofferenze del mondo, saranno le offerte che consegneremo dalle mani del Vescovo durante la Messa Crismale, frutto della Quaresima di carità. Saranno destinate ai cristiani del Libano, dove si è avviato un Progetto da parte della Comunità delle Beatitudini, seguito da un fratello e presbitero della Comunità del Santuario Madonna della Scala, Padre Josèph Karam.

Inoltre, il 26 marzo, V domenica di Quaresima, ci uniremo alla Colletta Nazionale per le popolazioni terremotate in Siria e Turchia (tra gli allegati da scaricare: la locandina da poter far girare per prepararla).
Caritas Italiana ha pensato quest’anno di preparare uno strumento con spunti di riflessione, per l’animazione comunitaria e per le liturgie che condivideremo durante questo tempo fino a Pasqua.

Fraterni saluti e buon cammino verso la Pasqua!

 

Noto, 26 febbraio 2023, prima domenica di Quaresima

 

Per il direttivo della Caritas diocesana Fabio Sammito


VOLERE VOLARE: TESSERE COMUNITÀ

Nella scorsa settimana il cantiere educativo Volere Volare di Ispica è stato coinvolto in un importante progetto: “tEssere 2023” di Kromato Edizioni che ha visto protagonisti indiscussi i bambini, i quali sono diventati dei veri e propri artisti cimentandosi nell’intreccio di fili per la realizzazione dell’arazzo “Tessere comunità”, lavorando al Tappeto di Perline e realizzando dei disegni che hanno formato poi un grande arazzo di carta dai molteplici colori.

Al progetto hanno partecipato anche le mamme e alcuni volontari del cantiere. Insieme al tessere fantasioso e originale dei fili e dei ricami è emersa tanta ricchezza data dalla creazione di legami e dalla condivisione di valori che ha permesso di diventare l’uno per l’altro grembo accogliente, famiglia ospitale, ognuno con la propria singolarità ma tutti accomunati da un solo sentire, quello di essere un’unica comunità che mette in circolo l’amore, proprio come un grande mosaico costituito da molteplici tessere ma capaci di formare tutte insieme un armonico motivo.
Un grazie speciale a tutte le mamme e ai volontari che hanno partecipato con entusiasmo a questa iniziativa comunitaria e un grazie particolare alla curatrice del progetto Evelina Barone, all’artista Jonida Xherri e a Maria Rita Mauroni che sono riuscite a coinvolgere tutti, dai più piccoli ai più grandi, alimentando i sogni e le speranze di ognuno, contribuendo a portare la bellezza in ogni sua forma nel mondo a partire proprio dalla nostra Ispica.

MONS. RUMEO CONSACRATO VESCOVO DI NOTO IL 18 MARZO. IL SUO MESSAGGIO AI GIOVANI

La celebrazione alle ore 10.30, nella Cattedrale di San Nicolò. Il suo invito ai ragazzi: "Coltiviamo insieme l’arte del sogno"

L’Amministratore Apostolico della diocesi di Noto, monsignor Antonio Staglianò, annuncia alla comunità diocesana che il Vescovo eletto di Noto, monsignor Salvatore Rumeo, in data
18 MARZO 2023 alle ore 10.30
riceverà la Consacrazione Episcopale, nella Basilica Cattedrale di San Nicolò in Noto da S.E. Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta.
“Preghiamo per il nostro Vescovo Salvatore – scrive Monsignor Staglianò – perché il Signore lo sostenga nei suoi propositi di bene e di servizio per la nostra amata Diocesi”.

E questo è il messaggio che Mons. Rumeo ha voluto inviare, il 2 gennaio, ai ragazzi e ai giovani della Chiesa di Noto:

Carissimi ragazzi e giovani
mi chiamo Salvatore, ho 56 anni e sono di Delia, un paese del centro Sicilia. Ho sempre vissuto a Caltanissetta e il Signore mi ha scelto come suo discepolo; infatti mi ha voluto sacerdote. Dal 22 dicembre 2022 Papa Francesco mi ha nominato pastore e guida della vostra Chiesa di Noto.
Ora anche mia!
Vi scrivo oggi, all’alba del nuovo anno, perché voi siete i veri custodi della vita e della pace e riuscite a conservare la capacità di stupire il mondo con la vostra gioia e spensieratezza.
Voi ragazzi siete la speranza del mondo e nei vostri occhi risplende la Luce del Bambino di Betlemme. Nei vostri sogni scorgiamo il volto di una Chiesa che accoglie con sentimenti materni e vive la gioia del Vangelo in semplicità di vita.
E voi giovanissimi e giovani «siete forti e con la forza della Parola di Dio avete vinto il maligno». Siete la speranza della Chiesa, perché sulla vostra strada, anche se avvolti da inquietudini e pericoli, siete sempre in ascolto del Maestro Divino, discreto e amorevole compagno di viaggio.
Coltiviamo insieme l’arte del sogno perché le nostre comunità diventino luoghi di incontro e spazi di condivisione.
Pregate per me! Perché il Signore mi dia la grazia e la forza di incontrare tutti voi e di incrociare i passi di chi si sente lontano da Lui o sconfitto dalla vita. Vi voglio bene!

QUALE ASCOLTO E QUALE POSTO PER I POVERI NELLE NOSTRE COMUNITÀ?

Incontro della delegazione regionale Caritas: programmazione e nomine

I direttori regionali Caritas

C’è un clima bello negli incontri regionali della Caritas, per la lunga tradizione di cercare insieme vie che aiutino una testimonianza credente e credibile del Vangelo ma anche di coltivare affetto fraterno. Giovedì 14 dicembre all’Oasi francescana di Pergusa, l’incontro della delegazione è iniziato con la preghiera comunitaria guidata dal segretario della Cesi, don Giuseppe Rabita, e quindi subito ci si è raccordati per essere insieme alla “tre giorni” di spiritualità ad Assisi promossa da Caritas italiana.

A dire l’attenzione alla “via del Vangelo”, una delle tre proposte da papa Francesco per i cinquant’anni di Caritas italiana. “Via del Vangelo” che diventa centralità della Parola nel servizio pedagogico delle nostre Caritas. E insieme la “via degli ultimi”, chiedendosi – con forti sollecitazioni del vescovo delegato, Mons. Giovanni Accolla – che posto hanno effettivamente i poveri nelle nostre comunità, quale ascolto diamo loro nel cammino sinodale, quale consapevolezza c’è della comune povertà che abbiamo sperimentato ultimamente nella pandemia e che ci aiuta ad accostarci agli ultimi restituendo, abbracciando, condividendo. E, quindi, la “via della creatività”, dei segni che interessano il territorio, dell’attenzione alla storia, della ricerca di un’economia diversa e di una comunicazione che abbia il tono della narrazione.

Su queste tre vie si lavorerà quest’anno, decidendo momenti comuni delle Caritas di Sicilia a febbraio (con la presenza del direttore nazionale), marzo, maggio, a cui si aggiunge ad aprile il convegno nazionale. Dopo la nomina da parte dei vescovi del delegato regionale nella persona di Giuseppe Paruzzo, della diocesi di Caltanissetta, si è votato per il vicedelegato ed è stato designato il direttore della nostra Caritas diocesana di Noto, Fabio Sammito.

Alcune nomine saranno definite in seguito, tra quelle già precisate c’è il nuovo referente per la mondialità, il diacono Girolamo Errante Parrino, della diocesi di Mazara del Vallo: un ambito in cui si prevede tra l’altro un gemellaggio con la Tunisia, che coinvolge anche la nostra diocesi che ha avviato contatti già qualche anno fa attraverso la partecipazione a una visita pastorale e la colletta della quaresima di due anni fa.

AVVENTO 22 – LA RACCOLTA CARITAS

L'invito alle comunità della Diocesi è di rivolgere la propria sensibilità al Convento di Santa Maria di Gesù dei Frati Minori di Ispica

Per la raccolta dell’Avvento di fraternità la nostra sensibilità sarà rivolta  al Convento di Santa Maria di Gesù dei Frati Minori di Ispica e al loro servizio a favore dei fratelli migranti che vengono a visitare il nostro territorio in cerca di aiuto e sostegno.

Come donare

Oltre alla raccolta domenicale nelle comunità parrocchiali, sarà possibile anche donare attraverso il conto corrente bancario presso Banca Agricola Popolare di Ragusa, intestato a Caritas Diocesana di Noto. Iban: IT22A0503684480CC0180032790 – Casuale: Raccolta Avvento di fraternità 2022.

 

Ecco, a proposito, una lettera dei Frati per capire, in profondità, la loro perseverante e accogliente azione quotidiana e la fede che la ispira.

Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?»”. (Lc 10,33-36).

  1. Con questa icona evangelica ci presentiamo come fraternità di evangelizzazione dei frati minori di Sicilia, in Ispica. Una casa per le Missioni e l’Evangelizzazione che in questi anni, guidata dallo Spirito Santo, ha saputo docilmente modellarsi e adattarsi a quella forma che il Vangelo ha ispirato giorno dopo giorno, volto dopo volto: incontrato, accolto, conosciuto e salutato. Esperienza ricca, faticosa ma sempre creativa nell’annuncio della buona notizia, unico movente che ci ha tenuti uniti alla voce di Colui che ci ha costituiti fraternità. Oggi rivolgiamo a tutti voi fratelli e sorelle della Chiesa di Noto la nostra piccola testimonianza.
  2. Sentiamo forte il passaggio epocale che la storia dell’umanità sta attraversando e che, in piccolo, sta coinvolgendo la nostra fraternità lasciandola sulla soglia di una identità che va definendosi. Due i pilastri sorreggono l’architrave della nostra fraternità segnata dal sangue del redentore, pilastri che restano saldi e chiari ad ogni fratello che qui vive: la solidità della vocazione ricevuta e la bellezza profetica della fraternità, con la porta aperta all’esterno dove il buon Pastore continua a bussare e a raggiungerci attraverso quelle pagine di vangelo che ogni fratello pellegrino nel mondo porta in sé.Frati Minori di Ispica - Incontri per l'integrazione
  3. Assistendo al continuo e tragico flusso migratorio nel nostro mare mediterraneo, avendo vissuto, anche noi, l’esperienza lunga e dolorosa della pandemia, testimoni di una storia che mostra segni di regressione, la nostra fraternità continua a porsi in ascolto per trovare la risposta all’azione dello Spirito che ci interpella attraverso il mandato che il Cristo Risorto rivolge ancora oggi nei nostri cuori. Ne troviamo attuazione nell’accoglienza degli uomini in cammino che abbiamo incontrato durante questi tre anni. Facciamo esperienza di evangelizzazione “ad extra” poiché il nostro carisma ci chiama a stare tra la gente e ad “intra” poiché gli ospiti in viaggio che vivono con noi nutrono il nostro cammino di sequela.
  4. L’icona evangelica del Buon Samaritano, come dicevo prima, è ispiratrice per la fraternità. Ci riconosciamo nella figura del malcapitato soccorso da uno straniero che “era in viaggio”. Abbiamo, concretamente, fatto esperienza dello straniero che si accosta e ci visita bussando alla nostra porta, portando con sé il Vangelo della salvezza. Davvero, ciascuno dei nostri ospiti è stato portatore di un Vangelo incarnato nelle vite dell’uomo. Ci siamo così accorti che il Vangelo ci è arrivato dentro casa, un Vangelo senza l’etichetta di “migrante”, un Vangelo che contempla l’uomo in viaggio nella sua totalità e che sempre lo riconosce come portatore di salvezza.
  5. L’armonizzazione dell’annuncio del Vangelo tra le mura del convento con l’accoglienza e l’annuncio in strada tra la gente ci ha immersi nella bellezza dell’essere minori e non detentori di un messaggio. Riconosciamo, infatti, come molto spesso questo messaggio di Salvezza ci anticipa e porta in sé quel seme della Parola di Vita che il Seminatore ha già seminato prima del nostro arrivo.  Così, Evangelizzati dai fratelli che ci hanno visitato, riscopriamo la fatica di abbandonare la logica del fare per riscoprire la modalità di un annuncio semplice ed essenziale, vissuto nella preghiera, nella minorità e nella fraternità tra la gente, e nel riscoprirci testimoni del Vangelo che ci ha inseriti nell’eccedenza della misericordia di Dio.

 

AVVENTO 22 – UN’ATTESA #maisenzalaltro

Carissimi,

in questo Avvento di fraternità risuonano ancora forti le parole pronunciate da Papa Francesco in occasione del Giornata mondiale dei poveri, lo scorso 13 novembre: «Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la Sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza».

“Spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle”: ecco come vogliamo vivere questo tempo di Avvento, momento di attesa vigile e premurosa, di preparazione, di accoglienza, di attenzione e condivisione.
Per quest’anno abbiamo pensato a semplici spunti che si collocano nel generale cammino sinodale di Chiesa che stiamo già vivendo. Attraverso queste quattro azioni, quotidiane e feriali, vogliamo dire, insieme: “Mai senza l’altro”, riprendendo il titolo di un testo del gesuita Michel De Certeau, andando a indagare  la dimensione essenziale del riscoprirsi fratelli. Nella prefazione del libro, Enzo Bianchi scrive: «La sofferenza e la fatica della ricerca dell’unione nella differenza permangono, ma la tragedia incombe sull’uomo soltanto quando rinuncia all’altro e se ne separa. Gli altri non sono l’inferno: sono la nostra beatitudine su questa terra».

Le quattro azioni che ogni comunità potrà poi declinare, affidando ciascun gesto alla creatività, sono:

  • il silenzio e la moderazione. Riscoprire l’essenzialità, prendersi maggior tempo per rivolgere lo sguardo a ciò che più conta e in particolar modo alle relazioni, non solo quelle umane, più vicine;
  • recuperare  la bellezza dei rapporti con gli altri  e l’essenzialità della tavola: luogo che raccoglie, riunisce e raduna. Si invitino quindi le famiglie a pregare insieme prima dei pasti, a porre maggiore sensibilità e attenzione a questo momento della giornata, quale spazio in cui guardarsi, aprirsi, ascoltarsi, raccontarsi, ri-trovarsi;
  • ri-scoprire il valore della visita agli affetti più cari (pensiamo ai nonni, in particolar modo, ma anche agli amici dai quali la frenesia delle troppe cose da fare ci tiene lontani e a coloro che fanno più fatica e vivono nella solitudine, affinché  nessuno venga più lasciato indietro e da solo.
  • aprire spazi di condivisione  nei pranzi e nelle cene delle Feste, a cui l’Avvento ci prepara. Aprire le porte della propria casa, aggiungere – come dice una vecchia canzone – un posto a tavola, è come aprire all’altro  gli spazi della propria vita, della propria famiglia, della propria casa, per dare concretezza all’accoglienza di coloro che altrimenti rimarrebbero soli.

Eccoli: questi quattro  piccoli passi che potranno far crescere l’uomo e le nostre comunità credenti, anzi l’uomo nelle nostre comunità.
Anche per questo, sarebbe bello poi condividere queste quattro semplici, rivoluzionarie, azioni attraverso l’invio di foto, video, audio che raccontino come sono stati vissuti.
Questi materiali diventeranno così la cornice narrativa di una Chiesa che ancora oggi si sente visitata dal dono del Natale: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5).